Incontro con il Warbow (English Warbow Society)
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M4TT
Iscritto il: 28/07/2014, 12:05 Messaggi: 16
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Oliviero ha scritto: Un piccolo contributo, sempre legato all'allineamento scapolo-omerale. Vale quel che vale, perché è desunto da fotografie che spesso traggono in inganno. C'è una piccola differenza nel braccio dell'arco del signor Pin e in quello del signor Brovelli (e della persona di colore). Questi ultimi tendono completamente il braccio, realizzando una maggior apertura dell'arco al prezzo però di un maggior interessamento della muscolatura del braccio. Si tratta di una leggera violazione di simmetria dell'arco nell'arco che porta ad un gesto bio-meccanicamente più faticoso. Anche se spesso è favorito da una morfologia genetica naturale, specialmente nelle donne, questo secondo modo di tendere l'arco viene da noi corretto in favore del primo. Sia detto per inciso, questo secondo modo di tirare porta l'avambraccio nella traiettoria della corda. Colpire l'avambraccio con questi archi può influenzare la precisione del tiro. Mi permetto una piccola osservazione a questo contributo a proposito del braccio dell'arco... l'estensione completa dell'avambraccio sul braccio non credo comporti un gesto biomeccanicamente scorretto... anzi! una volta "bloccata" l'articolazione del gomito, è proprio l'allineamento di omero, radio, ulna, e carpo a mantenere aperto l'arco, senza dover attivare in maniera eccessiva la muscolatura... unica eccezione da me provata è il tentare di aprire un arco palesemente troppo forte per le mie capacità e allora si che si attivano compensi dannosi alla biomeccanica del gesto. Per quanto riguarda la problematica del gomito iper-esteso che sovente si riscontra in donne, bambini e principianti, una volta corretto non compare più durante il tiro.
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15/06/2016, 21:39 |
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vtr
Iscritto il: 09/12/2010, 22:17 Messaggi: 188
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Nero ha scritto: indicate anche le altre date? Se per altre date ti riferisci a stage di laboratorio, prima di settembre non se ne parla. Stiamo elaborando i dati della scorsa sessione, e c'è veramente tanto da fare. Quando i dati saranno sintetizzati (ed emergeranno correlazioni tra equilibri, catene cinetiche muscolari e successioni posturali dinamiche) è possibile che si facciano altre sedute di laboratorio più specifiche e focalizzate. Nel frattempo, un altra ricerca parallela sulla postura e sui metodi didattici relativi per impostarla (o migliorarla) sarà affrontata da Matteo Lucaroni. Nel frattempo saranno pubblicati i primi risultati parziali del progetto. E nostra intenzione, ai primi di ottobre, di organizzare un workshop in toscana per presentare i primi risultati a tutti gli OPS e Tecnici Formatori UISP.
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15/06/2016, 22:25 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Chiedo scusa se mi sono espresso male. Sono certo che chi va a caccia per tutta la vita con l'arco non esegue movimenti scorretti. Quei movimenti fanno parte di una catena cinetica perfettamente efficiente. Per lui e per chi segue un percorso analogo. Ho detto solo che nella nostra scuola si corregge un atteggiamento a favore di un altro. Comunque, come ha ben specificato Gionata, credo di essere stato tratto in inganno dalle fotografie. Sull'apertura dall'alto non sono esattamente d'accordo con Gionata. Essa è senz'altro la più naturale. Inoltre è l'unica applicabile quando si è serrati con una fanteria in protezione degli arcieri con gli scudi. In battaglia è quella che si usa prevalentemente. Non è però applicabile, per motivi di spazio utile, se si tira dalle fenditure verticali realizzate nelle postazioni per gli arcieri, ad esempio in una torre medievale. Noti i muscoli che devono essere azionati nell'azione simmetrica descritta da Vittorio, non è poi così importante da che parte si apre l'arco. Basta utilizzare sempre gli stessi muscoli, ricercando le stesse sensazioni e le stesse emozioni. Talvolta ho l'impressione che consideriate il tiro con l'arco antico come una sorta di stile moderno basato su parametri diversi ma fissati. Le esigenze del tiro bellico sono talmente varie e diversificate da rendere un'assioma di questo tipo impossibile nella realtà pratica. Sarebbe un po' come chiedere ad un soldato di tirare di fucile solo come fa un campione olimpionico. Provate a tirare correndo. Scoprirete di poter ancorare solo al petto. Vi assicuro, può capitare, anche se non frequentemente. Realizzare un'imboscata obbliga ad utilizzare l'arco da posizioni dove l'assetto del corpo e la modalità di apertura dell'arco sono libere e lontanissime da uno stile codificato. Il vostro lavoro, probabilmente, approderà non lontano da uno stile che Vittorio chiamerebbe di minima azione (massimo risultato minimo sforzo) . Uno stile versatile e, paradossalmente, moderno. Altro che antico. Uno stile che è stato lentamente dimenticato perché ciò che ho descritto non è stato più importante. Le premesse che vedo sono davvero ottime. Noi non abbiamo avuto quel supporto scientifico che dimostri inequivocabilmente che tutto ciò è la realtà dei fatti. C'è lo darete voi questo supporto? Io spero proprio di sì. ...e mi leverei anche qualche sassolino dalla scarpa con chi ci ha dato degli esaltati negli ultimi vent'anni.
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16/06/2016, 0:10 |
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magin
Iscritto il: 27/07/2010, 9:00 Messaggi: 2594
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Cita: Talvolta ho l'impressione che consideriate il tiro con l'arco antico come una sorta di stile moderno basato su parametri diversi ma fissati. Le esigenze del tiro bellico sono talmente varie e diversificate da rendere un'assioma di questo tipo impossibile nella realtà pratica. Sarebbe un po' come chiedere ad un soldato di tirare di fucile solo come fa un campione olimpionico. su questo sono daccordo, non si deve pensare ad uno stile di tiro con parametri fissi come quello olimpico, le variabili in gioco sono troppe. io naturalmente parlo solo per quello che è la mia esperienza e NON SONO come dire ... "il portavoce" del progetto di cui si parla. ripeto però che con archi di carico alto (ma non solo) trovo forse l'unico parametro "fisso" il caricamento dall'alto che non significa però che necessariamente l'arco debba essere per forza alzato vistosamente sopra la testa, basta un piccolo movimento. se poi sopra c'è poco spazio basta piegarsi leggermente in avanti e caricare "dall'alto" restando bassi. osservando i filmati di Stretton ad esempio, apparentemente sembra che tiri dal basso ma in realtà anche se il movimento è poco percettibile, carica anche lui "dall'alto". per quanto riguarda il tirare correndo dubito fortemente che lo si possa fare con un arco da 100# e siccome sono come San Tommaso, finchè non vedo non credo ciao
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16/06/2016, 8:33 |
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hawkwood
Iscritto il: 21/01/2014, 14:09 Messaggi: 295 Località: Segrate (MI)
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Bene, il dibattito si fa interessante.
Mi piacerebbe che altri, come già detto sopra, intervenissero su questi argomenti. Stiamo indagando e discutendo sul passato dell'arcieria, militare e non, con occhi moderni. Credo che lo sforzo debba essere quello di "liberare la mente" il più possibile dalle incrostazioni che naturalmente vi si sono sedimentate. Uno sforzo inutile o impossibile? Non credo. Certamente non facile e faticoso. Saremo sostenuti da riscontri sperimentali (da analizzare, ovviamente, e magari da invalidare, perché no?) come pure dalle singole e in alcuni casi collettive esperienze di tiro e di costruzione delle attrezzature di tiro.
Avanti così.
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16/06/2016, 10:15 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Vedi Gionata quanto è facile non capirsi sui forum. Ora che mi hai spiegato cosa intendi dire aprire l'arco dall'alto, hai anche capito cosa intendo quando dico che devi sempre agganciarti alle stesse sensazioni e agli stessi muscoli. Fondamentalmente, hai fatto tuo un gesto e puoi applicarlo anche "rompendo" la forma con cui hai maturato quel gesto. Quella forma non è più così necessaria. Su un campo di battaglia hai troppe cose da tenere sotto controllo per dover pensare anche a come si deve tirare correttamente. Si tira come si respira.
Il libbraggio non è davvero così importante. Bisogna avere il buon senso di non inciampare nel trabocchetto che ha così ben illustrato Matteo. L'arco deve essere sempre aperto con un leggero sforzo, diversamente non cogli il bersaglio. (...chissà per quale motivo la gente crede che questa cosa debba valere universalmente per tutti gli altri tipi di arco e non per il nostro). Esiste per ognuno di noi un libbraggio oltre il quale non sei più un arciere.
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16/06/2016, 15:28 |
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magin
Iscritto il: 27/07/2010, 9:00 Messaggi: 2594
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Cita: Il libbraggio non è davvero così importante. Bisogna avere il buon senso di non inciampare nel trabocchetto che ha così ben illustrato Matteo. L'arco deve essere sempre aperto con un leggero sforzo, diversamente non cogli il bersaglio. (...chissà per quale motivo la gente crede che questa cosa debba valere universalmente per tutti gli altri tipi di arco e non per il nostro). Esiste per ognuno di noi un libbraggio oltre il quale non sei più un arciere. ciao Oliviero, mah ... cosa dire? il mio approccio all'arcieria storica nasce dal desiderio di voler provare a riprodurre archi antichi e poterli utilizzare. è così che ho iniziato. per me aprire un arco da 80# col sistema che ho sviluppato naturalmente, non costituisce affatto un grande sforzo ma se non prendo il bersaglio non è perchè "faccio fatica" ma perchè non mi alleno o non sono abbastanza motivato o concentrato. una volta mi è capitato di fare una garetta con un arco di sole 50# ed ho fatto più schifo del solito. si può dire quello che si vuole ma quando ci si interessa di cercar di capire (ma anche rievocare) l'arcieria bellica antica, come minimo ci si deve mettere in condizioni di utilizzare strumenti simili a quelli antichi, cosa possibilissima tenendo conto che da quello che si può ricostruire, il libraggio medio di un arco di legno in Europa utile in guerra almeno fino al XIV secolo era compreso grossomodo tra 70 e 110 libbre più o meno, cosa che chiunque si addestri un po col giusto metodo, può utilizzare, altrimenti è solo un "gioco" non diverso dal tiro al bersaglio moderno, qualunque sia il vestito o la definizione che ci attribuiamo. ciao
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16/06/2016, 16:35 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Ed è un tipo di rievocazione, che va esplorata fino in fondo, come fai tu. Poi però quell'arco lo capisci solo se cominci anche ad utilizzarlo in quei modi. Ma con tutta la buona volontà, non me la sento di far capire ad un ragazzino che sbaglia a lasciare la gamba fuori dagli scudi usando un arco di libbraggio a tre cifre e una freccia sopra il centimetro di diametro. Per questo imponiamo di non superare mai le 50 - 55 libbre (e i lividi ci sono comunque). Senza queste importantissime esperienze, vedi solo la metà chiara della luna, quella legata all'oggetto fisico arco. Esiste un'altra faccia della luna che è quella legata a cosa quell'arco ti fa provare quando viene usato in quella maniera. E qui inizi a studiare l'uomo, te stesso e gli altri. In quel momento capisci quanto quest'arco ha ancora da dare all'umanità, rispetto agli altri che questa dimensione non l'hanno. Capisci perché vale la pena di insegnarlo a questa piccola bimba di tre anni che vedi in foto. Perché domani sarà una donna migliore. Più intelligente, più sensibile, più sicura, più sana fisicamente e, perché no, più capace di divertirsi, giocando, magari con suo figlio o suo nipote. Quest'arco era così. Lo è ancora!
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16/06/2016, 17:29 |
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magin
Iscritto il: 27/07/2010, 9:00 Messaggi: 2594
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Cita: Senza queste importantissime esperienze, vedi solo la metà chiara della luna, quella legata all'oggetto fisico arco. Esiste un'altra faccia della luna che è quella legata a cosa quell'arco ti fa provare quando viene usato in quella maniera. e si … per questo ti invidio … anch’io ho fatto rievocazioni di battaglie per una ventina d’anni compresi eventi importanti con migliaia di rievocatori come la battaglia di Hastings ad esempio, o Teutoburgo e mi sono sempre divertito molto ma se devo essere sincero non sono mai riuscito a considerarle molto più di un gioco. Non sono mai riuscito ad immedesimarmi al punto di sentire l’adrenalina crescere o eccitazione o paura … niente di tutto ciò. solo un gioco, divertente e "filologico" fin che si vuole ma niente di più. Credo che la rievocazione di battaglie possa essere molto divertente ed anche istruttiva per il pubblico se fatta bene ma con le situazioni di battaglia vere non si può nemmeno fare il paragone (per fortuna). Per questo alla fine provo più soddisfazione nel costruirmi un arma come quelle antiche e cercare di imparare a gestirla; mi fa sentire più vicino allo spirito degli antenati, ma questo ovviamente è solo un punto di vista personale. ciao
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16/06/2016, 19:58 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Individui esattamente il punto. Per capire cosa è l'arco da guerra, devi disporre di un gruppo di arcieri che entrano in campo con silenzioso passo di corsa leggero, preparati fisicamente e psicologicamente. Ben equipaggiati e ...senza pietà. Organizzati e capaci di muoversi a comando, senza bisogno di tante chiacchiere inutili. Quando l'arco è nella mani di questi uomini ha un peso diverso e diventa l'oggetto che state studiando. Chi ti sta di fronte percepisce l'arciere, non il figurante. ...E se non lo percepisce, peggio per lui. Imparerà presto a sue spese il rispetto che si deve a quest'uomo.
Quando siamo stati ad Hastings, nell'ultima big one del 2006, è bastato che ci schierassimo. Siamo stati ribattezzati the Italian Troop e mi hanno dato il comando del gruppo centrale. Certo, sapevo l'inglese, ma è stato per quello?!? Lo conoscevo solo io, l'inglese?!?!?
Non è stato necessario parlare. Hanno parlato gli archi nelle nostre mani. Ora, certo che c'è dietro un addestramento specifico. Certo che il gruppo si è amalgamato e s'intende con lo sguardo. Ma pensi che una compagnia di ventura fosse molto diversa?!? Capisci perché tant'è volte sorridiamo di fronte al filologo che s'impunta, magari giustamente, sul puntale dell'anno 1000 e poi quell'arciere mette quell'abito alla rievocazione (e si vede), quando per te e il tuo gruppo è ormai una seconda pelle? Chi dei due è il filologo e chi è invece il toxofilo?
Il lavoro che state facendo è importantissimo. State studiando l'uomo. Fuori dalle mani di questo individuo, il nostro arco è poco più che un pezzo di legno. Questa, in fondo, la sua grande magia.
Poi (e qui non posso che concordare con te), se monti una punta forgiata a mano e ben temprata, che sta sopra i trecento grani su un asta di diametro poco inferiore al mezzo pollice, magari barilata e lunga trenta... Beh, quell'oggetto ha senso solo con gli archi che dici tu e con la tecnica che dici tu. Diverte anche me vedere che trapassa i batti freccia standard come fossero di burro. E il suo potere d'arresto non è certo una questione di feeling. Fa lo stesso anche Vittorio, con le sue splendide punte di selce, mi pare. Ognuno, in fondo, ha le sue debolezze.
Ma dire che è tutto qui il tirar storicamente mi pare davvero fare un torto ad uno strumento che l'uomo da sempre utilizza anche per esplorare la sua metà che non vede la luce.
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17/06/2016, 0:24 |
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