hawkwood ha scritto:
Quest'anno la Compagnia Bianca di Milano, arcieri militari medievali, inizia una nuova avventura che durerà fino al maggio prossimo.
L'evento ha nome Medioevo a scuola.... a scuola di medioevo.
Saremo, per parecchie mattinate di sabato, insieme ad altre quattro associazioni di rievocazione storica, in una decina di scuole della provincia di Como e vi porteremo, in accordo con gli insegnanti, un poco di Medioevo.
Didattica e laboratori (noi di arcieria, ovviamente) accompagneranno le classi che aderiranno al progetto in un viaggio nel Medioevo lombardo del XII e XIII secolo.
Poi due giorni al castello del Baradello, in aprile, insieme alle classi che hanno aderito al progetto e un week-end, a maggio, sotto le mura medioevali di Como, con accampamento e campo di tiro.
La direzione del progetto è della Pro loco di Como, col patrocinio della provincia e della Regione Lombardia.
A breve altre informazioni più specifiche.
Fateci gli auguri, ne abbiamo bisogno.
http://www.compagniabianca.itRingrazio per gli auguri e, per vostra informazione, riporto il documento che abbiamo elaborato per il laboratorio d'arcieria medievale.
LABORATORIO ARCIERIA
L’ARCIERE (E IL BALESTRIERE) NEL MEDIOEVO ITALIANO
Come veniva usato l’arco nel Medioevo? Chi erano e quali caratteristiche possedevano gli arcieri medievali? Come riproporre oggi questa figura storica, una delle tante, così caratteristica del Medioevo italiano ed europeo?
Uso dell’arco nel Medioevo
Possiamo affermare che l’uso principale dell’arco nel Medioevo era l’utilizzo bellico; in secondo piano l’utilizzo venatorio; infine quello ludico, per gare e giochi. Alla base di tutto ciò l’addestramento al tiro praticato sia in luoghi militari (castelli, rocche, presidi) che in aree apposite allestite e gestite dalle autorità militari dei Comuni, delle Signorie o del feudo. Sappiamo anche che gli arcieri (spesso in battaglia, da noi, insieme ai balestrieri) provenivano dalle classi contadine o artigiane, non dalla nobiltà, che erano, (soprattutto gli arcieri) per nulla o solo leggermente corazzati, sia per motivi di disponibilità economica, sia perché l’atto della scoccata presuppone grande mobilità degli arti superiori che mal si concilia con pesanti ed ingombranti protezioni metalliche. Infine le abilità che l’arciere militare doveva avere erano quelle legate alle necessità belliche che sono così riassumibili: potenza, velocità, precisione (di tiro) e mobilità. Abilità tutte necessarie, nessuna esclusa, abilità che venivano governate dai comandanti, altra figura chiave dell’arcieria militare medievale.
In battaglia, nelle attività belliche di assedio e difesa delle mura, le abilità indicate dovevano essere impiegate con la giusta tattica ed elasticità per essere efficaci e consentire di affrontare ogni imprevisto ed ogni emergenza bellica.
Gli esempi che la storia ci ha lasciato, relativamente alle tattiche belliche degli arcieri militari, provengono soprattutto dall’Inghilterra e dalla Francia (da Hastings alla Guerra dei Cent’anni, cioè 400 anni di storia militare) ma anche nel nostro paese abbiamo numerose testimonianze, pur nella grande varietà di situazioni (assedi, battaglie campali, battaglie navali, scorrerie e saccheggi) e di diverse tipologie di archi (e balestre).
L’attrezzatura di tiro
Gli archi erano in legno o in materiali naturali (compositi), le frecce in legno, con penne, filo per le legature e punte metalliche di fogge diverse in rapporto al bersaglio, le modalità di tiro erano in rapporto al bersaglio, da colpire (la preda, a caccia, o il nemico, più o meno protetto con elmi, scudi, mantelletti e quant’altro). Le corde in lino o canapa, faretra (e parabracco) in cuoio o altri materiali. Tutti questi oggetti erano di facile e poco costosa produzione, manodopera compresa, quest’ultima a bassissimo prezzo. Nondimeno, la conoscenza racchiusa in questi semplici oggetti (in particolare nell’arco, ma non solo) è la stratificazione millenaria di pratiche e saperi antichi.
L’uomo medievale, oggi
L’arciere, come figura storica, va interpretata e capita pensando e riproponendo l’uomo medievale. L’accampamento militare, con la sua vita, i suoi tempi, i suoi oggetti, i suoi giochi, il cibo ed il riposo, divengono un luogo concreto che è integrato all’evento bellico ed al tiro. Le figure che lo animano, non solo arcieri quindi, devono essere credibili come figure storiche medievali e divengono parte dell’evento pubblico; qui c’è spazio per tutti coloro che amano la storia e desiderano riviverla nella vita quotidiana con passione, entusiasmo e creatività, riscoprendo momenti ed atmosfere antiche, i suoni, i sapori e le voci del passato.
Studio, ricerca, sperimentazione e comunicazione
La ricerca e la sperimentazione divengono fattori chiave per chi si vuol mettere seriamente su questo terreno; ricerca storica sui testi e sugli studi, sempre più numerosi e interessanti, sperimentazione nella costruzione dell’attrezzatura, sul campo di tiro e sul campo di battaglia. Capacità di elaborare e di trasmettere la conoscenza acquisita, all’interno del gruppo di arcieri, e all’esterno nelle scuole e verso il pubblico che assiste alle rievocazioni. Usare bene un arco in legno non è cosa semplice; tutta l’attrezzatura va ben scelta ed amorevolmente trattata affinché sia sempre pronta all’uso ed affidabile. Sono cose che si imparano col tempo, con la pratica e con la riflessione. E’ affascinante e estremamente formativo riappropriarsi concretamente di conoscenze che un tempo erano diffuse e che oggi dobbiamo faticosamente ri-acquisire. L’arciere medievale non nasce con un corso di tiro, seppur ben fatto, ma dopo anni di attività e di impegno insieme ad altri arcieri che condividono la stessa passione e lo stesso spirito di ricerca. La via è lunga ma ricca di soddisfazioni, l’attività su se stessi ed insieme agli altri è piena di stimoli e densa di risultati.
Le attività che verranno svolte sono le seguenti:
a) Costruzione frecce
b) Costruzione corda
c) Rifinitura arco
d) Costruzione parabraccio
e) Costruzione faretra
a) COSTRUZIONE FRECCE (5 ragazzi circa)
Verranno fornite le aste, le penne, le punte. Limette per ricavare la cocca, colla per impennare le frecce (con l’ausilio dell’impennatore), filo per legare le penne, temperino per ricavare la punta, colla per incollare la punta metallica o di gomma
b) COSTRUZIONE CORDA (5 ragazzi circa)
Verrà fornito il filo da incerare/bagnare per confezionare la corda. E’ un lavoro del tutto manuale, senza accessori
c) COSTRUZIONE ARCO (2-3 ragazzi)
Verranno fornite doghette in nocciolo semilavorate, da terminare con pialletto e raschietto
d) COSTRUZIONE PARABRACCIO (5 ragazzi circa)
Verrà fornito il cuoio, il filo e la fibbia metallica per l’assemblaggio del parabraccio
e) COSTRUZIONE FARETRA (5 ragazzi circa)
Verrà fornito il cuoio e il filo per l’assemblaggio della faretra
Il tempo necessario per produrre risultato è valutato in 2-3 ore in rapporto alla manualità dei ragazzi
Ho indicato i numeri dei ragazzi ed il tempo loro dedicato dai due arcieri della Compagnia. E’ possibile essere anche in quattro, della Compagnia, per laboratorio, non di più.
I numeri e i tempi sono, ovviamente, modificabili/gestibili in rapporto all’attività da svolgere ed alle esigenze dei ragazzi.
Segrate, 4/11/2015
Marco Dubini
Fasi principali per la costruzione di un arco storico a bastone
1) Procurarsi un tronchetto di nocciolo meglio se del diametro al centro compreso tra ca. 5-7 cm. Se lo tagliate voi è meglio farlo in inverno. Per la lunghezza è sempre meglio abbondare, tanto si è sempre in tempo ad accorciare, inoltre vi sarà la possibilità di rimediare entro certi limiti ad eventuali errori in fase di sbozzatura accorciandolo. Non ci sono regole ma un arco lungo (lung. effettiva) almeno quanto l’altezza dell’arciere è più sicuro e piacevole da utilizzare.
2) Sarebbe meglio lasciarlo stagionare a lungo in un luogo arieggiato all’ombra ma non troppo secco e comunque meglio evitare i locali chiusi magari interrati in cemento. Si può comunque procedere da subito alla costruzione (specie se si usa il tasso), seguendo qualche accorgimento (evitare che secchi troppo velocemente sgrossandolo per gradi e passando gradatamente da luogo umido a più asciutto).
3) Sbozzatura. Scegliere il lato che sarà il dorso dell’arco e li non toccare la corteccia. Cominciare a sbozzarlo sul lato del ventre partendo dalla base dell’estremità più grossa. Ricercare il centro delle fibre o midollo. Sbozzare sempre dall’estremità verso il centro SEGUENDO L’ANDAMENTO DELLE FIBRE. Procedere con calma e per gradi alternando sempre sui due lati (flettente inferiore e superiore). Ricordarsi che togliere è sempre possibile ma aggiungere materiale no quindi la sbozzatura deve avvenire nel modo più graduale possibile.
4) Quando l’arco comincia a piegare e comunque quando lo si ritiene opportuno passare alla fase di asportazione per raschiamento ed equilibratura.
5) Intagliare con un coltellino la tacca a ca. 7 cm dall’estremità del flettente superiore sul lato sinistro guardando l’arco dal ventre. A quello inferiore la si può fare sull’altro lato o si può scegliere di non farla e usare solo un nodo per il fissaggio.
6) Incordare l’arco. Ricordarsi che all’inizio sarà più difficile e tenere presente che l’arco dopo i primi tiri cederà un pò fino a quando si assesterà. Evitate quindi di tirarlo giù troppo già da subito.
7) Controllare se piega armonicamente su tutta la sua lunghezza e se è il caso intervenire con calma raschiando dove serve.
8) Utilizzare l’arco almeno qualche giorno. In seguito si potranno apportare eventualmente modifiche (assottigliamento dei puntali, accorciatura ecc).
Gionata Brovelli, novembre 2015