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 Materiali per corde d'archi in antico 
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Iscritto il: 09/12/2010, 22:17
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No, non è un valore sballato. Il problema è l'allungamento. Nel cinquecento correva la facezia (di Vincenzo Galilei, il padre di galileo) che un suonatore di liuto passasse metà della sua vita a suonare e l'altra metà ad accordare. Ti garantisco che gestire l'accordatura filologica di un liuto da 11 cori (il mio preferito) composto da venti corde appaiate più una singola, è quasi un delirio. Figurarsi un chitarrone, una tiorba o un arciliuto.

Il budello, contrariamente al tendine, oltre ad essere sensibilissimo agli sbalzi di temperatura e umidità, è sempre "vivo". Dipende tantissimo dai sistemi di torcitura. Una corda finita e nuova (il sesto coro di un liuto rinascimentale di circa 1.3 mm di diametro medio) di buona qualità, si allunga per circa 8 mm prima di assestarsi, su una lunghezza (diapason) di 63 cm. E tieni conto che è sottoposto ad una tensione media di 2,5 kg (nell'accordatura rinascimentale). I cori più sottili, alla stessa tensione, si allungano molto di più.
Inutile predire l'effetto di una tensione dinamica ripetuta, nel caso della corda da arco. La corda si allunga e si accorcia, una fisarmonica insomma.

Comunque...nel primo numero di "tiro con l'arco tradizionale" che uscirà tra tre giorni c'è un ottimo articolo di taglio etnografico di Cinzia Loi sulla fabbricazione delle corde di lino partendo dalla pianta. la seconda puntata, ad Aprile, ospiterà risultati sperimentali sul filato di lino (grezzo) ottenuto e una vasta documentazione sulle bibliografie dei lavori di Taylor e Nagler, della metà del secolo scorso. In esso verranno pubblicate tabelle comparative tra filati vegetali e animali.


24/01/2012, 1:46
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Iscritto il: 17/03/2011, 0:24
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Grazie Vtr,
gentilissimo ed esauriente.
Vedrò di procurarmi la rivista visto che l'argomento mi interessa.
Raff


24/01/2012, 2:00
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vtr ha scritto:
No, non è un valore sballato. Il problema è l'allungamento. Nel cinquecento correva la facezia (di Vincenzo Galilei, il padre di galileo) che un suonatore di liuto passasse metà della sua vita a suonare e l'altra metà ad accordare. Ti garantisco che gestire l'accordatura filologica di un liuto da 11 cori (il mio preferito) composto da venti corde appaiate più una singola, è quasi un delirio. Figurarsi un chitarrone, una tiorba o un arciliuto.



Era giusto quello che diceva il maestro ( Cortese , non ricordo il nome, forse lo conosci... non penso siano in molti a praticare la disciplina... Pratica alla grande il repertorio secentesco) ... praticamente riaccordava ad ogni pezzo...

Dunque cinabro, non bronzo, per aumentare la densità......

Ciao
Luca


24/01/2012, 14:02
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non dimentichiamo i capelli umani usati dai cartaginesi quando furono costretti a riarmarsi in fretta e furia .


25/01/2012, 14:43
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Iscritto il: 01/09/2011, 15:59
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Per entrare più nel dettaglio, le corde da guerra, degli yumi, venivano realizzate in canapa, poi venivano fasciate completamente da un sottile filo di seta e poi laccate.
Le ragioni della fasciatura con la seta erano 2, la prima era perché irrobustiva la corda senza dare spessore e quindi contenere il peso stesso della corda. Sgancio più veloce e meno dispersione di energia, il secondo era perché la lacca per aderire bene alle superfici ha bisogno di un supporto leggermente poroso e il filo di seta aveva anche questa funzione.

La laccatura della corda, permetteva di usare l'arco in qualunque situazione, dal clima secco a quello stra umido del Giappone senza vere problemi di allungamenti o cedimenti dovuti al clima.


26/01/2012, 11:07
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Iscritto il: 17/03/2011, 0:24
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Salve a tutti,
però è risaputo che le fibre vegetali, lino, canapa, ortica, ginestra, tiglio, si "irrobustiscono" con l'umidità arrivando a sopportare un carico superiore.
Raff


26/01/2012, 22:19
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Iscritto il: 09/12/2010, 22:17
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Infatti. Ai fini della resistenza sarebbe meglio non incerare mai le corde in fibra vegetale. Come ho già scritto, nell'articolo che uscirà ad aprile, ci saranno test comparativi abbastanza eloquenti, soprattutto sul Lino.

Allego qui un estratto di Tylor, pubblicato su Archery, the Technical Side ove compie osservazioni ed elabora modelli, basati sui test efefttuati da Nagler ed Hickman.
Ovviamente, negli anni '30, le corde in uso erano quasi esclusivamente di Lino, considerato il filato più inestensibile e tra i più resistenti. Tenete conto che fino a quel periodo, il tiro con l'arco sportivo era praticamente esclusivo dominio degli archi in legno. La bibliografia di quegli anni sulle corde è vasta ed interessante.
Per inciso, l'autore consiglia di incerare esclusivamente i loop delle corde e la zona sottoposta ad attrito delle dita (e della cocca), con l'unico intento di compattare la corda sotto frizione.


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26/01/2012, 22:49
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Iscritto il: 17/03/2011, 0:24
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Salve a tutti,
ciao Vtr, deduco che quanti hanno sempre consigliato di incerare le corde, per una maggior durata delle stesse, inconsapevolmente erravano; deduco anche che l'unico vantaggio che si potrebbe ricavare dall'inceratura è quello di rendere impermeabile la corda, rendendone stabile solo la sua lunghezza.
Per chi non lo sapesse: le fibre vegetali si accorciano bagnandosi e aumenterebbero il "brace", se non protette, anche se di pochissimo.
Grazie da Raff


27/01/2012, 0:11
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Scusate l'ottusità, ma non capisco se stiamo parlando di resistenza delle fibre o di allungo/accorcio in condizioni di umidità.
Penso che, se ad Agincourt gli inglesi riparavano le corde sotto gli elmi per non bagnarle, un motivo ci sarà stato.
Comunque aspetto l'uscita dei test comparativi, i numeri difficilmente mentono.


27/01/2012, 8:36
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Località: tra l'oglio ed il chiese
Ciao Gorthan,
Stiamo parlando dei filati vegetali e della loro caratteristica di aumentare il carico di rottura all'aumentare della percentuale di umidita, contenuta nelle fibre; come puoi vedere dalla tabella postata da Vtr non è cosa da poco.
Di contro si può riscontrare un accorciamento della corda all'aumentare della % di umidità. Incerando le corde si impedisce che in essa i penetri l'umidita e le fibre vegetali più perdono umidità più si spezzano facilmente perchè si abbassa il loro carico di rottura, un pò come il legno dell'arco: se la sua umidità scende al di sotto del 10-12 % si infragilisce e va incontro a facile rottura. Se la sua umidità interna sale oltre il 10-12 % si flette di più ma rende meno.
Curiosa la notizia della corda conservata sutto l'elmo (caschetto di cuoio con crocera in ferro) nella battaglia di Agincourt; lì l'umidità di solito è elevata.
Forse perchè così era più a portata di mano e non occorreva rovistare in borse o tascapani?
Un saluto da Raff


27/01/2012, 16:19
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