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 Protezione delle estremità degli impennaggi 
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Iscritto il: 02/01/2015, 14:51
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Facendo seguito al mio precedente "Frecce in bambù per scansafatiche", ho trovato un altro metodo - questa volta abbastanza filologico, nel senso che un migliaio o due di anni fa avrebbero benissimo potuto adottarlo, che lo abbiano poi fatto o no - per proteggere le estremità anteriori e posteriori degli impennaggi. Il metodo più comune è fare un avvolgimento con filo di lino o cotone, impregnando poi con colla animale. Ma in questo caso ci vuole una barca di tempo e pazienza.
La soluzione che propongo è di acquistare in un negozio di mercerie un paio di metri di nastro di garza di cotone (larghezza suggerita, 1 cm e mezzo), e in un supermercato della gelatina di pesce in fogli per uso alimentare. Con quest'ultima, sciolta in acqua a caldo, si prepara la colla, con cui si spennella l'asta della freccia in corrispondenza all'estremità anteriore delle penne. Si procede con le altre frecce, lasciando un po' asciugare la colla. Si taglia poi, per ogni freccia, un pezzetto di nastro di garza abbastanza lungo da poter fare un paio di giri attorno all'asta; lo si appoggia a cavallo della estremità anteriore dell'impennaggio girandola attorno all'asta e spennellandola con altra colla (va scaldata ogni tanto per mantenerla fluida: ottimo il forno a microonde anche se "probabilmente" poco filologico...); poi, stringendo il tutto tra indice e pollice della mano sinistra e contemporaneamente girando, si rende l'avvolgimento di nastro ben aderente e solidale all'asta e al tratto iniziale delle penne, spremendo via nel contempo l'eccesso di colla. Si continua per le altre frecce; poi con lo stesso procedimento si passa alle parti posteriori degli impennaggi. L'intera operazione per una dozzina di frecce occupa grosso modo il tempo richiesto da una singola freccia nel caso di un avvolgimento con filo, e il risultato è solido ed esteticamente bello. Se il nastro di garza è bianco, volendo lo si può poi colorare come si preferisce (io in vendita ho trovato solo nastri già colorati, blu o rossi). Alla fine, si può glassare il tutto con una mano supplementare di colla, o con gommalacca o sandracca o quel che si vuole.
L'importante è usare nastro di garza, che è molto sottile e a trama larga tipo la garza per le fasciature, quindi facilmente modellabile in modo da adattarsi alla punta delle penne. Con nastri di altro tipo, di spessore maggiore e più rigidi, non ero mai riuscito a fare niente di buono.
Probabilmente ho inventato l'acqua calda: forse lo sapevate già e usavate già questo stesso metodo da sempre... Ma per qualcuno che non lo sapeva,come me, forse potrebbe essere utile.
Ciao a tutti.


02/01/2017, 22:45
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Iscritto il: 02/01/2015, 14:51
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Invio una foto che mostra il risultato ottenuto.


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03/01/2017, 22:29
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Iscritto il: 12/06/2016, 8:06
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Ciao Francesco,
Grazie per aver postato il tuo lavoro, dandoci la tua opinione.
Il risultato è gradevole e la freccia sembra efficiente.
Personalmente non lo ritengo molto filologico per due motivi.

Il filo veniva passato anche in legatura della penna.
Le colle non avevano la tenuta di quelle odierne e poiché i calami dritti erano rari, la penna tendeva nel tempo a riprendere la sua posizione naturale, creando delle pance di scollamento che alla lunga avrebbero staccato la penna priva di legatura dalla freccia.

Legare la penna alla base della cocca, all'inizio delle penne, lungo la penna e alla base dell'impennzaggio in realtà è un'operazione che richiede pochi minuti e può essere fatta senza colla. Mettere un po' di colla o cera rende certamente la legatura più durevole, ma non è strettamente necessario.
Ci vuole un po' di pratica.

Grazie ancora


04/01/2017, 2:08
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Iscritto il: 02/01/2015, 14:51
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Località: Pisa
Sono perfettamente d'accordo con te finché si fa riferimento all'arceria occidentale, e in particolare alla tradizione inglese. Non mi risulta invece che le penne delle frecce ottomane e di altre tradizioni orientali fossero legate con filo passante attraverso le penne. Non so come incollassero le penne (mastice di Chios?). in alcuni casi la penna veniva pelata via dal calamo, trattenendo solo la sottile pellicina di cheratina. Con le penne di tacchino (che ovviamente non erano usate né in oriente né in occidente ai tempi in cui l'arco si usava per la guerra e la caccia) non mi sembra che si riesca a farlo (ho provato senza successo). Forse ci vogliono altre penne, o forse ci vuole qualche trattamento preliminare.
Conservando il calamo è assolutamente necessaria una protezione anteriore per evitare di ferirsi il pollice della mano dell'arco (io tiro con arco di tipo turco e anello da pollice, quindi freccia a destra dell'arco, appoggiata sul pollice. E' un tiro totalmente istintivo: la punta della freccia è nascosta dall'arco). Non mi interessa troppo la filologicità, ma la protezione anteriore che avevo realizzato in precedenza sulle stesse frecce della foto (un pezzetto di guaina termorestringente...) salvava sì il pollice, ma non era certo proponibile su una freccia di bambù (col carbonio è un altro discorso: il carbonio lo uso per allenarmi a tirare, è troppo più pratico). L'avvolgimento con filo di lino (senza colla) che avevo usato in una serie precedente di frecce di bambù mi aveva richiesto troppo tempo; e io sono un pigro...
Ciao


04/01/2017, 11:14
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Iscritto il: 12/06/2016, 8:06
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Località: Milano
Hai ragione.
Tant'è che io mi graffio la nocca dell'indice, se lego male.
Non ho idea di come si risolvesse il problema del calamo storto in oriente.
Forse raschiandolo opportunamente dopo il taglio calamo-rachide e prima dell'incollatura si riusciva a renderlo più mansueto.
Forse, trattandosi di frecce non fatte per il popolo, qualità dei materiali e cura di manifattura avevano qualità superiori. Tali da non richiedere legatura.

Per certo, la freccia di un samurai giapponese è un oggetto di una raffinatezza lontanissima da quella di uno yeoman inglese.



Non sarò certo io a negare la maggior stabilità e quindi precisione dei materiali di sintesti (carbonio, alluminio).
Ma non mi danno la stessa sensazione è tempo per divertirmi ne ho sempre di meno...


05/01/2017, 1:57
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Iscritto il: 08/06/2013, 18:24
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ciao Francesco!!
Mi piace la tua soluzione.
È un pó come quando si avvolge uno strato di tendine sulle rachidi delle penne in testa e in coda ; solo che ti risparmi il lavoro di caratura del tendine.


08/02/2017, 18:06
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Iscritto il: 08/06/2013, 18:24
Messaggi: 527
A proposito!!!
Sarebbe interessante una discussione sull´ adesivo utilizzato dalle culture arceristiche storiche, per fare aderire le penne alle aste senza legarle, in maniera come facevano gli asiatici.
Tenendo presente ai lunghi periodi di guerra con qualsiasi tempo, tenendo presente il fattore umiditá e la reazione ad essa delle colle, che come é noto sono igroscopiche.


08/02/2017, 18:12
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