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 Breve storia dello yumi 
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Iscritto il: 01/09/2011, 15:59
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Solo qualche cenno sull'evoluzione dello yumi, il grande arco giapponese.....molto in generale perché sono più di 1000 anni di evoluzione.

La storia Giapponese parla dell'uso dell'arco fin dai tempi più antichi. Fa risalire l'uso di quest'arma all'epoca Shin dai, l'epoca dei Kami che poi non è altro che la presunta epoca di inizio dell'attuale dinastia imperiale...che ufficialmente risale al VI secolo d.c. (periodo Nara) ma che i giapponesi fanno risalire direttamente alla dea Amaterasu, che inviò suo nipote Ninigi-no-Mikoto a pacificare il Giappone il cui pro-nipote divenne il primo imperatore Jimmu (13 febbraio 711 a.C opp 9 aprile 585 a.C.)

Comunque, a quei tempi l'arco era fatto di un solo pezzo di legno di hazusa, kuwa o hazi (Il gelso) e veniva chiamato maruki yumi.
Successivamente con l'evoluzione tecnologica i costruttori applicarono una lamina di bambù sul lato esterno per aumentarne l'elasticità e la potenza.
Questo archo si chiamava huse take no yumi.
Man mano che l'esperienza progrediva, i costruttori applicarono anche una lamina di bambù su lato interno, cominciando così a fare un vero e proprio arco composito.
Questo arco si chiamava sanmai uchi.
Questo modello di arco continuò ad essere costruito anche per i periodi successivi, cioe: periodo Heian (784 - 1185) e periodo Kamakura (1185 - 1333).
Man mano che passavano i secoli cerano dei miglioramenti, ma la base di partenza era sempre lo sanmai uchi. I secoli delle guerre interne richiedevano grandi quantità di armi e quindi il modo più rapido ed efficace per produrle rimase tale per lungo tempo.
Andò avanti così fino al periodo Edo, quando la vittoria e l'ascesa allo shogunato dei Tokugawa, finalmente fece entrare il Giappone in un periodo di pace.
Da questo momento i costruttori di archi (e non solo) ripresero a studiare come migliorare ancora di più l'attrezzo e quindi crearono quello che ancora oggi viene usato, cioè lo mamaki yumi, la cui struttura è piuttosto complessa.
Questo yumi è fatto da un insieme di sottili lamine di bambù (fino a 5) incollate insieme parte molle contro corteccia e poi affiancate esternamente da altre due fasce di legno.
Questo pacchetto così ottenuto, viene fatto lavorare in modo che il bambù si pieghi non a favore della fibra, ma in modo trasversale.
Esternamente poi vengono incollate sul fronte (to dake) e sul retro (uchi dake) due lamine di bambù opportunamente preparate. I puntali vengono poi irrigiditi incollandoci due legni da cui poi si ricavano le penne che accoglieranno i loop della corda.

La forma attuale degli yumi è stata studiata proprio nel periodo Edo da tre grandi costruttori di cui ora non ricordo il nome, ma che cercherò, ed è quella che si è rivelata in assoluto la miglore per ottenere il massimo dai materiali con cui è costruito.

Attualmente le colle usate sono sintetiche e non danno più alcun problema di tenuta, ma anticamente si usavano le colle animali (la migliore era quella ricavata dalla pelle di cervo) e queste erano soggette a cedimenti dovuti all'umidità (che in Giappone è altissima) o al calore. Infatti i giapponesi cominciarono a laccare gli archi non tanto per esigenze estetiche, quanto per esigenze di durata dell'attrezzo. In quei tempi si usavano gli archi nudi da ottobre a maggio e poi si lasciavano riposare per impedire che l'umidità e il caldo estivo li danneggiassero. Ma con le guerre, questo non era possibile e allora i costruttori iniziarono a fasciare e laccare gli archi. Questo garantiva una maggior resistenza e durata. Una buona laccatura faceva guadagnare fino a 1 kg in più di potenza ad un arco.

Nel passato esistevano delle "aziende" specializzate nella vendita di archi in tutto il territorio imperiale. Queste aziende ordinavano agli yuni shi (i costruttori) gli archi che questi producevano usando i materiali forniti dalle aziende stesse. Queste ultime controllavano il prodotto finito e poi lo marchiavano a fuoco con il sigillo dell'azienda e lo vendevano.
Ai costruttori di archi non era consentito firmare gli archi che costruivano.
Ad esempio la Yumi tonya, di Nishikawa Jingoro, prima bottega di yumi a livello nazionale nel periodo Edo, aveva sotto contratto degli yumi shi che gli producevano gli archi. Questi yumi shi venivano pagati alla consegna di un kori, cioè un pacco di 48 archi che la bottega controllava, marchiava con il proprio nome e poi spediva al feudo che ne aveva fatto richiesta.

Gli yumi shi però, di solito creavano un loro sigillo diero autorizzazione della bottega sotto cui erano a contratto. La bottega controllava l'opera singola dello yumi shi e se ritenuta ottimale, l'arco veniva alvvolto in corteccia di bambù su cui veniva scritto il nome del costruttore, la data di produzione, le dimensioni dell'arco ecc.
Questo scritto veniva poi consegnato all'aquirente che non si sarebbe mai permesso di controllare prima ciò che acquistava perché bastava questo scritto a garantire la qualità dell'arco contenuto nel pacco.

Con questo sistema naquero i maestri yumi shi che, a seconda della qualità degli archi che producevano, avevano l'autorizzazone dalla bottega a cui consegnavano, di firmare l'arco.
C'erano 2 categorie di produttori. La 1a categoria (il top) e la 2a categoria. In ognuna di queste categorie gli artigiano potevano essere di 1a, 2a, 3a o 4a classe
La 1a classe poteva firmare con nome e cognome, la 2a solo con il nome, la 3a solo con il cognome e la 4a non poteva firmare affatto. (in realtà la questione dela firma era ancora più complicata, ma come riassunto così può andare)

La potenza degli archi da guerra, se paragonata a quelli occidentali è decisamente bassa. Nel periodo belligerante, un arco che sviluppava una potenza pari a 24 kg era considerato di media potenza ed era il punto di riferimento per la classificazione degli archi, cioè: sotto i 24 kg erano considerati archi deboli, sopra i 24 kg, archi forti.
La potenza media di un arco da guerra era comunque intorno ai 28 kg, anche se c'erano archi che superavano i 30 kg.
Quello che rendeva queste armi micidiali era però la tecnica con cui venivano usati.
Da studi fatti dalle università giapponesi, è risultato che un tiro effettuato con la tecnica giusta (quella usata ancora oggi dalla scuola Heki) può quasi raddoppiare la forza d'impatto della freccia. Questa tecnica è stata elaborata alla fine del 1400 e affinata per tutto il 1500 diventando poi la tecnica di tiro ufficiale della casata dello Shogun.

Questo che ho scritto è solo un breve cenno perchè ci sarebbe moltissimo da raccontare, ma per ora mi fermo qui altrimenti rischio di annoiarvi. :)


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02/09/2011, 14:55
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Iscritto il: 06/03/2011, 19:31
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Grazie mille di tutto questo. NON mi sono annoiato, anzi! Sarei andato avanti ancora. Forse però va bene così: tieni dasta l'attenzione. Spero presto, la seconda puntata :lol: Ciao, Mirco


02/09/2011, 15:17
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Iscritto il: 26/09/2010, 17:59
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Avevo anticipato che arrivava la cigliegina.
Grazie Carlo, continua pure!
Maon


02/09/2011, 16:47
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Veramente bello leggere cose come queste,aumenti di brutto il bagaglio personale,ancora grazie :D


02/09/2011, 17:05
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Iscritto il: 17/09/2010, 12:56
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Cita:
Questo yumi è fatto da un insieme di sottili lamine di bambù (fino a 5) incollate insieme parte molle contro corteccia e poi affiancate esternamente da altre due fasce di legno.
Questo pacchetto così ottenuto, viene fatto lavorare in modo che il bambù si pieghi non a favore della fibra, ma in modo trasversale.
Esternamente poi vengono incollate sul fronte (to dake) e sul retro (uchi dake) due lamine di bambù opportunamente preparate. I puntali vengono poi irrigiditi incollandoci due legni da cui poi si ricavano le penne che accoglieranno i loop della corda.




Mi piacerebbe vedere una lamina di bamboo vista dalla testa, solo per capire in che modo è disposta la fibra per un arco tipo yumi 8-)


02/09/2011, 17:25
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Iscritto il: 13/12/2010, 18:13
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Ottimo Carlo!

Ciao
Luca


04/09/2011, 19:33
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Iscritto il: 01/09/2011, 15:59
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Marco, perdona, ma cosa intendi quando dici, vedere una lamina di bambù vista dalla testa?
Le fibre del bambù sono in verticale, e cambiano direzione da nodo a nodo. A volte addirittura lo spessore della parete cambia da nodo a nodo.


05/09/2011, 15:34
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Carlo-B ha scritto:
Marco, perdona, ma cosa intendi quando dici, vedere una lamina di bambù vista dalla testa?
Le fibre del bambù sono in verticale, e cambiano direzione da nodo a nodo. A volte addirittura lo spessore della parete cambia da nodo a nodo.

Esattoooooooo!!!!!!!!
GRAZIE MOLTO AFFOSSANTE :mrgreen: ...
ciao
Marco.


05/09/2011, 15:48
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Iscritto il: 01/09/2011, 15:59
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ecco altre indicazioni su come erano fatti e le differenze tra quelli moderni e quelli antichi:


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06/09/2011, 12:49
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ciao Carlo, mi interesserebbe sapere come venivano fissate le corde, se con 2 nodi o nodo e occhiello o 2 occhielli e se in quello da guerra c'era una specie di tacca o come in quello moderno mi sembra di capire che la corda si bloccava per l'allargamento del puntale. se puoi anche il sistema di incordaggio. grazie
ciao!


06/09/2011, 13:38
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