Vorrei aprire una discussione riguardo all’uso dell’arco da parte dei Celti per raccogliere informazioni su un argomento che interessa soprattutto chi, come Marco e altri, partecipa a rievocazioni celtiche o ha a cuore questo argomento (il Manx ad esempio). Sintetizzando diciamo che si parla qui delle popolazioni aventi una cultura che li accomunava e che abitavano le regioni dell’Europa centrale in un periodo compreso tra grossomodo il VI secolo avanti Cristo e il II dopo.
Nella mappa in giallo l’area della cultura di Hallstatt, che potrebbe essere considerato il nucleo più antico, in verde chiaro quella di La Thene e in verde più scuro le zone in cui la lingua e le tradizioni si sono conservate più a lungo, fino ai nostri giorni.
Allegato:
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Una questione di cui ho spesso sentito discutere è se utilizzassero o meno l’arco anche come arma da guerra. Le punte di freccia trovate e le fonti storiche, in primo luogo il “De bello gallico” di Cesare lo confermerebbero, sarebbe stato molto strano il contrario. Ne cito qui solo due trafiletti:
"... Ambiorige fa diffondere l'ordine di lanciare i proiettili da lontano e tenersi a distanza, ripiegando là dove i Romani avessero sferrato un attacco, poichè l'armamento leggero e il costante addestramento permettevano agli avversari di evitare qualsiasi perdita; invece li incalzassero quando rientravano nei ranghi. I combattenti si attennero scrupolosamente a questa prescrizione. Quando una coorte usciva dal cerchio per sferrare un attacco, i nemici ripiegavano di gran carriera. Allora quel punto rimaneva necessariamente scoperto e i proiettili andavano a segno nel fianco indifeso. Quando poi invece si cominciava a ripiegare sulla propria posizione, si restava accerchiati sia da coloro che avevano ceduto terreno sia dai loro vicini che non si erano mossi. Se invece preferivano rimanere al loro posto, non avevano la possibilità di eslplicare la propria bravura nè potevano, così serrati, evitare i proiettili scagliati da così grande massa di uomini ..." (andò avanti così tutta la giornata con vittoria finale dei Galli!)
"... i Galli escono dall'accampamento e si avvicinano alle fortificazioni disposte nella pianura ... poi tentano di respingere i nostri dalla palizzata con l'impiego di fionde frecce e pietre ...Finchè i Galli erano lontani dalle nostre linee avevano più successo per l'imponenza dei loro tiri ..." ecc. ecc.
Ora la domanda che ci si può fare è che tipo di archi utilizzavano. Il mio parere personale è che il tipo di arco più usato, almeno in battaglia, era l’arco semplice a bastone di tasso o di olmo, anzi credo che sia proprio in questa fase storica o poco prima, quando cioè la necessità bellica era diventata sempre più importante che si è passati dai precedenti archi bastone a ventre piatto come ad esempio quello dello Schnidejoch o quello di Otzi, a quelli a ventre bombato.
L’unico arco di cui sono a conoscenza che può essere compreso in questo contesto spazio/temporale è quello trovato a Leeuwarden di cui avevo parlato nella discussione “Archi delle Terre Basse”. A mio parere anche gli archi di Nydam potrebbero essere assimilati a quelli usati dai Celti. Se consideriamo poi che in alcune aree rimaste “periferiche” rispetto alla colonizzazione romana la cultura celtica si è mantenuta per alcuni aspetti inalterata fino al medioevo, come ad esempio in Galles, Irlanda, Scozia ma anche certe vallate dell’arco alpino, potremmo anche considerare “celtici” i rozzi archi di olmo descritti da Geraldus (di cui si era parlato anche nella discussione sugli archi sassoni) nel XIII secolo o l’arco di tasso del guerriero di Altdorf del VII secolo.
La tipologia dunque, almeno per l’arco usato in guerra, molto probabilmente era quella semplice “a bastone” mentre i materiali come al solito quasi solo tasso e olmo. Entrambi gli alberi erano diffusi in maniera più o meno cospicua in tutti i territori considerati. A tal proposito vorrei ricordare che ad un certo punto del “De bello gallico” Cesare, pur non parlando di archi, fa riferimento al tasso notando che era "abbondantissimo in Gallia e Germania", cosa questa che non poteva sfuggire ad un esperto "uomo di guerra" dell'epoca