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 Filologia e filologicità 
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Località: pozzo della ignoranza
Intanto devo ringraziare Oddr per aver aperto questa discussione e per avermi ricordato l'opera di
De Saussure di cui qualcosina ( poco ) ho letto in gioventù
Poi vorrei contribuire con i miei due cent.:
Possiamo considerare indizi le impugnature degli archi nativi americani anche di epoca precolombiana sulle cui spesso si ritrovano resti di rivestimenti organici ?
Poi ,
poi sono sicuro che non la ritroverò ma ricordo una novella indo persiana in cui si parla delle astuzie di un "gentiluomo di ventura" per venire in possesso di un arco da portata e relative frecce e in cui si descrive la relativa corda come ornata "da due perline di vetro che definivano il punto di incocco ?

p.s.
ovviamente sto parlando di archi dedicati sopratutto alla caccia o ad attività particolari come il tiro di portata non di archi inpiegati in attivita' belliche in cui la durata dell'attrezzo era relativa e in cui le salmerie erano pronte a fornire rimpiazzi in caso di snervamento o di rotture.


07/09/2012, 16:21
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la discussione è interessante. Oddr ha fatto bene a ricordare l'origine e il significato corretto della parola "filologicità" che è stata adottata anche nel gergo dei rievocatori forse con un significato un po diverso ma ormai consolidato (nei miei articoli il termine è sempre virgolettato infatti).
ovviamente sia nell'articolo che in questa discussione mi riferivo al contesto europeo portando anche come esempi archi di altre tradizioni. come accennavo. il caso di archi compositi o tendinati è diverso e non pertinente in questo contesto.
personalmente l'idea che mi sono fatto è che da noi in Europa si è cominciato a rivestire l'impugnatura con pelle quando gli archi sono stati utilizzati da "signori" a scopo di diletto, sia per impreziosire in un certo senso l'oggetto ma soprattutto per "riguardo" degli utilizzatori che non erano abituati ad utilizzare gli attrezzi dai manici di legno di contadini, fabbri boscaioli ecc ecc . (il "Medioevo" era già finito) era questo concetto che cercavo di trasmettere con le immagini.
in tutta onestà se non avessi visto che gli archi si possono anche rivestire all'inizio della mia attività non mi sarebbe neanche venuta l'idea di un rivestimento.
ciao!


07/09/2012, 18:05
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quindi il filologo si preoccupa solo che il discorso in un certo senso "fili" .

nel senso filologico del termine il logo di Magin fila ma come ci siamo arrivati al discorso impugnatura? comunque guardate qua:

http://www.arcosophia.net/database/ARCO/Anno_2004/Arco_n2_2004/Articolo_Benini/Immagini/Foto_2.jpg

quelle non sono per caso impugnature su un volgare pezzo di acacia del nilo?

( francamente però detto tra noi l'arcotasso è meglio senza)


08/09/2012, 12:58
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
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Cita:
quelle non sono per caso impugnature su un volgare pezzo di acacia del nilo?

ciao Bac, se leggi con attenzione l'articolo c'è la spiegazione:

"Sei di questi archi sono di semplice legno non decorato mentre altri sei sono rivestiti al centro e alle estremità: tre di essi con una sottile foglia d’oro, gli altri tre con uno strato d’oro più spesso. Due di questi archi sono completamente ricoperti da un sottile strato d’oro, mentre a quattro di essi la foglia d’oro è stata applicata su di un fondo di gesso che circonda il legno."

sono archi dalla tomba di un faraone, non si tratta di rivestimenti di pelle o cuoio ma di impreziosimenti in oro su archi di legno non solo sull'impugnatura.

ciao!


09/09/2012, 7:36
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ciò che dici è tutto vero , ma a me interessava il concetto stesso di rivestimento dell'impugnatura quasi a voler rimarcare una funzione di questa parte cruciale dell'arco.

qual è l'origine della diatriba?

la documentabilità o la filologicità?

teoricamente io potrei costruire un arco con le rotelline e farlo passare per arco storico dato che in epoca romana (ad esempio) esisteva sia l'arco che la ruota quindi filologicamente sarebbe corretto
resta il fatto che non è documentabile una cosa del genere.
l'altro aspetto è dato dalla correttezza della gara, è palese che se faccio concorrere sullo stesso campo
longbow del 300 con compound del 2012 qualcuno sarà eliminato molto presto ;
da questo paradosso la domanda: che vantaggi può dare l'impugnatura in pelle?
su archetti vittoriani di 20 libbre sicuramente migliorano non di poco il grip vista l'esile struttura dell'arco, ma su un warbow da 100 e passa# sarebbe un inutile se non dannoso inspessimento .


09/09/2012, 9:57
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Cita:
teoricamente io potrei costruire un arco con le rotelline e farlo passare per arco storico dato che in epoca romana (ad esempio) esisteva sia l'arco che la ruota quindi filologicamente sarebbe corretto
resta il fatto che non è documentabile una cosa del genere.


teoricamente è possibile ma alquanto poco probabile. "filologico" non significa possibile pur se non documentato ma prova a rileggere quanto scritto da Oddr sopra:

Cita:
La risposta ci viene da uno dei primi filologi della storia, Ferdinand De Saussure con il concetto di “Tout se tient” “Tutto si mantiene, tutto è in coerenza”. Le evoluzioni linguistiche, le forme grammaticali e le parole ricostruite ecc. (elementi sempre marcati convenzionalmente con un asterisco *- all’inizio) devono formare un sistema coerente all’interno e all’esterno. Proprio questa coerenza, questa “probabilità inerente” diventa la prova logica che la ricostruzione è corretta, verosimile e attendibile, anche in assenza di elementi di prova “concreta” e documentale. Il sistema ricostruito deve portare senza troppi problemi alle forme attestate storicamente nei documenti e, per esempio, le etimologie devono essere in coerenza in sistemi linguistici affini e non stridere con le evoluzioni sociali storicamente attestate.
Questo metodo di ricostruzione basato su ipotesi plausibili e coerenti anche se non fattivamente provate ha dato buoni frutti anche in altri ambiti storici.


mi sembra chiaro.

Cita:
l'altro aspetto è dato dalla correttezza della gara, è palese che se faccio concorrere sullo stesso campo
longbow del 300 con compound del 2012 qualcuno sarà eliminato molto presto ;


dipende dal tipo di gara. un arco olimpico in una gara di precisione fornisce indubbiamente dei vantaggi ma se la gara è un tiro alla bandiera con limite di tempo (più frecce tirate in un cerchio di determinato raggio maggior punteggio) forse è meglio un arco semplice.

ciao!


09/09/2012, 10:48
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Località: Cernusco s. Nav. (MI)
Rimaniamo nell’ambito “impugnatura su archi tipo lungo bastone in contesto europeo” per cercare di analizzare la cosa, non tanto per la cosa in sé (mi rendo conto anche io della “trivialità” della questione), tanto per fare un esercizio di metodo.
Partiamo dal presupposto, sintetizzando alcuni contributi di questo thread, che non mi soddisfa (come penso non soddisfi molti di voi) la spiegazione del tipo: “gli arcieri medievali e preistorici non mettevano l’impugnatura sull’arco perché non avevano paura di farsi venire i calli sulle mani, a differenza di quei ‘rammolliti’ dei vittoriani”. Non penso che le centinaia di migliaia se non milioni di arcieri che si sono avvicendati sui campi di battaglia europei nel corso dei secoli fossero tutti affetti da questo tipo di “machismo”. Così la domanda continua a ronzarmi nella testa…

Cerco di instaurare un processo indiziario all’imputato, la signorina “Impugnatura sul lungo bastone” – sottolineiamo subito che stiamo parlando di ambito rievocativo, di ricostruzione storica; sgomberiamo quindi il campo da ogni orientamento “competitivo” della questione. Non stiamo parlando di come fare più punti con un arco replica, il discorso “sportivo” non interessa in questo caso. Nei regolamenti sportivi possiamo scrivere quello che vogliamo, essendo per natura degli elementi convenzionali. Quello che ci stiamo chiedendo è perché non esista prova documentale dell’esistenza di impugnature rivestite sugli archi preistorici o storici o nella loro iconografia in ambito europeo.

Elementi a discarico (a favore):
1. Facilità e rapidità di individuazione della posizione della mano sull’arco; questo comporta utilizzo, gioco-forza, un utilizzo più proficuo dell’arco stesso, perché l’arco viene sfruttato al meglio sia in termini di precisione (posizione costante della mano e, di conseguenza della freccia) che in termini di prestazione (posizione della mano sempre dove l’arco “lavora meglio”).
2. Maggior comfort di tiro: l’impugnatura riduce (in parte) gli effetti dello “scalcio” dell’arco sulla mano quando la corda viene rilasciata e la freccia è scoccata
3. Preservazione dell’arco dal sudore della mano; se, come avveniva, l’arciere passava ore e ore con l’arco in mano, il sudore del suo palmo poteva influire negativamente sulla manutenzione in efficienza del legno in corrispondenza dell’impugnatura, malgrado l’ingrassaggio cui veniva sottoposto il legno.
4. Economicità dell’applicazione: un pezzo di cuoio o di tessuto incollato sull’impugnatura dell’arco e poi fissato, non mi pare una spesa eccessiva, sia in termini economici che di tempo.

Articolando meglio l’elemento del punto 1., ho pensato anche io (come suggerito più sopra) di fare un raffronto con altri utensili con manico in legno, e allora ho fatto appello alle mie esperienze giovanili di manovale/carpentiere. In qualità di “studente che almeno mezza michetta voleva guadagnarsela” lavoravo “al paesello dolomitico” durante le vacanze e, tra l’altro, ho avuto l’onore di usare anche attrezzi appartenuti a mio nonno (minatore/falegname/fac-totum) e quindi risalenti ad anni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo (pare incredibile a dirsi ma è così).
La pala e l’accetta (dalle mie parti manèra) sono impugnate in diverse parti del manico, a seconda del lavoro che si deve fare. Così pure, per esempio il martello.
Ma per esempio il martello da geologi, per esempio, viene impugnato sempre in un punto e il manico è rivestito (al giorno d’oggi in gomma). Il martello normale no: ma anche questo utensile può venire impugnato più o meno vicino alla testa.
Quindi per certi attrezzi non ha senso avere un’impugnatura definita e rivestita perché non avrebbe senso, dato che l’impugnatura dell’attrezzo è “variabile”.
Per altri attrezzi invece sì. Mi viene in mente un altro utensile, il falcetto (manarìn, dalle mie parti), che ha un manico ben determinato e rivestito con una strisciolina di cuoio arrotolata lungo tutta l’impugnatura.
Però non ricordo di avere visto rivestimenti sulle impugnature delle falci che presuppongono un utilizzo con le mani piazzate sempre nella medesima posizione.
Quindi il raffronto con gli strumenti da lavoro, secondo me, anche se interessante e stimolante, ci pone più interrogativi di quanti ne risolva.

Elementi a carico (a sfavore)
1. Il raffronto con altri strumenti con manico in legno ci dice che questo veniva lasciato “intonso”; vedi quanto già esposto sopra.
2. L’arco come arma “deperibile” in brevissimo tempo, non abbisognava di miglioramenti o di “abbellimenti” come può essere un’impugnatura di cuoio. Questo è verissimo, ma allora perché gli archi della Mary Rose avevano dei puntali in osso/corno? Né dopo tutto mi sembra l’applicazione di un pezzo di cuoio un’attività che porta via troppo tempo (mi sembra che 5 minuti siano più che sufficienti). Se poi il mio arco si rompe, posso magari togliere il pezzo di cuoio e ri-appiccicarlo sul mio arco nuovo.
3. Se ammettiamo la verosimiglianza di questo “optional” sull’arco, allora perché non ammettere l’esistenza di altre caratteristiche per le quali si disponeva già della tecnologia necessaria. Qui il riferimento è all’ipotesi di un compound di legno primordiale, dato che si conosceva già la carrucola. Ora mi sembra che il concetto sia estremizzato. Avere una conoscenza tecnologica non vuole dire necessariamente avere avuto il tempo per sperimentare tutte le potenzialità di questa tecnologia ed avere avuto il tempo per applicare la tecnologia disponibile a tutti gli ambiti possibili della nostra vita. Questa è una questione di tempo. Se vogliamo è un po’ come quando ci cimentiamo con un telefonino nuovo che ha 1000 funzioni: prima che riusciamo ad utilizzare queste 1000 funzioni nel nostro quotidiano ci vuole un po’ di tempo (tanto o poco che sia); per vedere l’utilità di una “app” per il nostro vivere ci possono volere mesi… dopo tutto, vale la regola del “buon senso” che è legge suprema, superiore a qualsiasi canone filologico o scientifico. Vedere una rievocazione con un arciere con in mano un compound (anche con eccentrici in legno e cavi in lino) stride infinitamente di più che vedere un arciere che ha in mano un longbow con un’ “oscena” impugnatura in cuoio appiccicata sopra. O no?
4. L’iconografia non riporta tracce di impugnature sugli archi. E’ verissimo. Ma qui si torna alla “vexata questio”: perché? Dopo tutto il riscontro archieologico/iconografico è volutamente tenuto in disparte in questo ambito in quanto è proprio il motivo degli interrogativi posti.

Vagliate e valutate le prove e gli indizi, ognuno può trarre le sue conseguenze – la mia personalissima giuria assolverebbe l’imputato “impugnatura sul lungobastone” almeno per insufficienza di prove e consentirebbe il suo utilizzo con buona pace di (quasi) tutti, scrivendo quindi “ *impugnatura di cuoio sul longbow” con un asterisco davanti, a rimarcare filologicamente che si tratta di forma ricostruita e non documentata. Questo ovviamente fintantoché non si aggiunga qualche elemento di prova o qualche indizio che ci faccia riaprire il caso; e qui ogni contributo da parte dei forumisti è assolutamente benvenuto.

Pensare che un’impugnatura rivestita non fosse necessario può portare a ritenere che l’impugnatura sull’arco potesse essere variata, magari in funzione del tipo di tiro o della distanza del bersaglio. Questo mi pare un altro elemento che si potrebbe tenere in considerazione e vagliare e che può costituire oggetto di un approfondimento ulteriore (nuovo thread sulla tecnica di tiro).

Ribadisco: questo sproloquio non è tanto per la questione in sé, ma per fare un esercizio di metodo. Da qui, ritengo io, la sua importanza.


10/09/2012, 10:59
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ciao Oddr, hai scritto molto e ora non ho moltissimo tempo a disposizione. risponderò quindi parzialmente per ora.
se si vuole cercare di capire uno strumento del passato o anche del presente di una cultura diversa il primo sforzo che si deve fare è cercare di immedesimarsi mella mentalità dei suoi utilizzatori. da qui il mio accenno e l'esposizione di quelle immagini che avevo sottolineato non erano esposte in tono provocatorio o sarcastico come infatti immeginavo le avresti percepite Tu (la signorina impugnatura eccecc).
per quanto riguarda la facilità e velocità di impugnare un arco con o senza impugnatura rivestita è un gesto che a chi è abituato viene spontaneo anche senza. l'individuazione del punto di appoggio della freccia comunque spesso era marcato da un segno come gli archi della Mary Rose insegnano. questo era quello che contava.
sulla storia del sudore e di un possibile danneggiamento dell'arco è una questione che secondo me non fa parte del pensiero di un arciere "naturale", in pratica mi sembra sopravalutare un falso problema.
se hai letto Ascham ti sarai reso conto che un arco tipo "longbow" veniva modificato nel corso del tempo. una eventuale impugnatura rappresenterebbe quindi un ostacolo da eliminare ogni volta.
la questione dei cornetti è spiegata dal fatto che con archi portati all'estremo di potenza ed eficacia (sto arlando di quelli da guerra tipo Mary Rose per intenderci) c'era la necessità di incordarli il più in "alto" possibile in maniera sicura, quindi in quegli archi "estremi" avevano una funzionalità effettiva, diversamente da quelli di epoca vittoriana.
per ora devo chiudere. aggiungo solo che da un punto di vista "rievocativo" tutti gli indizi fino ad ora portano a pensare che la stragrande maggioranza degli archi di legno usati in Europa tra la preistoria e il XV secolo non avessero un rivestimento sull'impugnatura. tra reperti e fonti iconografiche sono parecchie centinaia se non addirittura migliaia distribuiti nel corso di millenni e questo mi sembra sufficiente.
devo scappare, ciao!


10/09/2012, 13:01
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ma allora è proprio l'impugnatura !? prima o poi l'iconografia giusta la becchiamo.

da qualche parte ho letto che il manico dei longbow in tasso erano rivestiti con giri di stoffa, ma forse la risposta più semplice è che non avevano bisogno di rivestimento.
se ci fate caso lo stesso ragionamento non vale per i tendinati e i compositi forse perchè li si che il calore e sudore della mano avrebbe arrecato danno all'arco.


10/09/2012, 13:09
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Località: Cernusco s. Nav. (MI)
Cita:
se si vuole cercare di capire uno strumento del passato o anche del presente di una cultura diversa il primo sforzo che si deve fare è cercare di immedesimarsi mella mentalità dei suoi utilizzatori. da qui il mio accenno e l'esposizione di quelle immagini che avevo sottolineato non erano esposte in tono provocatorio o sarcastico come infatti immeginavo le avresti percepite Tu (la signorina impugnatura eccecc).

Allora: io non voglio tirare in ballo questioni personali. Il sarcasmo sta in come un qualcosa viene porto, non in come questo qualcosa viene recepito. Ribadisco che sto cercando di porre una questione di METODO. Non tanto per l’argomento impugnatura in sé: al suo posto potremmo rivolgerci ad altri argomenti, utilizzando un metodo di indagine simile. Magari potremmo parlare di punto di incocco sulla corda, di utilizzo o meno di guantini/patelette per proteggere le dita della corda, potremmo parlare di installazione di un autoradio su un compound dei primi anni ’60 ( :) )...

Cita:
per quanto riguarda la facilità e velocità di impugnare un arco con o senza impugnatura rivestita è un gesto che a chi è abituato viene spontaneo anche senza. l'individuazione del punto di appoggio della freccia comunque spesso era marcato da un segno come gli archi della Mary Rose insegnano. questo era quello che contava.

Interessante: ciò documenta la necessità di reperire la posizione della mano sull’arco in maniera univoca e costante. Ma – scusate l’ignoranza – questi marchi erano incisi o solo disegnati/dipinti. Perché nel secondo caso c'è da chiedersi come facessero i nostri colleghi arcieri inglesi nei casi in cui dovevano “operare” in condizioni di luce precarie.

Cita:
sulla storia del sudore e di un possibile danneggiamento dell'arco è una questione che secondo me non fa parte del pensiero di un arciere "naturale", in pratica mi sembra sopravalutare un falso problema.

Cos’è un arciere “naturale”? Perché non dovrei preoccuparmi del fatto che il mio arco di deteriora lì dove io metto la mia manaccia sudaticcia? Dal momento poi che io (arciere inglese medievale) con l’arco ci campo e ci sopravvivo, starei attento al minimo dettaglio. Che professionista sarei sennò? Dopo tutto mi premuro già di nascondere la corda di scorta sotto l’elmetto per non farle prendere la pioggia, mi prendo la briga di ingrassare l’arco per farlo durare più a lungo (anche se le salmerie del re abbondano di archi a disposizione di noi soldati), ecc.ecc.

Cita:
se hai letto Ascham ti sarai reso conto che un arco tipo "longbow" veniva modificato nel corso del tempo. una eventuale impugnatura rappresenterebbe quindi un ostacolo da eliminare ogni volta.

Questo è un elemento a sfavore valido, però la rimozione e riposizionamento di una pezza di cuoio o di un nastro di tessuto richiede un tempo di 10 min. massimo un quarto d’ora. D’altro canto: ogni quanto tempo un longbow subiva questo tipo di modifiche?

Cita:
per ora devo chiudere. aggiungo solo che da un punto di vista "rievocativo" tutti gli indizi fino ad ora portano a pensare che la stragrande maggioranza degli archi di legno usati in Europa tra la preistoria e il XV secolo non avessero un rivestimento sull'impugnatura. tra reperti e fonti iconografiche sono parecchie centinaia se non addirittura migliaia distribuiti nel corso di millenni e questo mi sembra sufficiente.

Sì: d’accordo: parliamo della totalità dei casi documentati e quindi della maggioranza dei casi “tout-court” – questo è ben chiaro - ma le eccezioni non sono da escludere a priori, per tutta una serie di (buoni) motivi sopra esposti. Comunque sto solo cercando di usare un metodo che si discosti un po’ dall’ambito di ciò che “si sa perché provato in maniera documentale”. Ribadisco: questione di metodo. Io sto cercando di ricostruire il passato come se non avessimo mai ritrovato nemmeno un pezzettino di legno o come se tutti i dipinti, affreschi ecc. raffiguranti arcieri fossero stati “sbianchettati” (un po’ quello che avviene/è avvenuto con alcune lingue “estinte”). E’ un sistema diverso di fare indagini per riempire vuoti dove i reperti non arrivano e, in definitiva, per arricchire la conoscenza di ciò che abbiamo, definendo meglio i criteri di “filologicità” del nostro ambito di ricerca.

Cita:
da qualche parte ho letto che il manico dei longbow in tasso erano rivestiti con giri di stoffa,

questo è interessante… se tu riuscissi a ricordare la fonte…


10/09/2012, 15:49
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