Spero di non tediarvi troppo con la narrazione della mia ultima esperienza... ma penso che qualche particolare informazione possa essere ricavata soprattutto da parte di chi comincia ....
Orbene, ai primi di gennaio mi sono procurato una nuova doga di tasso da Celestino Poletti: anelli di crescita estremamente sottili, diritta per almeno tre quarti della lunghezza, una leggera curvatura verso destra guardandola dal lato corteccia.
Da subito decido di raddrizzarla: riscaldamento a vapore per tre ore; blocco con morsetti sul piano di lavoro per tre gg..
Risultato doga praticamente perfetta…. Mi accingo a lavorarla…
Dopo una prima sgrossatura, con i terminali ridotti in sezione a 2x2 cm ca. decido di iniziare la loro curvatura (sto pensando al solito piemontese).
Quindi riscaldamento a vapore (due ore), piegatura sulla dima, attesa dei soliti tre gg.
Risultato: curvature decenti….ma … il calore si è trasmesso anche lungo la doga (alla faccia del legno che non dovrebbe essere un buon conduttore) anche se ho avuto l’accortezza di cercare di isolare la parte precedentemente raddrizzata. Bene la doga ha ripreso la sua curva iniziale.
Decido di lasciarla così. Vedrò in seguito.
Continuo la lavorazione e …mentre procedo , gradualmente le curvature dei terminali vanno scomparendo: rimangono due pallidi accenni di curvatura.
Mi sembra di essere mastro Geppetto con Pinocchio….
E’ inutile, il tasso vuole diventare un longbow e basta! Non posso che accontentarlo e procedo con la classica sezione a D, ma dato che ho mantenuto una certa larghezza dei flettenti , sarà una D schiacciata all’inizio del flettente (rapporto larghezza/spessore 1,20 ca.) per avvicinarsi gradualmente al rapporto 1/1 alle estremità .
Ovviamente devo fare i conti con la curvatura originale della doga e quando arrivo ad incordare per la prima volta, mi ritrovo un affare svergolato in modo non accettabile: dato che il libbraggio è fuori della mia portata (siamo a 60# a 14”) decido di lavorare il ventre in modo asimmetrico rispetto alla sezione:ottengo sempre una D deformata, cioè più schiacciata dal lato convesso, creando un indebolimento che dovrebbe favorire il raddrizzamento dei flettenti all’incordatura.
E così avviene!
Questo è il risultato: ad arco scarico si nota la curva laterale dei flettenti (guardando il dorso il flettente destro punta verso il basso, viceversa guardando il ventre)
Allegato:
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Allegato:
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Allegato:
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(segue)