vtr
Iscritto il: 09/12/2010, 22:17 Messaggi: 188
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mah... sembra che negli ultimi dieci anni si sia generato una sorta di raptus compulsivo per "dimostrare" la retrodatazione della nascita dell'arco. Fenomeno già accaduto dal 2010 in sudafrica, relativamente a reperti litici di 70.000 anni fa, potenzialmente interpretabili come punte di freccia/zagaglia.
Archi/frecce ritrovati? ovviamente nulla (e questo è comprensibile, non ci sono torbiere in Puglia né nel Natal). In compenso si è sviluppato un apparato depistante di pubblicazioni, anche molto interessanti per certi versi, in cui viene dimostrato un bel nulla, se non il fatto indiziario che le punte, per dimensione e tipologia, ricordano i "lunati" nordafricani e i microliti geometrici di El Wad di 40.000 anni dopo.. e che potenzialmente le capacità dell'uomo anatomicamente moderno, e quindi delle sue capacità cognitive atte ad assemblare materiali - meta-utensili di vari tipi con cui si potevano realizzare utensili evoluti come arco e frecce. Queste pubblicazioni (almeno un centinaio per quel che riguarda il sudafrica) sono arrivate un po' dappertutto, evidentemente contagiando qua e la.
Le prove oggettive per poter definire che una punta è servita come armatura per un'arma da lancio è basata sulle analisi delle macrofratture (l'impatto con un bersaglio, qualsiasi natura abbia, provoca delle rotture diagnostiche evidenti anche ad occhio nudo) e dall'analisi delle microlesioni, segni rilevabili solo dal microscopio (strie o microlesioni caratteristiche suula selce). Detto questo, la conferma finale deve essere compiuta da una opportuna sperimentazione, che cerca di ricreare lo scenario originale (?). Purtoppo qui casca l'asino, perché ancora non è stata stailita una regola procedurale (quindi un protocollo) valido per tutti. Ognuno ci prova...carcasse animali (ma morti da quanto tempo?) bersagli succedanei (gel balistico, tessuti spugnosi, carta imbevuta d'acqua, ecc ma senza riferimento alcuno alla loro natura e caratteristiche intrinseche. E ci andrei molto cauto, con l'Uluzziano.
Insomma, in un evento reale di caccia sono molteplici i fattori che condizionano le lesioni(micro e macro) delle cuspidi e generalizzarle in un test di laboratorio è quantomeno azzardato. Che tessuti hanno attraversato? Che velocità avevano queste frecce? che tipo di selvaggina era cacciata? che massa avevano queste frecce? che tipo di giunzione avevano le punte con l'asta? Sono tutte informazioni basilari per poter continuare con i ragionamenti.
Ora, che un gruppo di scienziati giapponesi siano venuti in aiuto al gruppo degli scienziati bolognesi alla grotta del cavallo e abbiano stabilito lapidariamente ciò che viene presentato mi pare veramente troppo azzardato, perlomeno con le "prove" che hanno pubblicato.
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