mirco grosso ha scritto:
Bitis, per favore,se sai qualcosa
(ed a questo punto penso proprio di si) dicci tutto od almeno buona parte, di quello che sai. Personalmente sono avido di conoscenza. Senza scherzi. Ti ringrazio già da adesso, ciao, Mirco
Lungi da me fare l'omertoso.
Semplicemente conosco un po' il mondo delle katane e seguo un forum di coltelleria nel quale ogni tanto si parla di forgiatura (anche se sono veramente pochi quelli che ci capiscono qualcosa perchè è un argomento molto molto tecnico).
C'è veramente un mondo dietro questa parola.
Parlando ad esempio di damaschi ne esistono di qualità diversissime. Se si uniscono acciai carboniosi differenti, ma entrambi martensitici si possono ottenere lamine ottime anche se magari poco appariscenti esteticamente. Al contrario quando si vedono quei bellissimi damaschi "juventini" con molto contrasto tra uno strato e l'altro, altrettanto spesso si tratta di lame con scarse capacità di taglio perchè gli strati chiari sono fatti usando leghe di nickel.
In generale comunque, la grossa differenza tra damaschi a pacchetto e le lame delle katane risiede nel fatto che i damaschi venivano/vengono realizzati semplicemente mischiando (passatemi il termine) tra loro due o più leghe ripiegando i vari strati tra loro più volte.
Le lame giapponesi subivano un trattamento simile, ma la maestria dei forgiatori risiedeva ne fatto che non solo creavano una struttura a migliaia di strati ma riuscivano anche sapientemente a veicolare gli acciai in determinate posizioni al fine di ottenere prestazioni particolari. Riuscivano ad esempio a posizionare l'acciaio più duro sul tagliente e al centro della lama anche se ogni maestro aveva una particolare disposizione degli acciai che prediligeva.
Per farvi un'idea guardate il disgno qui sotto:
Sul damasco poi, si potrebbero fare ulteriori disquisizioni come ad esempio il fatto che per ottenere un buon prodotto finale bisogna ridurre il numero delle bolliture.
Per meglio chiarire questo aspetto posto quello che un altro utente (templar) ha postato tempo fa su un'altro forum per spiegare a noi poveri testoni questo concetto:
"Cos'è la bollitura? Non è altro che un riscaldamento del pacchetto a temperature attorno ai 1000-1100°C (al giallo-bianco).
A quelle temperature si ha il rischio di decarburazione veloce e profonda, si perde molto materiale sottoforma di ossidi superficali (calamina, ematite, ecc) e si ha l'ingrossamento del grano (almneo per gli acciai utilizzati per il damasco, ovvero, generalmente carboniosi bassolegati).
Quindi più velocemente esegui le operazioni di saldatura e spianatura del pacchetto meglio è, perchè diminuisce la quantità di materiale perso sottoforma di ossido e il rischio di decarburazione profonda e ingrossamento del grano.
Inoltre con il maglio eserciti una forza maggiore, portando il pacchetto da uno spessore, ad esempio, di 40 mm a quello di 5 mm con pochi colpi e in poco tempo, e ciò è meglio per quanto riguarda l'affinamento e il direzionamento della struttura.
Quindi velocizzare il lavoro usando il maglio rispetto alla martellatura manuale dovrebbe migliorare il risultato finale e la qualità della billetta, riducendo il numero delle bolliture necessarie a competare il lavoro."Non ultima è la questione della tempra e dei rinvenimenti.
Nei damaschi ad esempio è imperativo trovare la giusta tempra, cosa non semplice in quanto mischiando più acciai dalle caratteristiche diverse bisogna trovare anche il range di temperature ottimali per entrambi.
Una cosa che si tende spesso a dimenticare quando si parla di lame è che la bontà delle stesse è data in primis dalla bontà della tempra e dai successivi rinvenimenti (insieme si chiamano "trattamenti termici"). Se questi trattamenti sono fatti a regola d'arte anche acciai martensitici "normali" acquisicono ottime capacità, mentre al contrario anche i migliori superacciai moderni, se non trattati correttamente possono dare risultati deludenti.
E qua mi fermo perchè vi sarà già cresciuta la barba.....