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 La trazione all'orecchio è davvero tarda? 
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Torno ora da qualche giorno a Palermo.
Nel visitare il Palazzo dei Normanni mi sono imbattuto in questa immagine.
Troppo dettagliata e precisa per pensare a scelte artistiche.
Si possono osservare in fronte e retro l'utilizzo di un arco composito con trazione all'orecchio.
Qualcuno sostiene che si tratta di una tecnica inglese nata non prima del XV secolo.
Beh, non direi, visto che i mosaici sono precedenti di almeno due secoli.


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30/08/2020, 11:07
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Oliviero ha scritto:
Torno ora da qualche giorno a Palermo.
Nel visitare il Palazzo dei Normanni mi sono imbattuto in questa immagine.
Troppo dettagliata e precisa per pensare a scelte artistiche.
Si possono osservare in fronte e retro l'utilizzo di un arco composito con trazione all'orecchio.
Qualcuno sostiene che si tratta di una tecnica inglese nata non prima del XV secolo.
Beh, non direi, visto che i mosaici sono precedenti di almeno due secoli.


Non vorrei risultare irriverente, ma la trazione all'orecchio è ben testimoniata a livello etnografico e preistorico (oltre che storicamente in oriente) ben prima della guerra dei cent'anni. Direi piuttosto che la trazione NON all'orecchio è propria di una cultura di fessi che ha trasfigurato il modo di tirare in epoca moderna, eliminando la variabile della valutazione oggettiva dellla distanza di tiro e introducendo l'ansia da prestazione del tiro ripetitivo ad un bersaglio immobile e standardizzato, che necessita di "punti di riferimento" immutabili, al costo di storpiarne la postura. In epoca contemporanea ha favorito l'omologazione delle abitudini "facili" trasformando un'arte antica 20.000 anni in uno "sport" commerciale, con la scusa che oggi non si tira in battaglia [cfr. Horace Ford, Archery - Its theory and practice (1856)].
D'altronde l'entropia deve aumentare... lo dicono le leggi della termodinamica!


30/08/2020, 20:23
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L'aumento di entropia è dovuto dalle infinite configurazioni che i sistemi possono assumere all'interno dello spazio delle fasi.
Fuor di metafora, c’è del vero in ciò che dici, ma ti piace vincere facile.
Soluzioni diverse vengono applicate in diversi contesti, con differenti gradi di efficienza.
Raramente nell'affrontare la Natura, l'uomo trova ed applica sempre solo una unica soluzione.
In ciò il multiforme ingegno che lo caratterizza.


31/08/2020, 7:04
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Non penso fosse all'orecchio ma spalla/petto...
I Normanni si erano innamorati dell'arco arabo... e avevno mantenuto maestranze in grado si produrlo.
Peò lo usavano un pò a modo loro...Se vai a vedere i mosici a monreale troverai una dovizia di posizioni a "gomito basso".
Col tempo e le prove fatte la raffigurazione "gomito basso" mi ha portato alla interpretazione di tiro a trazione frontale o quasi.
Cosa che ha molto senso in determinate condizioni.
Un altro bellissimo esempio di arciere con arco arabo a Palermo lo trovi nella Zisa...
Però li meglio protare una macchina con un minimo di tele perche è in alto e c'è davanti una recinzione...
Ciao
Luca


03/09/2020, 12:25
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La trazione al petto è una variante davvero usatissima.
L'unica, che io sappia, adatta al tiro a cavallo (ed ancora molto usata in tal senso).
Ma, sempre che io sappia, adatta al tiro rapido a breve distanza.
Si tratta davvero di un tiro istintivo nel senso che è impossibile traguardare verso il bersaglio.
Pertanto, anche parabolare oltre i trenta metri diventa un gioco che non vale la candela.
Di questo tiro sa tutto Celestino.
:D


05/09/2020, 17:58
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intendiamoci:
Quando si parla di trazione all'orecchio, semplicisticamente si intende una trazione che arriva sull'asse verticale all'altezza dell'orecchio, meglio ancora una trazione che porta ad allungare da 1 a 3 pollici in più rispetto alle convenzioni contemporanee che pretendono un punto di riferimento all'angolo della bocca (tiro "istintivo") sotto al mento (trazione "olimpica 1") oppure all'angolo della mascella (trazione "olimpica 2").
Il punto di riferimento è fondamentale, nella disciplina sportiva contemporanea, perché la collimazione con il bersaglio avviene in funzione di un sistema di mira che prevede la conoscenza della distanza o comunque un metodo "razionale" per permetterne la sua stima.
Queste trazioni standard, inoltre, definiscono i parametri per il cosiddetto "allungo fisiologico" a cui aggiungere 1 pollice e tre quarti per ottenere quell'allungo standard (AMO una volta , ATA oggi) che è considerato un elemento basilare (e non discusso) del tiro con l'arco sportivo e che serve per orientare l'arciere nella scelta del tipo di freccia che commercialmente può e deve essere acquistata. Tutto in funzione dello "spine".
Naturalmente è una definizione di standard che associa questi valori ad un' attrezzatura altrettanto standard, cioè un arco con un ben determinato "pivot point" e dotato di finestra verticale, tappetino o rest che poggia in funzione del piatto di finestra orizzontale.
Cosa ci azzecca tutto ciò con il tiro con l'arco antico?

Se poi vogliamo dilungarci sulla migliore efficienza "fisica" di un sistema-arco (antico) che è progettato per rendere al meglio a maggiori allunghi e alla biomeccanica dell'arciere che dimostra una migliore efficacia nella riduzione degli angoli articolari... è un'altro capitolo ancora, molto interessante.


05/09/2020, 21:22
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Iscritto il: 12/06/2016, 8:06
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L'utilizzo sportivo non cambia solo strumenti e bersaglio.
Cambia l'uso.
Da una parte esso perde là funzionalità di arma fatta per togliere la vita inventandosi uno strumento di puro diporto. Una cosa capitata a molte altre armi da caccia e da guerra, bianche o a fuoco.
Dall'altra acquisisce la dignità di disciplina.
Viene cioè mantenuta in vita per passare contenuti squisitamente didattici e formativi.
(Poi ciò oggi non sempre avviene, perché l'istruttore di turno si forma con un corso di pochi mesi e amen).
In ciò anche una componente spirituale, particolarmente evidente specialmente in oriente, ma ormai sempre di più chiara anche da noi. Un recupero dell'Anima così necessaria all'uomo moderno.
Lo sviluppo e la trasformazione dell'arco nei secoli (talora con le sue derive, senza dubbio) si tira dietro tutto ciò.
Ciò che gli è capitato è una metafora di ciò che è successo all'uomo nel suo percorso evolutivo.
Ed è ovviamente quest'uomo, col suo processo evolutivo, che oggi riprende in mano l'arco antico.
Per scelta, senza dubbio
.
È per questo che anche noi dell'arco antico c’è ne siamo interessati e persone come me e te se ne sono occupati a fondo.
Conoscere questi elementi e rinunciarvi per scelta alla ricerca dell’essenza di una disciplina è ben diverso che non conoscerli affatto.

...In soldoni, è questo ciò che ci azzecca.
Talvolta chi si rivolge all'arco antico lo fa per giusto rifiuto di una disciplina che ha perso di vista l'uomo.
Non si dimentichi che egli stesso è il frutto di questa evoluzione.


06/09/2020, 9:05
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