Non mi ricordavo di questo vecchio post.
Beh, ricetta raffinata ma, tutto sommato, credo eccessiva.
Un violino è un oggetto molto diverso da un arco.
Occorre certamente utilizzare una sostanza più fluida.
In primo luogo, perché è protetto da gommalacca, che va penetrata.
Secondariamente, perché uno strato troppo persistente finirebbe per frenare le vibrazioni (che sono il suo scopo primario).
In terzo luogo, l'investimento in sostanza più pregiate è certamente ripagato dal fatto che esso si tramanda nei secoli.
Aumentando di valore.
Un bell'arco in tasso, se viene usato spesso anche se correttamente, prima o poi segue la corda.
Anni, non secoli.
Comincia a perdere di potenza e, giustamente visto l'uso piuttosto violento a cui lo sottoponiamo, chiede onorato pensionamento. Quelli che ti hanno servito più fedelmente, talvolta li conservi ma è un fatto sentimentale.
Magari ti hanno fatto vincere qualche gara.
Sugli archi non è affatto negativo uno strato protettivo corposo.
Vale il melius abundare quam deficere.
Pioggia (oggi più acida di un tempo), sudore delle mani (soprattutto se non usi una protezione in pelle per la mano dell'arco) e urti più o meno violenti ne fanno beneficiare alquanto.
Se guardi un arco incerato dopo che ha combattuto sotto la pioggia, capisci subito cosa intendo.
Un solido strato di cera nuova toglie subito le piccole macchie bianche che la pioggia ha favorito.
Sai perché i violini si tengono in un panno di seta?
Per lo stesso motivo per cui i bachi la producono. La seta riesce a tenere fuori intrusi, come tarli e affini.
Inoltre isola perfettamente dall'umidità e dagli sbalzi di temperatura.
Chi di noi non usa custodie di seta per i propri archi, Usando magari una più popolare lana, lino o cotone, aggiunga un strato protettivo in più, che non guasta.
Grasso o cera?
Proteggono bene entrambi.
La natura, in fondo, li ha creati per quello.
Anche se il primo fa anche da scorta alimentare.
Entrambi possono essere scaldati fino a diventare liquidi, se si vuole dargli un po più di penetrazione nelle fibre del legno (senza arrivare alla finezza del l'olio di lino). L'arco ne sarà grato perché la maggior penetrazione aggiunge un blando effetto nutritivo alle fibre del legno.
Blando. Perché comunque, con il passare degli anni, il legno tende inevitabilmente a seccare e alle fibre non superficiali non si riesce ad arrivare.
All'inizio del trattamento l'arco si lamenta un po', e lo trovi più duretto del solito.
Ma come un buon amico, poi capisce che hai operato per il suo bene.
Ti perdona e torna il compagnone di sempre.
Personalmente preferisco la cera.
Mi piace il profumo.
Quando esagero un po' non ho lo sgradevole odore di rancido e anche la custodia si unge e si sporca meno.
Col passare del tempo, la custodia finisce per diventare un po' impermeabile per "effetto barbour" e mi piace pensare che era proprio in questo modo che gli eserciti di un tempo riuscivano a proteggere le loro preziose doghe lavorate durante le lunghe marce forzate cui erano sottoposti. Talvolta nell'umidità e nella pioggia.
...in quei casi, temo che il grasso animale, se fosse stato presente, avrebbe presto finito per portare un minimo di sollievo digestivo ad una milizia spesso malnutrita...
La cera, inoltre, può essere tirata a lucido e tu puoi vedere subito, nei ranghi, chi ha cura della propria dotazione è chi no.
Il grasso animale penetra un po meglio.
Tende a irrigidire meno e questo lo rende ideale per il cuoio.
Ma sicuramente è più gradito agli intrusi di cui sopra.
Insomma, va gestito con più attenzione.
Difficilmente un falegname, un mobiliere o un antiquario te la consiglieranno.