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Warbow nipponico
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Autore:  Oliviero [ 25/04/2018, 17:24 ]
Oggetto del messaggio:  Warbow nipponico

Certamente vi è nota l'attenzione che il Popolo del Sol Levante dedica all’arco sin nel più pignolo dettaglio.
Questo è uno dei pochissimi popoli che può dire di non aver mai smesso di tirare con l'arco.
Certo i cambiamenti che ci sono stati da noi sono avvenuti anche per loro, specialmente in riferimento all'alleggerimento dei libbraggi. Va tuttavia detto che essi si sono mantenuti sempre più fedeli alla tradizione, tanto che il loro tiro ha lasciato da parte lo sport per muoversi decisamente in direzione dello Spirito.
Vi sono tuttavia scuole come l'Heki Ryu che, come noi, fanno riferimento in modo esplicito alla Scuola della Guerra.
Usano ancora i vecchi e potenti archi in abito medievale (da loro una comoda armatura nota come Yoroi) avanzando ed indietreggiando in file compatte, con tecniche specifiche e senza limitarsi ai classici 28 metri del Kyudo. Sono strategie che un arciere militare deve padroneggiare.
Come forse avevo già spiegato, anche questi 28 metri sono una misura di derivazione bellica.
Essa rappresenta lo spazio occupato da due schiere di fanti che si scontrano con le loro armi astate (Yari, Nanginata).
Come a dire che a venti metri siamo già all'arma bianca.
La precisione e l'efficienza dello Yumi, l'arco giapponese, lo ha mantenuto in vita nonostante l'introduzione delle armi da fuoco già dal sedicesimo secolo, fino praticamente alla fine del diciannovesimo.
Ho spesso parlato di questa tradizione per far comprendere come il tiro a parabola non fosse l'unico tiro praticato dagli arcieri militari.
Oggi leggo una meravigliosa traduzione ad opera del Maestro di Arti Marziali Kenji Tokitsu del celeberrimo Gorin No Sho, il Libro dei Cinque Anelli scritto da Miyamoto Musashi. Un soldato samurai reduce della battaglia di Sekigahara che divenne maestro di sciabola dopo aver affrontato una settantina di duelli, quasi tutti terminati con la morte dell'avversario.
Musashi era un esperto di strategia militare ed il suo testo è tutt'ora studiato nelle accademie militari.
Ecco cosa scrive a proposito dell'arco, quando l'arco aveva iniziato il suo percorso di parziale allontanamento dal campo di battaglia, dovuto ad un periodo di pace imposta dallo shogunato Tokugawa:

...
L'arco è adatto quando si fa avanzare o retrocedere i propri soldati nella strategia delle battaglie.
Esso permette di tirare rapidamente, parallelamente all'impiego delle lance e delle altre armi ed è perciò particolarmente utile sui campi di battaglia in terreno sgombro. Ma la sua efficacia non è sufficiente per attaccare una fortezza o combattere dei nemici lontani più di trentasei metri.
Attualmente vi sono molti fiori e pochi frutti nel tiro con l'arco, questo, va da se', è anche nelle altre arti.
Dall'interno di una fortezza non vi è arma più efficace del fucile. Anche sul campo di battaglia, grande è l'interesse del fucile, prima dello scontro. Una volta iniziato lo scontro, la sua efficacia diminuisce.
Uno dei vantaggi dell'arco è che si vede la traiettoria della freccia, mentre il difetto del fucile è che non si vede la pallottola.
È opportuno esaminare bene questi aspetti delle cose.
...

Pur con la mia limitata esperienza, che proviene da campi di battaglia simulata, posso assicurarvi che sono parole assai precise.
È vero che per la maggior parte degli arcieri un tiro diventa più difficile dopo i trentacinque quaranta metri, quando la valutazione dell'alzo della parabola comincia ad essere significativa.
È vero che la velocità con cui un arciere carica e scocca rende l'arco di gran lunga preferibile a corta distanza, rispetto ad una balestra o ad un fucile ad avancarica. Così come è vero che le parabole delle frecce sono in grado di dare idee precise delle distanze, utili sia alle macchine da guerra che alla stima dei tempi necessari al nemico per raggiungere il proprio schieramento.
Vale a dire, ad esempio, quante frecce si possono comandare prima di ritirare gli arcieri per dare il via allo scontro tra le schiere di fanteria pesante. Vale anche a dire, se stiamo colpendo davvero gli avversari oppure se stiamo facendo cilecca perché le distanze sono state stimate in modo impreciso.

Detto ciò, certamente Musashi non ha nessun bisogno delle mie conferme.
Riporto le sue parole perché talvolta sento ancora dire che l'arciere medievale tirava solamente lontano nel mucchio.
...e anche perché credo anch'io che, lontano dal campo di battaglia, l'arco dia molti fiori e pochi frutti.
:mrgreen:

Autore:  bac [ 25/04/2018, 19:37 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Warbow nipponico

https://www.sagittando.it/forum/viewtopic.php?f=26&t=1196&hilit=yumi+tiro+da+guerra

riporto questo link per rinfrescare un argomento molto interessante e ripartire anche da ciò che si era già discusso , esistono anche dei vecchi video in bianco e nero sull'argomento se non ricordo male .

Autore:  Oliviero [ 25/04/2018, 20:19 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Warbow nipponico

Ma guarda, stessi problemi, stesse soluzioni.
Se non fosse che lo fanno da quattro secoli, mi verrebbe da dire che ci hanno copiato.
:lol: :lol:

Grazie Bac, per la preziosa segnalazione!

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