Arco storto, freccia dritta
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Già, ma queste che ci fai vedere in foto si piantano! Agli inizi succedeva anche a noi, se ricordi, ma tiravamo con le field in metallo, non con " blunt di diverso tipo...." ...I fanti si chiudevano a testuggine e non si muovevano più neanche con il terremoto. I pavesi sembravano puntaspilli. Davvero reale come effetto. Troppo. Non lo abbiamo fatto più. Troppo pericoloso. Se a quei fanti in foto piuttosto ingenui (non si lascia mai nella testuggine uno spazio tra il pavese e lo scudo superiore posto a protezione della parte alta del pavese stesso e, inoltre, si sovrappongono sempre i pavesi a scacchiera per evitare quelle pericolose fessure verticali) fosse venuto in mente di sbirciare tra i PERICOLOSISSIMI VARCHI lasciati agli arcieri, quelle frecce potevano piantarsi in posti poco simpatici... ...e queste minchiate gli ingenui le fanno spesso e volentieri. Quando vedo una faccia tra le fenditure, solo i testicoli che mi cadono per terra riescono a calmare il prurito irresistibile alle dita della mano che sta sulla corda. Evidentemente questi "bietoloni" credono di avere di fronte medievali antichi, specializzati nel tirare a caso nel mischione. Non si rendono minimamente conto, invece, che per un arciere militare, quel gesto è invece una sorta di sfida. In soldoni, ti sta praticamente dando dell'incapace.
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24/05/2017, 21:52 |
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hawkwood
Iscritto il: 21/01/2014, 14:09 Messaggi: 295 Località: Segrate (MI)
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[quote="Oliviero"]Già, ma queste che ci fai vedere in foto si piantano! Ma no non si piantano, guarda bene, il terreno ne è pieno. Le due/tre che sembrano piantarsi stanno toccando contemporaneamente i palvesi (era un tiro a comando). Non si possono qui caricare immagini ad alta definizione (almeno io non ci riesco). Queste sono le frecce in questione, rimbalzano ancora di più delle blunt di gomma dura (vedi immagini sotto). Anche noi, nel 2003, una sola volta, abbiamo usato frecce con le punte metalliche contro enormi mantelletti (2 m. x 2) a Rossena (quelli che poi abbiamo portato a Soncino nel 2009, piazzandoli nel fossato ricordi? Vi abbiamo raggiunto anche con alcune delle nostre frecce, come quelle ritratte nelle due immagini, senza punte, non appuntite e protette con tappi di plastica estrusa, non sughero). Nel 2003 a Rossena c'erano anche Giorgio e Laura, fattelo raccontare. Ma è stata l'unica e l'ultima volta. Le punte che abbiamo perso non ti dico. E poi è troppo pericoloso, hai ragione. Oggi le blunt sono per fortuna d'obbligo. Ma non sono sicure nemmeno queste se dall'altra parte trovi quelli che tu chiami bietoloni. E ce ne sono ancora troppi di bietoloni. Compresi i loro comandanti...
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24/05/2017, 22:43 |
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Tvllia
Iscritto il: 17/12/2010, 17:48 Messaggi: 267 Località: Mvtina
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Le blunt sono d'obbigo si, ma bisognerebbe che gli arcieri "storici" sapessero come vanno montate! Ancora adesso c'è parecchia gente che per risparmiare le monta sulle punte...Per fortuna che ora, prima di ogni scontro "serio" ci sono dei "marescialli" che controllano frecce, blunt e come sono montate. Cita: Ad esempio, se vedo un sedere che sporge in bella vista da un muro di scudi, beh, io lo centro. Se poi non è filologico e nel periodo non si faceva, francamente non mi importa più di tanto. (...Certo quel fante difficilmente commetterà lo stesso errore una seconda volta). Mi viene anche da pensare che se non fosse una blunt, quel fante avrebbe quindici centimetri di acciaio e legno piantate in corpo. Non esattamente la condizione ideale per combattere... Vedi Oliviero, io credo che la situazione di cui parli tu sopra, difficilmente si sarebbe verificata nel "medioevo" (passatemi il termine). Questo perchè noi ora, come arcieri "rievocatori" che si vogliono divertire pur loro, veniamo fatti tirare sulle schiere avverse da distanze di 30-40 mt. E facciamo ovviamente tiro diretto agli scudi. Ma allora, io credo, che mai le compagnie di arcieri venissero mandate davanti alle fanterie a tirar bellamente ai nemici appostati a così brevi distanze. Sarebbe stata follia pura che nessun comandante di arcieri avrebbe accettato. Piuttosto penso che venissero utilizzate per un tiro fitto a parabola, fors'anche sui fianchi delle schiere nemiche. Mentre invece se allora, da uno spalto, un arciere vedeva una caviglia scoperta credo avrebbe tirato al bersaglio scoperto. D'altronde che io sappia i balestrieri venivano sempre accompagnati dal palvesario, per proteggerli dai colpi altrui. Perchè quindi pensare che invece gli arcieri in battaglia campale potevano stare a 40 mt dalle schiere avversarie allo scoperto senza coperture? una carica di cavalleria a quella distanza li avrebbe dispersi prima ancora che avessero incoccato la prima freccia. Quindi ripeto, credo che questa visione degli arcieri in battaglia davanti a tutto lo schieramento per far tiro diretto sia frutto della visione modernistica del medioevo. (la precisazione "io credo" è per dire che questo è il mio modesto pensiero sull'argomento) Sulle questioni da te poste Hawkwood, io ho specificato di arcieri medievali in battaglia campale e non di altre situazioni (pattugliamenti ecc). Ovvio che in altri casi di guerra più simili alla caccia il tiro diretto era praticato. Ma non certo con archi da 80-90 lb che, pur pratici della tecnica, per aprirli e scoccare ci vuole troppo tempo. E se hai un nemico a 20 mt, questi ti raggiunge in 2-3 secondi mentre tu stai ancora aprendo il tuo longbow da 90 lb. Vi chiedo un poco di realismo Sul "freccia dritta" e le tue domande proverò a rispondere per la mia visione di arciere e rievocatore. Cita: 1) che senso ha oggi, se ce l'ha, riproporre la figura dell'arciere antico (in particolare, ma non solo, medievale)? Il senso, credo, per ognuno di noi è diverso in base all'approccio con il quale pratichiamo tiro con l'arco "storico". Ti rispondo con una domanda: perchè tu tiri con l'arco storico? Io tiro solo con l'arco storico (ho sempre e solo usato quello e non mi discosterò mai da quello) perchè fondamentalmente per me "l'arco è storia" e quindi voglio usare/cimentarmi solo ciò che è storico. Sul riproporre la figura dell'arciere storico (medievale o rinascimentale) fatto però con tutti i crismi (e non alla Robin come fanno i più), per me ha senso sia per mostrare al pubblico un poco di verità storica (quel poco che sappiamo in base alle fonti iconografiche e scritte) sia per dimostrare agli arcieri moderni che si può tirar d'arco anche armati di tutto punto, sia per ambientare/ contestualizzare meglio il nostro tirar con l'arco storico ed infine per regalare a noi arcieri, amanti della storia, un pizzico di divertimento in più nel rivivere uno dei contesti nel quale era usato l'arco allora (in Italia invero poco usato rispetto ad altri paesi europei) Cita: 2) l'uomo (la donna) arciere che rapporto aveva e che rapporto può avere oggi con il suo arco? La donna altolocata, nel medioevo, aveva un rapporto con l'arco solo nell'ambito della caccia. Molte iconografie le mostrano nell'atto di cacciare (per divertimento?) - Negli altri strati sociali non credo che le donne usassero l'arco. L'uomo invece aveva il duplice rapporto guerra/caccia. Per i più era uno strumento di lavoro, non credo nulla nulla di più. Per i nobili invece poteva rappresentare un dono da fare e se lo si riceveva era da conservare nel proprio guardaroba (recentemente ho trovato un inventario del 1413 di un nobiluomo ferrarese che annoverava tra il suo guardaroba personale "due archi da ungaro con due carchassi" "due archi soriani" "uno mazo de ferize da arco ungaro" "due archi ingelisin tarsiadi" (tratto da Quattrocento Vignolese - 2007 - Cap. Il libro del guardaroba di Uguccione Contrari) Cita: 3) in battaglia, nel medioevo (si, è vero dura mille anni, quindi distinguiamo pure periodi e zone diverse dell'Europa e del mediterraneo), c'era un solo modo di usare l'arco, o modi diversi in relazione ai contesti bellici? Ti ho già risposto più sopra. Cita: 4) la pratica di tiro è essenziale per "provare" o anche mettere a punto le proprie teorie. Troviamo il modo di farlo, che ne dite? Concordo, e credo che il prossimo 11-12 Giugno potremo farlo. Io personalmente sarò lieta di confrontarmi su questo ed altri punti.
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30/05/2017, 23:17 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Come credo di aver già detto, io sono un arciere medievale moderno. Lascio a voi più esperti di Medioevo giudicare se ciò che faccio oggi ha parentele col passato. Oggi, un armato pesante da venti metri ci mette almeno cinque o sei secondi. Se sei allenato e con sangue freddo, c'è tempo per una freccia. Forse due se ti accontenti di aprire l'arco al petto per la seconda, quando è a meno di cinque. Tieni conto che in battaglia, gli arcieri hanno sempre una freccia all'arco, pronta per l'uso. Sono preparati così già in fase di addestramento, per cui dopo la scoccata, prendere la freccia, incoccare, e alzare l'arco è un gesto automatico per l'arciere medievale di oggi.
Spesso mi sentirai dire una freccia. Intendo una freccia comandata, perché oggi si tira in modo molto più efficace se le frecce arrivano tutte assieme. Per cui i nostri arcieri in battaglia tirano quasi sempre a comando.
Gli arcieri tirano sempre dietro ad una schiera di pavesari, che fanno barriera fino alla fine. Diversamente, vuol dire mandarli al macello. Sta al capitano degli arcieri la scelta di far ritirare gli arcieri o di far raccogliere gli archi e buttare anche gli arcieri nella mischia, quando l'arco diventa inutile. Opto raramente per quest'ultima opzione. In primo luogo, perché un fante pesante l'arciere non lo sente neanche. Tant'è che addestriamo i nostri arcieri a combattere a due o tre contro un fante, cosa che non si può fare se la fanteria è schierata e quella linea la sa mantenere perché si è addestrata per farlo. Secondo, perché gli arcieri hanno successivamente la possibilità di coprire la ritirata della propria fanteria. Nella battaglia, non so se per stanchezza o per altro, talvolta le schiere nemiche si separano di almeno cinque-dieci metri. In quei casi gli arcieri possono tornare attivi, obbligando la fanteria nemica a riorganizzare la propria schiera, inginocchiandosi. Tempo prezioso per una ritirata, magari entro le mura del castello, se si era usciti a dare battaglia.
Oggi sono talmente tanti i modi in cui si possono utilizzare gli arcieri, in coordinazione con fanti pesanti e con cavalleria, che non la esaurisco in due parole. Se parliamo di quello che si fa più spesso, vero, si parabola poco. Io mi addestro a parabolare anche a trentacinque metri, perché una freccia dall'alto può dimostrarsi preziosa. Spazio e pubblico limitano lo spazio utile a un centinaio di metri massimo. Ora che inizi, venti li hai già bruciati, per cui utili ottanta. Solitamente c'è una schiera che avanza. L'altra difende con una schiera che, appunto, difende. Entrambe sono composte da una prima fila di fanti pesanti, con pavesi. Dietro una seconda fila di fanti leggeri arcieri. La cavalleria in genere, se c'è, l'ha chi attacca (ma i cavalli oggi non sono protetti, per cui non puoi tirare su di loro). Se gli arcieri sono pochi, vengono messi tutti in difesa, per motivi scenografici. Se comando gli arcieri, questa è la configurazione che preferisco (senza il tuo corrispondente capitano arciere, operi sostanzialmente in piena libertà, senza rischi per i tuoi uomini). Se ci sono torri d'assedio le ha ovviamente chi attacca, mentre baliste, onagri e trabucchi sono variamente distribuiti. Di solito non c'è n'è più di un paio. Se ci sono, un paio di arcieri vanno in copertura delle macchine e dei macchinisti, che devono armeggiare nei tempi morti senza preoccupazioni.
La battaglia campale si svolge pertanto dapprima tra arcieri, che cercano di ostacolare l'avanzata della fanteria e delle macchine. Il tiro utile va dagli ottanta ai venti, quindici metri circa perché, come dicevo, poi non ci sta un'altra freccia. Spesso la schiera avversaria si arresta nell'avanzata, per ripararsi dalle frecce, se poi spingono la torre sono ancora più lenti... Una decina di frecce, di solito, ci stanno tutte. Ma quelle che fanno male sono cinque, perché gli arcieri di oggi cominciano a prenderci a quaranta metri (per motivi di sicurezza non facciamo mai usare alti libbraggi in battaglia, attestandosi su un Max #55). Prima dei quaranta, i fanti nemici si muovono agili, segno che non gli fai troppa paura. Talora sono incauti a loro spese. A quindici, invece, non vedono l'ora di buttartisi addosso, perché, se sei allenato per stare calmo, quell'ultima freccia gliela puoi infilare anche in un orecchio. ...e ti assicuro che lo percepiscono bene.
Dopo, se comando io, faccio sempre arretrare i miei arcieri di almeno venti metri (un altra freccia almeno, se ti corrono addosso), se no, fino al pubblico. Se i nostri fanti pesanti tengono bene la linea, sono ancora in grado di proteggerli, come dicevo, se mi guadagnano cinque dieci metri dalla fila avversaria (che è sempre scomposta dopo lo scontro, quindi con molti varchi aperti). Non di rado, ad una freccia improvvisa in difesa da così vicino, i nemici rispondono inginocchiandosi. Non si aspettano un attacco degli arcieri in pausa di mischia. Una buona occasione per contrattaccare o ritirarsi per la tua fanteria pesante.
Se, come dici tu, allora tiravano solo a parabola e nella mischia a grandissime distanze, beh, in effetti tutto l'addestramento che fanno oggi le fanterie per difendersi dagli arcieri allora era certamente inutile. Alcuni gruppi di oggi sono così ben addestrati da realizzare testuggini dove non passa uno spillo neanche a pagarlo, da qualsiasi distanza. Una scienza moderna, senz'altro.
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31/05/2017, 1:04 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Poi c'è la volta che l'artigliere è bravo, e la schiera di pavesi te la apre lui, mandando qualche picchiere a gambe all'aria. Ma d questo vi racconterò un'altra volta...
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31/05/2017, 2:11 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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A ben pensarci, abbiamo una misura oggettiva sul tiro di precisione in battaglia. Anche se questa misura è stata tramandata indirettamente da un popolo più preciso del nostro: quello giapponese. Mi chiedo se convincerà Tullia... In Giappone si combatteva con una schiera composta da una prima linea di guerrieri armati un po' pesantemente da tedate e yari (avete presente pavese e picca?!? ...Eh, giù di lì). Essi coprivano una velenosa seconda linea di guerrieri armati più leggermente di yumi (avete presente l'arco?!? ...Non siamo molto distanti). Nel momento della mischia, gli arcieri di entrambi gli schieramenti stavano indietro, un po' come i nostri oggi, ed erano estremamente pericolosi. Il loro compito più importante era quello di fare secco il capitano (e gli arcieri avversari), che non partecipava alla mischia. Allora, come oggi, senza la direzione di un capitano, lo schieramento sbanda. La distanza media a cui avveniva questo tiro di precisione era praticata assiduamente dagli arcieri nipponici, al punto che tutt'oggi è a quella distanza tradizionale che si pone il bersaglio nel pacifico e spirituale kyudo. 28 metri.
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01/06/2017, 0:35 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Vi posto questa immagine, che è meglio di tante parole.
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01/06/2017, 0:45 |
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Tvllia
Iscritto il: 17/12/2010, 17:48 Messaggi: 267 Località: Mvtina
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Oliviero, purtroppo sono molto "casalinga" ed io mi sono impuntata a cercare di capire come combattevano gli arcieri in Italia. Ahimè non mi interesso del modo di combattere degli arcieri giapponesi anche se lo conosco (mi è stato spiegato da un istruttore e costruttore di archi yumi). Quelle estreme orientali sono culture troppo distanti dalle nostre, con metodi di guerra diversi da quelli Europei. Faccio una precisazione: quando scrivo mi riferisco solo agli arcieri Europei, ma più specificatamente a quelli medievali del Nord Italia (dove vivo). E di questi ultimi non abbiamo così abbondanti fonti come per quelli inglesi o francesi. Dell'arcieria italiana del Nord ne sappiamo ancora molto poco. Non mi addentro nemmeno in quella del Sud Italia che aveva altri tipi di archi, adatti ad altre metodologie di guerra. Scusate la mia "partigianeria"
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02/06/2017, 20:31 |
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jeval
Moderatore
Iscritto il: 30/06/2010, 13:12 Messaggi: 2433 Località: pozzo della ignoranza
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Ciao Tvllia, se parli di medioevo parli di un periodo di 1000 anni (+/- ) 1000 anni sono tanti sia che parliamo di tattiche miitari sia che parliamo di usi e costumi In particolare a quali secolli ti riferisci ? tornando a noi , sto rieggendo le "guerre gotiche" di Procopio di Cesarea . Le pagine sull'assedio di Roma ad opera dei Goti nel 537-538 sono pieni di archi e di frecce usati a distanza ravvicinata e abbandonati prima di passare al corpo a corpo . Poi fai finta che io non sappia dove abiti e consentimi una piccola provocazione : quando parli di "italia del nord" a cosa ti riferisci ? Perché mi risulta che i trentini siano considerati sudisti dai sudtirolesi e via elencando
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02/06/2017, 20:55 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Ciao Tullia, Ora scusa tu se sono diretto. Hai scritto delle cose che fanno capire abbastanza chiaramente che hai un'idea piuttosto vaga non solo dell'utilizzo strategico (effettivamente articolato) ma anche del mero utilizzo tattico dell'uomo arciere. Mi sono preso la briga di farti vedere che esistono pregi e limiti di un'arma che sono indipendenti dagli assi spazio temporali perché intrinseci dello strumento. Punti cardine che sono ovunque rispettati. Senza molto successo.. Il giorno che avrai voglia di smettere di "essere partigiana", siamo qui per te. Diversamente, continua a schierarti davanti agli scudi tirando nel mucchio per poi scappare, che va benissimo così. Magari non scoprirai perché il modo di combattere degli arcieri ha segnato definitivamente i limiti del mondo bellico feudale portandoci militarmente nell'evo moderno, ma ti divertirai comunque. Ed è ciò che conta davvero. Ecco, se posso permettermi un consiglio, magari esponi le tue idee senza darci lezioni.
Un abbraccio
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02/06/2017, 23:32 |
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