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nicodemo60
Iscritto il: 09/11/2010, 23:19 Messaggi: 370
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Guarda che hai un MP!
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19/03/2012, 22:37 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Ciao Quikly, quikly ha scritto: Ciao raff e grazie per la risposta. Ancora una domanda: io i legni li lascio stagionare in Garage e li ho già scortecciati quasi tutti però non li ho spaccati, cosa mi consigli di spaccarli ho di lasciarli così? Se non hai altri posti ti conviene spaccarli e laccarli, o al limite vinavil diluita al 30% (70 di vinavil e 30 di acqua). Per Giorgio sei stato molto esaustivo.... ma niente portico legnaia, vuoi tenere il prezioso legno all'asciutto e vicinissimo agli insetti roditori? Anche se usi la rete con le palline di naftalina gli insettini arriverebbero lo stesso; ricorda che la naftalina ha effetto se è in un ambiente chiuso, quale può essere un cassetto o un sacco di plastica. Scarta anche il contenitore per l'acqua: creare un ambiente a umidità costante (60%) è improponibile. Devi giungere ad un accordo con la consorte in merito alla cantina interrata; ci sarà pure un angolino lontano dalla porta che puoi occupare, o no? L'idea di Nicodemo del polistirolo è giusta: lascia passare l'umidità lentamente, isola dal calore, se è fresco di fabbrica è già leggermente antitarmico di suo; unico neo: i topi lo preferiscono per ricavarci una nursery ed allora sì che sentiresti la consorte!!! Raff
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19/03/2012, 23:06 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Salve a tutti, Una curiosità sui legni in "antico", forse un pò OT, dal sito: http://www.romaeterna.org/antichi/vegez ... x.html#p35I romani abbattevano gli alberi, per legni da costruzione per strutture e navi, a partire dal solstizio d'estate e finivano a primo gennaio. Però rispettavano la fase lunare: dal 15° al 23° giorno dopo la luna nuova, affinchè non tarlassero. Il legno di rovere, destinato alla costruzione di navi della Repubblica Veneta, veniva fatto stagionare 10 anni immerso nell'acqua di mare per renderlo resistente anche alla putrefazione. http://www.il-legno.it/forum/viewtopic. ... 6&start=30Alla pagina successiva vi è anche la piantina dell'ubicazione del bacino di stagionamento in arsenale. Raff Ps: anche l'arsenale di Amsterdam aveva il bacino di stagionatura in acqua di mare.
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22/03/2012, 0:16 |
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magin
Iscritto il: 27/07/2010, 9:00 Messaggi: 2594
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i Veddha dello Sri Lanka costruivano i loro archi senza stagionarli ma si premuravano di scaricarli subito dopo l'uso. la stessa cosa facevano probabilmente anche qui in Europa in qualche caso. l'arco di tasso del guerriero di Altdorf (650 dC Canton Uri) ad esempio, aveva ancora la corteccia la quale è stata solo lisciata ma era ancora attaccata all'arco, segno che è stato fatto da fresco. per stagionarli basta lasciarli in un posto all'ombra arieggiato ma non troppo secco. l'importante è che il legno abbia il tempo di assestarsi. se si lasciano i tronchi interi e magari li si sigilla addirittura con la colla ci vogliono anche anni prima che all'interno stagioni e quando si lavoreranno se non è passato abbastanza tempo è facile che si formino delle crepe interne. sgrossando l'arco dopo poco dal taglio si accellera il processo di stagionatura ed in poche settimane l'arco è già sufficientemente secco. se si fa da fresco è meglio tenerlo ingrassato.
ciao!
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22/03/2012, 8:27 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Salve a tutti, bentrovati, per quanto riguarda la mia piccola esperienza, l'inverno del 2010-2011 ho recuperato dei tronchetti di nocciolo, ailanto, olmo e tasso e, lasciati più lunghi del necessario (circa 2-2,5 mt), senza scortecciarli, ho spalmato le estremità tagliate con vinavil ed gli ho fatto aderire un pezzo di plastica di una busta, per poi lasciarli a riposo come nelle foto allegate.. I rami più piccoli (nocciolo, diam. 4-5 cm. circa) ho cominciato a lavorarli dopo 3-4 mesi (per fare esperienza).. Un tronchetto di olmo, ad esempio, di circa 9-10 cm. di diam., invece, l'ho lasciato così per 10-11 mesi e, dopo averlo spaccato in due e abbozzato l'arco, ho dovuto, ad ogni ripresa lavorativa, ingrassarlo abbondantemente con un pezzo di lardo ogni volta che asportavo materiale, in quanto il durame, nel ventre dell'arco, cominciava a microfessurarsi longitudinalmente, segno questo - credo - che il periodo di stagionatura non era stato sufficiente non essendo "scesa" in profondità. Comincio a pensare, vista questa esperienza diretta (ed altre indirette), che tronchetti fino a 7-8 cm di diam., si possono lasciare interi a stagionare, mentre quelli più grandi conviene spaccarli ed eventualmente, ingrassati ben bene, lasciati a riposare se si vuole lavorarli nell'arco dell'anno. Per lo scortecciamento preventivo, ancora devo comprendere meglio.. So però da sempre che il taglio del legno, per qualsiasi uso se ne debba fare, è sempre preferibile effettuarlo d'inverno; e, più precisamente, nelle due settimane di luna calante dei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Pare che ciò meglio predisponga il legno, empiricamente parlando, anche a resistere all'attacco dei parassiti.. del resto, perchè non provare? ..tanto è gratis! A presto, Peppe P.S. x Giorgio: Ciao, una rastrelliera del genere è semplicissima da fare e abbastanza pratica.. x il posizionamento, la mia è in un locale seminterrato ove riescono a ben stagionare anche i tradizionali derivati del suino , ciò per far meglio comprendere il microclima presente nell'ambiente.. in effetti in base a quello che scrivi, al posto tuo, farei di tutto per utilizzare la cantina interrata.. hai pensato, se non hai pareti libere, ad una struttura orizzontale da appendere/sospendere al soffitto in alternativa?
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23/03/2012, 9:24 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Ciao Gbr1067, gbr1967 ha scritto: Salve a tutti, bentrovati, per quanto riguarda la mia piccola esperienza, l'inverno del 2010-2011 ho recuperato dei tronchetti di nocciolo, ailanto, olmo e tasso e, lasciati più lunghi del necessario (circa 2-2,5 mt), senza scortecciarli, ho spalmato le estremità tagliate con vinavil ed gli ho fatto aderire un pezzo di plastica di una busta, per poi lasciarli a riposo come nelle foto allegate.. I rami più piccoli (nocciolo, diam. 4-5 cm. circa) ho cominciato a lavorarli dopo 3-4 mesi (per fare esperienza).. Un tronchetto di olmo, ad esempio, di circa 9-10 cm. di diam., invece, l'ho lasciato così per 10-11 mesi e, dopo averlo spaccato in due e abbozzato l'arco, ho dovuto, ad ogni ripresa lavorativa, ingrassarlo abbondantemente con un pezzo di lardo ogni volta che asportavo materiale, in quanto il durame, nel ventre dell'arco, cominciava a microfessurarsi longitudinalmente, segno questo - credo - che il periodo di stagionatura non era stato sufficiente non essendo "scesa" in profondità. Comincio a pensare, vista questa esperienza diretta (ed altre indirette), che tronchetti fino a 7-8 cm di diam., si possono lasciare interi a stagionare, mentre quelli più grandi conviene spaccarli ed eventualmente, ingrassati ben bene, lasciati a riposare se si vuole lavorarli nell'arco dell'anno. Per lo scortecciamento preventivo, ancora devo comprendere meglio.. ............... la mia è in un locale seminterrato ove riescono a ben stagionare anche i tradizionali derivati del suino , ciò per far meglio comprendere il microclima presente nell'ambiente..... Bellisiima e ben fornita la "dispensa", mi sa che qualcuno ti invidia il raccolto ed il locale. Ma però, permettimelo, non penso che hai scelto il procedimento migliore: A) Se tagli con lunghezze abbondanti, non ti dovrebbe preoccupare se le teste dei tronchetti subiscono la stellatura (fessurazioni radiali) per eccessiva rapidità di stagionamento; quando inizi o a spaccare o a sbozzare accorci di 4-8 cm per lato, il tronchetto e non hai più le crepe. Proteggendoli con vinavil e sacchetto di plastica eviti nel modo assoluto che dalle teste esca la benchè minima traccia di acqua e tra due anni avrai ancora il legno bagnato, visto che la corteccia di per sè è impermeabile o per lo meno permette un lentissimo scambio con l'esterno. Del resto, tu stesso, riporti che dopo 10-11 mesi di permanenza in stagionatura nell'abbozzare l'arco hai dovuto usare il grasso per evitare le microfessurazione. B) Come la mettiamo coi tarli visto che lasci la corteccia per più di tre quattro mesi? C) In un locale come il tuo, atto alla stagionatura dei salumi il che significa umidità intorno al 70-75 %, direi che anche se non ingrassi o usi il vinavil sulle teste non dovrebbero formarsi stellature importanti e otterrai sicuramente di stagionare con più dicurezza e rapidità. Ti ricordo che la stagionatura su legno privo di corteccia, in ambiente col 60 % di umidità, avanza in ragione di 1 cm all'anno, su tutta la superficie, dall'esterno verso l'interno. Cinque anni per stagionare un tronchetto del diam. di 10 cm. Ciao da Raff
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24/03/2012, 0:44 |
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bac
Iscritto il: 26/02/2011, 11:43 Messaggi: 2674
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dico la mia: noi costruiamo archi e frecce , abbiamo la possibilità di curvare col vapore, perchè accanirsi a stipare legna?
fare una finestra o una gondola è un'altra cosa li si che serve legna stagionata un paio d'anni per evitare rogne da ritiro .
per gli archi è diverso meglio legno fresco , o doghe asciugate al massimo 2 o 3 mesi senza sigillarle altrimenti ci mettono una vita ad asciugare.
in conclusione secondo me è l'arco che deve stagionare non la doga.
p.s. il legno stagionato va bene comunque.
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24/03/2012, 19:08 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Molte cose sono state dette, tutte vere e sacrosante, risultato, ognuna, della propria esperienza personale, delle usanze (e del legname) del luogo in cui si vive, e delle esperienze altrui di cui si è venuti a conoscenza; non ultime, anzi, fondamentali, in quanto trattanti tutte della comune passione, tutte quelle Qui presenti. Credo che un fondo di verità comune lo si possa trovare in tutti gli interventi fin qui fatti, ma benvengano, ovviamente, altri... Personalmente, sento particolarmente vicine le citazioni di: Raff quando scrive che: “I romani abbattevano gli alberi, per legni da costruzione per strutture e navi, a partire dal solstizio d'estate e finivano a primo gennaio. Però rispettavano la fase lunare: dal 15° al 23° giorno dopo la luna nuova, affinchè non tarlassero”, al momento posso dire che sembra funzionare.. io sapevo, dall'esperienza degli anziani del posto, solo le lune calanti invernali.. comunque, incrociamo le dita ; quella di Magin, che aggiunge: “...per stagionarli basta lasciarli in un posto all'ombra arieggiato ma non troppo secco. l'importante è che il legno abbia il tempo di assestarsi. se si lasciano i tronchi interi e magari li si sigilla addirittura con la colla ci vogliono anche anni prima che all'interno stagioni e quando si lavoreranno se non è passato abbastanza tempo è facile che si formino delle crepe interne. sgrossando l'arco dopo poco dal taglio si accellera il processo di stagionatura ed in poche settimane l'arco è già sufficientemente secco. se si fa da fresco è meglio tenerlo ingrassato”; ed infine quando Bac asserisce: “...per gli archi è diverso meglio legno fresco , o doghe asciugate al massimo 2 o 3 mesi senza sigillarle altrimenti ci mettono una vita ad asciugare. in conclusione secondo me è l'arco che deve stagionare non la doga." La scelta di quest’anno di aver messo solo il vinavil sui tagli - vedi tronchetti senza plastica - è infatti scaturita dal fatto di aver trovato umidità nel legno dopo lo spacco. Ormai li lascio così (o al massimo spacco i piu grossi), il prossimo inverno si vedrà; non credo comunque che la cosa possa compromettere le caratteristiche del legno, anzi, probabilmente, può aiutare a mantenerle più a lungo, vicine a quelle di quando è stato tagliato.. quindi, se è vero che è l’arco a dover stagionare – bella espressione Bac! – in teoria mi dovrei ritrovare al momento dell’uso, con del materiale se non proprio fresco, magari già abbastanza assestato quindi ingrassando alla fine di ogni ripresa lavorativa – con riferimento a Magin - con pause di ulteriore assestamento/stagionatura, si dovrebbe arrivare ad una discreta procedura esecutiva.. almeno per quanto fin qui già fatto, circa il materiale già presente e senza considerare la successiva lavorazione, ma questo è un altro argomento che conto di affrontare presto. Ciao a tutti, Peppe. P.S.: Grazie Raff per i complimenti.
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26/03/2012, 0:38 |
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1942LINO
Iscritto il: 14/03/2012, 11:37 Messaggi: 222
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gbr1967 ha scritto: Molte cose sono state dette, tutte vere e sacrosante, risultato, ognuna, della propria esperienza personale, delle usanze (e del legname) del luogo in cui si vive, e delle esperienze altrui di cui si è venuti a conoscenza; non ultime, anzi, fondamentali, in quanto trattanti tutte della comune passione, tutte quelle Qui presenti. Credo che un fondo di verità comune lo si possa trovare in tutti gli interventi fin qui fatti, ma benvengano, ovviamente, altri... Personalmente, sento particolarmente vicine le citazioni di: Raff quando scrive che: “I romani abbattevano gli alberi, per legni da costruzione per strutture e navi, a partire dal solstizio d'estate e finivano a primo gennaio. Però rispettavano la fase lunare: dal 15° al 23° giorno dopo la luna nuova, affinchè non tarlassero”, al momento posso dire che sembra funzionare.. io sapevo, dall'esperienza degli anziani del posto, solo le lune calanti invernali.. comunque, incrociamo le dita ; quella di Magin, che aggiunge: “...per stagionarli basta lasciarli in un posto all'ombra arieggiato ma non troppo secco. l'importante è che il legno abbia il tempo di assestarsi. se si lasciano i tronchi interi e magari li si sigilla addirittura con la colla ci vogliono anche anni prima che all'interno stagioni e quando si lavoreranno se non è passato abbastanza tempo è facile che si formino delle crepe interne. sgrossando l'arco dopo poco dal taglio si accellera il processo di stagionatura ed in poche settimane l'arco è già sufficientemente secco. se si fa da fresco è meglio tenerlo ingrassato”; ed infine quando Bac asserisce: “...per gli archi è diverso meglio legno fresco , o doghe asciugate al massimo 2 o 3 mesi senza sigillarle altrimenti ci mettono una vita ad asciugare. in conclusione secondo me è l'arco che deve stagionare non la doga." La scelta di quest’anno di aver messo solo il vinavil sui tagli - vedi tronchetti senza plastica - è infatti scaturita dal fatto di aver trovato umidità nel legno dopo lo spacco. Ormai li lascio così (o al massimo spacco i piu grossi), il prossimo inverno si vedrà; non credo comunque che la cosa possa compromettere le caratteristiche del legno, anzi, probabilmente, può aiutare a mantenerle più a lungo, vicine a quelle di quando è stato tagliato.. quindi, se è vero che è l’arco a dover stagionare – bella espressione Bac! – in teoria mi dovrei ritrovare al momento dell’uso, con del materiale se non proprio fresco, magari già abbastanza assestato quindi ingrassando alla fine di ogni ripresa lavorativa – con riferimento a Magin - con pause di ulteriore assestamento/stagionatura, si dovrebbe arrivare ad una discreta procedura esecutiva.. almeno per quanto fin qui già fatto, circa il materiale già presente e senza considerare la successiva lavorazione, ma questo è un altro argomento che conto di affrontare presto. Ciao a tutti, Peppe. P.S.: Grazie Raff per i complimenti. Vi ho seguito con interesse e devo dire che mi sono confuso, io ho sempre tagliato in tronchetti e sigillato le estremita' con vinavil e sacchetto in plasica; ora concordando con chi dice che tale precedura allunga all'infinito la stagionatura ho provato a lasciare tronchetti interi, spaccati e sagomati approssimativamente in archi ; questi ultimi ingassati, essi sono di robinia e di tasso: domanda puo' andar bene, le prove le faro' in corpore vivi appena possibile: Voi cosa ne dite? Lino k
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26/03/2012, 18:00 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Ciao LINO, hai fatto benissimo anche così. Legali ad un travetto che rimangano dritti a stagionare per qualche mese, fintanto che pensi a cosa ci vuoi tirar fuori. Ciao da Raff
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26/03/2012, 22:56 |
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