Salve a tutti,
Azzz.... da riscrivere tutto... per fortuna che avevo salvato;
dopo le mie disavventure con queste macchinette che vanno ad elettroni e si fanno traviare (mio caso personale) dai “toponi”, intesi come Worm, Spyware, Troian, bisogna cautelarsi.
I cosi detti anelli gemini, identificati da alcuni come “tentiarchi”, non trova in me quel convincimento che altri vogliono dimostrare, vuoi per la loro variabilità di tipologia, vuoi per i contesti di ritrovamento che non evidenziano, per essi, una particolare funzione di impiego.
Innanzi tutto dove si trovano? La maggior parte è stata rivenuta nel territorio compreso, grossomodo, tra Parma e Bologna, ma qualcuno, pochissimi in percentuale, in Lombardia, in Piemonte, nel Veneto, nel Friuli, in Toscana. Di altri non so, ma se qualcuno sa è oltremodo gradito l'esserne messo al corrente. Voci, non controllabili, asseriscono che anche in Medio Oriente ed in Egitto si sia ritrovato qualcosa di simile.
Dalla scheda di identificazione di un anello gemino trovato in Friuli:
Allegato:
anello gemino friuli.jpg
non è un pezzo appena terminato, ha segni di usura per il suo uso: notare come un rebbo appare deformato in punta ma l'interno degli anelli è grezzo, non finito: di certo per il suo uso non era importante il loro grado di finitura.
Qui il link per la sua scheda
http://217.12.180.10/catalogazione/sear ... =RA&ID=259 …...si legge:
“simili oggetti risultano diffusi dal V sec. a.C. All'età romana tardo repubblicana in una larga area geografica, dalla Gallia all'Etruria, alla Magna Grecia, alla Grecia.”
Non vorrei che ci fosse un errore di compilazione, come nel caso di schede analoghe ma inerenti a medagliette votive in alluminio ritrovate nei pressi di Bologna, catalogate come quattrocentesche, ora tolte perché feci notare, a suo tempo, che la datazione assegnata era incongruente con la data della scoperta e prima lavorazione dell'alluminio.
Nel riferimento, contenuto nel primo post ad opera di Bac,
http://www.arcosophia.net/database/ARCO ... a02_06.htm sugli studi di Bonora non si fa menzione alcuna sulla variabilità di forme dell'anello, anzi, la si descrive seppur sommariamente, in modo univoco, al pari di quello in foto sopra: “l’oggetto consiste in una solida base metallica di almeno sei centimetri di spessore (voleva dire di lunghezza?) che ingloba due fori passanti formanti due anelli, da cui l’antica descrizione di anelli gemini, separati da un corpo centrale da cui dipartono, parallelamente agli assi dei fori, tre cuspidi o rebbi. Due rebbi sono affiancati fra di loro e hanno generalmente forma troncoconica; l’altro, contrapposto, è più largo, con base troncopiramidale”2 (Figura 1). Visto dal basso l’oggetto richiama decisamente la forma di un otto e le dimensioni misurate sui campioni conservati nel Museo Archeologico di Bologna gentilmente messimi a disposizione hanno mediamente le seguenti dimensioni: diametro dei fori 18-20 mm, lunghezza 62-65 mm, una larghezza di 24-26mm ed un’altezza di 40-45 mm, il peso medio è di 100 grammi. La forma è comune a decine di reperti. Le varianti sono date dalla forma rettilinea, anziché concava, della base e dalle dimensioni, giacché in alcuni casi si possono trovare le cuspidi molto allungate. Altre varianti possono consistere nell’arricchimento con una o due apofisi, o anche con motivi geometrici, zoomorfi o fallici sulla parte anellare.
Apprezzo quanto scritto nell'articolo ma così com'è posto non esamina gli anelli in modo neutrale, ma parte subito dal presupposto che serva come tendiarco e sia di tipologia unica.
Non una parola sugli anelli gemini recanti quattro cuspidi.
Come spiegherebbe quelli a tre o quattro punte di sezione quadrangolare ma aventi solo pochi mm di altezza e mancanti di spazio per un'eventuale freccia?
Che dire di quegli anelli gemini, le cui cuspidi sono così ravvicinate da non permettere l'inserimento di una cocca di freccia? E che dire di quelli che presentano solo due creste “dentate” parallelamente al verso degli anelli?
Oltre che concavi, nel verso della lunghezza, ne esistono anche convessi; strano che non li abbia presi in esame.
Non sono tutti in bronzo. Qualcuno, benché raro, è in ferro.
Che appartenessero ed usati da personaggi maschili appare confermato dai pochissimi ritrovamenti in inumazioni maschili, deposti in qualità di corredo funebre al pari di armi, fibbie e coltelli, ma non trovati in associazione con punte di frecce che rivelerebbero la “professione di arciere” in vita dell'inumato. E su questo ci sarebbe già da riflettere.
A questo link:
http://books.google.it/books?hl=it&id=P ... ini&f=true si possono vedere e consultare le misure delle varie tipologie di anelli cuspidati ritrovati; alcune pagine mancano ma non inficiano la comprensione tipologica degli anelli.
Interessanti anche le deduzioni.
Ho avuto modo di vedere da vicino un anello gemino trovato poco tempo fa nel bolognese.
Esso è integro, ma l'unico punto di erosione/consunzione ha interessato solo gli anelli: la parte d'anello vicino alle punte è consunto da sotto, guardandolo con le cuspidi verso l'alto: la parte degli anelli che è verso le estremità è consunto da sopra, sempre osservandolo con le cuspidi verso l'alto. E' giocoforza osservare che queste consunzioni non possono essere imputate al calzarlo sulle dita, ma sicuramente sono dovute ad una cinghietta o catenella , che vi passava all'interno.
La stessa tipologia di consunzione si osserva o è descritta sul libro.
Possibile che questa anomala consunzione sia presenta sulla quasi totalità degli anelli gemini? Perché alcuni hanno le cuspidi levigate dalla parte esterna ma con sbave verso l'interno? Se fosse per impiego arceristico non avrebbero alcuna sbavatura.
Perchè moltissimi sono convessi o in un senso o nell'altro? Per l'arceria è utile solo se il lato senza cuspidi fosse convesso verso il basso, in modo da poter ipotizzare un fissaggio sull'interno del polso, il cui uso permetterebbe così un allungo maggiore e nell'incocco viene utile la mano libera a tener ferma la freccia nell'anello. Se fosse dritto verrebbe logico ipotizzarne l'uso con le dita.
Un'altra considerazione: la percentuale di esemplari rotti, che in rapporto alla costruzione adottata è in grado di resistere alla trazione di un arco, è molto elevata. Riguarda pressocchè tutte le tipologie; come si spiega?
Come potete vedere i perchè sono molti, io ritengo più veritiera l'ipotesi che servisse come complemento di morso per cavallo, come da descrizione sul libro. Del resto in questo modo si spiegherebbero anche le difformi rotture: per effetto di un morso allentati, il cavallo ha “masticato” l'anello gemino.
Per Tvllia: non mi risultano anelli gemini del bronzo medio, ma solo un ritrovamento del 1864 associato ad una una torbiera derivata da un laghetto collinare, ma è stato “raccolto” da persona che non si sa se ha scavato e non ha relazionato:
http://www.sistemonet.it/sistemonet/vie ... 4&popup=no ma dalla descrizione è chiaramente romano, tu che informazioni hai?
Un saluto da Raff.