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 il paradosso dell' "ARCO STORICO" 
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
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Ciao Luca, questo è lo spirito!
Perfettamente in linea con te


18/11/2020, 12:13
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Credo comunque che la competizione sia uno stimolo. Personalmente sono sempre stato in competizione con me stesso nel senso che se partecipavo a gare, cercavo di fare meglio che nella precedente. Il punto è se si sceglie l’arco cosiddetto "storico", che bisognerebbe trovare condizioni adatte alla bisogna. E’ qui che entrano in gioco le associazioni e quelle che ci sono attualmente non mi sembra che soddisfino i requisiti. Partecipare ad una gara inoltre è un’occasione di incontro tra persone con le stesse aspirazioni (più o meno). Dovrebbero essere un’occasione di crescita e non di scontro a tutti i costi.


18/11/2020, 12:35
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La competizione è nel dna dell'uomo.
Si tratta di qualcosa di utile, che stimola la crescita, la capacità di apprendere, l'acquisire fiducia in Sè stessi.
Non va affatto demonizzata, anzi va promossa, proprio per quanto porta in dote.
Ha un figlio che ha due anime: l'agonismo.
Una di queste anime è chiara, perché trasforma l'uomo in un atleta agonista. Un uomo che non partecipa per crescere, ma per vincere. Per questo affronta la sua preparazione ai limiti delle sue capacità, per andare oltre.
L'altra è scura. Perché passare il limite, vincere ad ogni costo può far perdere il senso delle cose, della giustizia, dell’umanità, della fratellanza.

Io penso che sia formativa negli adolescenti.
Lo è anche per chi nell'adolescenza, periodo deputato alla formazione, non ha potuto esercitarla.
In quest'ultimo va affrontata con maggior buon senso, perché il corpo e la mente non passano quei limiti con la medesima semplicità... e non recuperano gli eventuali danni che ciò comporta, con la stessa facilità.

In ogni caso, è una fase.
Va praticata per un periodo come fine ultimo.
Se si resta agganciati alla competizione come fine ultimo, essa finisce per fermare la crescita.
Arriva infatti il momento in cui ci si accorge che l'altro con cui si compete è solo una proiezione di noi stessi.
L'avversario sei tu.
Se vuoi davvero vincere, devi muovere il tuo studio in un altra direzione.
Non più verso l'esterno, ma verso l'interno, arrivando ad un nuovo livello di profondità e di conoscenza che rimette in discussione te stesso, i tuoi valori e con essi, il senso stesso della tua vita.

È da questo secondo percorso che emerge l'arciere storico.
Un arciere che ha fatto dell'arco uno strumento di liberazione e di emancipazione.
Chi resta agganciato alla competizione, spesso finisce invece per diventarne schiavo.


19/11/2020, 9:00
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
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Cavolo Oliviero … ich gratuliere! (tanto so che mi capisci ;) ). Per quel che mi riguarda, personalmente, a parte quello che ho già scritto, per me l’arco storico è un oggetto di ricerca (ho sempre cercato di riprodurre attrezzi il più possibile simili agli originali anche nei metodi di costruzione proprio per entrare il più possibile in sintonia con chi ci ha preceduto) ma anche un’ arma nel vero senso del termine. Il pensiero è sempre stato quello di essere in grado di costruirmi un’ arma (veramente efficace) e di saperla utilizzare. In questo modo posso essere in sintonia con il passato, posso essere anche in questi tempi un “guerriero” come lo erano gli antenati … (e poi chi sa … potrebbe sempre tornare utile hahaha). In ogni caso ci permette di sintonizzarci con loro, come dicevo.


19/11/2020, 13:35
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Località: Genova - Prata Veituriorum
"Chi resta agganciato alla competizione, spesso finisce invece per diventarne schiavo."

Appunto per questo i raduni.

Chiaramente distrubuisco gli scores con la mappetta del sito .... Vuoi come ricordo, vuoi per percularsi a pranzo....

Ciaoooo

Luca


20/11/2020, 13:10
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Grande Nitopi !

Ultimamente latito, ma mi sono sempre divertito ai raduni, mi auguro di rivederci presto a Prato Rondanino, e non solo lì!

Buon fine settimana a tutti
Giorgio


20/11/2020, 13:35
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Cosa aggiungere? Mi ha fatto molto piacere leggere ... buon futuro e auguri a tutti noi !


21/11/2020, 12:55
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Interessante dibattito, complimenti a magin ed a Oliviero per averlo reso così ricco e pieno di stimoli che vanno spesso al di là dell’argomento posto a titolo del topic.
A tal proposito vorrei solo proporre una riflessione sulla questione, posta da Oliviero, della “competizione che è nel dna dell’uomo, che ha un figlio, che ha due anime: l’agonismo.” (vedi topic del 19/11/20 ore 10:00)
Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo questa “dotta” citazione ne trarrete, penso, interessanti spunti di riflessione.

…..”sulla terra vi sono due dee chiamate Eris” (dea della discordia, n.d.r.). Questo è uno dei più notevoli pensieri greci: esso è degno di venire inciso per la posterità, proprio sulla porta d’ingresso dell’etica greca. “Se si possiede intelletto, si dovrebbe altrettanto lodare l’una di queste Eris, quanto biasimare l’altra: queste due dee hanno infatti un’indole completamente diversa. L’una favorisce invero la brutta guerra e la rissa: dea crudele! ….Essa, che è più vecchia, ha generato la nera morte; l’altra invece è stata deposta da Zeus, l’alto dominatore, nelle radici della terra e fra gli uomini: essa è molto migliore. Questa seconda Eris spinge al lavoro anche l’uomo inetto; e quando qualcuno che non possiede nulla guarda un altro che è ricco, egli si affretta allora nello stesso modo a seminare, a piantare e a mettere bene in ordine la casa; il vicino gareggia con vicino che tende al benessere. Buona è questa Eris per gli uomini. Anche il vasaio è astioso verso il vasaio, e il carpentiere verso il carpentiere; il mendicante invidia il mendicante, e il cantore il cantore”1) …………….. E non soltanto Aristotele, ma tutta quanta l’antichità greca pensa, riguardo all’astio e all’invidia, diversamente da noi, e giudica come Esiodo, il quale da un lato designa come cattiva una Eris, quella cioè che spinge l’uno contro l’altro gli uomini, in una crudele lotta di annientamento, e d’altro lato loda come buona una seconda Eris, che sotto forma di gelosia, astio e invidia, stimola gli uomini all’azione, non già a una lotta di annientamento, bensì all’agone. Il Greco è invidioso, e non sente questa proprietà come un difetto, bensì come azione di una divinità benefica: quale abisso fra il nostro giudizio etico e il suo! Poiché è invidioso, egli sente anche – ogni volta in cui gode di un eccesso di onore, di ricchezza, di lusso e di felicità – che su di lui si posa l’occhio invidioso di un dio, e teme questa invidia; in questo caso egli si sente richiamato all’instabilità di ogni sorte umana, inorridisce di fronte alla propria felicità e, sacrificandone la parte migliore, si piega di fronte all’invidia divina. Questa concezione non lo allontana affatto dai suoi dèi: il significato di questi, al contrario, viene precisato dal fatto che l’uomo – la cui anima si accende di invidia per ogni altro essere vivente – non potrà mai ardire di gareggiare con essi…………….
Ogni grande Greco trasmette la fiaccola dell’agone: ogni grande virtù serve ad accendere una nuova grandezza………..
…….Se si vuol vedere veramente senza veli quel sentimento nelle sue manifestazioni ingenue, il sentimento cioè che l’agone è necessario, si pensi allora al significato originario dell’ostracismo, quale è stato precisato per esempio dagli Efesii, in occasione dell’Esilio di Ermodoro. “Fra noi nessuno deve essere il migliore se qualcuno lo è, lo sia altrove e presso altri”2) Ma perché nessuno deve essere il migliore? Perché in tal modo l’agone si esaurirebbe e l’eterno fondamento vitale dello Stato greco sarebbe messo in pericolo…………
……...Il significato primitivo di questa sorprendente istituzione non è tuttavia quello di una valvola, bensì quello di uno stimolante: si elimina l’individuo che emerge, perché si risvegli di nuovo il gioco agonistico delle forze. Un pensiero, questo, che si oppone all’<esclusività> del genio in senso moderno, ma presuppone che, in un ordine naturale delle cose, esistano sempre parecchi geni, i quali si stimolino vicendevolmente all’azione e del pari si mantengano vicendevolmente entro il limite della misura. Questo è il nocciolo della concezione greca dell’agonismo: essa aborrisce il dominio esclusivo e teme i suoi pericoli; essa desidera, come strumento di difesa contro il genio, un secondo genio.
Ogni attitudine deve svilupparsi attraverso la lotta: così ordina la pedagogia popolare greca……….Per gli antichi greci….lo scopo dell’educazione agonistica era il benessere della collettività, della società politica…………...Non esisteva un’ambizione smisurata e incommensurabile, come per lo più è il caso rispetto all’ambizione moderna; il giovane pensava al bene della sua città materna, quando gareggiava nella corsa, nel lancio del disco o nel canto; con la propria gloria egli voleva accrescere la gloria della città; egli dedicava agli dèi della città la corona che i giudici dell’agone ponevano in segno di onore sul suo capo…………….

Finito il 29 dicembre 1872

da: Friedrich Nietzche, LA FILOSOFIA NELL’EPOCA TRAGICA DEI GRECI E SCRITTI 1870-1873, 5 Agone omerico, Prefazione, Piccola Biblioteca Adelphi, 1991, pag. 120-124


Note:
1) Cfr. Esiodo, Opere e giorni, vv. 11-26
2) Cfr. Eraclito (Diel-Kranz), fr. 121.


24/11/2020, 17:45
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Località: Genova - Prata Veituriorum
giorgio_65 ha scritto:
Grande Nitopi !

Ultimamente latito, ma mi sono sempre divertito ai raduni, mi auguro di rivederci presto a Prato Rondanino, e non solo lì!

Buon fine settimana a tutti
Giorgio

TI aspetto ;)
Ciao
Luca


26/11/2020, 13:13
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Aperto un Gruppo Pubblico in Facebook dal titolo REGOLAMENTI DI GARE D'ARCIERIA STORICA

https://www.facebook.com/groups/2837283333184372


27/11/2020, 20:43
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