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 proprietà meccaniche del legno 
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Appena finisco di medicarmi posto delle teorie scentifiche tratte da libro, sono applicabili agli archi, ma forse si possono applicare anche ai legni...


30/05/2011, 13:43
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ciao Marco,
se descrivono tecnologia, fai pure,
raff


30/05/2011, 14:26
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Alcune sono un pò mosse...
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30/05/2011, 14:38
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30/05/2011, 14:42
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Ciao Bac,
questa è la teoria del dato puro, ma noi sappiamo che nell'arco intervengono molti fattori che tendono ad alterare questo dato.
Solitamente io vedo che l'arco cede sul dorso o scoppia letteralmente il flettente; ne discuteremo assieme più avanti.
raff


spesso accade tutto così velocemente che siamo portati a pensare ad un cedimento in trazione.
secondo me se il legno cede in compressione si viene a creare un fulcro che fa si che ceda anche il dorso .
dovremo analizzare gli aspetti compressivi , e capire come si distribuiscono le forze compressive.
vi suggerisco di osservare la forma di un osso, elemento anatomico sottoposto a grosse sollecitazioni compressive . noterete che è cavo all'interno e di forma circolare o convessa. secondo me è probabile che i fenomeni compressivi riguardino
porzioni superficiali del ventre , e una superficie convessa non fa che aumentare la sezione deputata ad assorbire il carico di compressione.


30/05/2011, 19:02
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Marco... se non sbaglio è quanto citato nel libro di Rillo...
Giusto?


30/05/2011, 21:09
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Karl ha scritto:
Marco... se non sbaglio è quanto citato nel libro di Rillo...
Giusto?

:mrgreen: Come lai capito! :mrgreen:


30/05/2011, 21:15
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Salve a tutti,
azz... Marco mi hai fregato hai postato quello che svela tutto prima del tempo; però il tuo è in italiano ed il mio era in inglese.
Dovresti solo fare una cosa: rifare le foto delle due ultime pagine che non si leggono.....un grazie per la collaborazione.
Bac... il legno è una struttura perfetta, difficile da capire e tradurla in termini semplici. é composta da una miriade di tubicini, qualcuno li chiama condotti, destinati a portare acqua e sali minerali alle foglie; al contempo altri tubicini portano le sostanze elaborate dalle foglie a tutto il resto della pianta, radici comprese. In un certo senso la si può paragonare ad una moderna struttura a nanotubi, altamente resistente.
Basta guardare come flette e non si spezza quando la pianta è investita dal vento impetuoso; è più facile che si sradichi.
Quando tagliamo un tronchetto, lo sigilliamo col grasso, ed in questo modo impediamo al legno di perdere l'umidita in modo naturale; lo spacchiamo che è ancora verde, lo lavoriamo che ha perso forse il 5% dell'acqua contenuta. Lo incaprettiamo su uno scaletto e lo riponiamo in garage o in "cantina", (ma esistono ancora le cantine quelle vere?)
Incaprettato, per evitare che si pieghi, nonostante il grasso o l'olio, asciuga velocemente per via dell'ambiente troppo secco.
Ma molti non sanno che in questo modo abbiamo un oggetto, l'arco, il cui legno ha assunto delle notevoli tensioni interne, al pari di una struttura metallica saldata e non bonificata: sul più bello tradirà, però spesso il miracolo si compie e l'arco viene fuori lo stesso.
Alburno si "secca" prima del durame e non potendo tirare il durame si tensiona (ritira) in modo anomalo (leggere il dato sui ritiri dei legni); il durame lo seguirà ma solo successivamente, in modo minore e noi cosa facciamo intanto: lo proviamo e tiriamo frecce e lui fa partire la scheggia, se va bene, se no scoppia un flettente..... ahhh, ma era il legno che non era buono....
All'età di 19 anni ho conosciuto la mia consorte, avevo pochi soldi in tasca e accettai l'offerta del futuro suocero, falegname vecchio stampo, di fargli da aiutante. Era un pozzo di sapere, piegava il frassino e la robinia come se fosse giunco, andavamo a tagliare il noce, la robinia, l'olmo, il platano, il pioppo, perchè il legno per i suoi lavori di mobilia lo voleva vedere prima "in piedi", poi tagliarlo e farlo stagionare intero per tre o quattro anni; lo scortecciava solo.
Mi ha trasmesso una parte del suo sapere nei sei anni che l'ho aiutato, un sapere che non esiste più; non amavo il legno, ma col tempo, quando ormai non c'era più mi sono ricordato di lui e dei suoi insegnamenti.
Ritornando a noi dopo la divagazione, sollecitare un legno durante la fase di stagionatura per me, che è un punto di vista personale, significa al 60% giocarselo.
L'operazione di togliere l'alburno che tutti noi definiamo facile, in realtà è una fonte di guai perchè inevitabilmente nel toglierlo andiamo a lesionare lo strato di confine col durame. Noi ricaviamo una superficie liscia sull'arco, dopo la sua asportazione, ma siamo sicuri che gli anelli erano perfettamente paralleli da poterci permettere tale soluzione? direi proprio di no vedendo le foto dei tronchetti pubblicati.
Cosa succede all'anello esterno del dorso, quando tensioniamo un arco? Entra in trazione; e se l'anello ha uno spessore discontinuo? si rompe scheggiandosi.
continua...
raff


30/05/2011, 23:35
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ciao Raff, molto interesante quanto scrivi.

Cita:
L'operazione di togliere l'alburno che tutti noi definiamo facile, in realtà è una fonte di guai

l'ho sempre pensata così anch'io
non l'ho mai fatto (non credo neanche di esserne capace) e addirittura lascio su la corteccia. poi se salta via bene se no la gratto fin quando possibile senza toccare il legno e questo mi garantisce tranquillità quando tiro. per altri legni qualcuno dice però che bisogna farlo se no salta tutto.

Cita:
Quando tagliamo un tronchetto, lo sigilliamo col grasso, ed in questo modo impediamo al legno di perdere l'umidita in modo naturale; lo spacchiamo che è ancora verde, lo lavoriamo che ha perso forse il 5% dell'acqua contenuta. Lo incaprettiamo su uno scaletto e lo riponiamo in garage o in "cantina", (ma esistono ancora le cantine quelle vere?)
Incaprettato, per evitare che si pieghi, nonostante il grasso o l'olio, asciuga velocemente per via dell'ambiente troppo secco.

anche qui secondo me hai ragione. per stagionarli se non son piccolissimi (nel qual caso non li tocco e neanche gli toppo le estremità) li spacco o comunque se non son grossi abbastanza, tiro via la metà del ventre con l'ascia e li lascio con la corteccia. questo dovrebbe fare in modo che dorso e ventre asciughino in maniera più o meno omogenea ma soprattutto non si formano crepe all'interno, cosa che si verifica quando si lasciano interi e gli si toppano le estremità con grasso o peggio colla, se si lavorano prima che siano completamente stagionati (ma in questo caso ci vogliono anni).

sul fatto di farli freschi o poco stagionati l'unica cosa che ho notato è che tendono a seguir di più la corda..

ciao!


31/05/2011, 8:17
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Località: Verona...
!raff
Spero vada bene ora...
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31/05/2011, 18:15
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