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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Salve a tutti, come da titolo debbo sdebitarmi con un amico che nel provare i miei "archetti" è stato contagiato dall'ineffabile malattia dell'arciere. Ho pensato di dedicargli una doghetta di tasso chye ha qualche eccesso di alburno ma che dovrebbe darmi la sicurezza di un libbraggio tra le 45 e i 55 libbre; di più non "tira" La doga, già sbozzata, è lunga 2 mt, la larghezza massima è di 4 cm, lo spessore è di 2,8 cm. presenta due curve ampie: Allegato: 060920122785.jpg Allegato: 060920122786.jpg In pratica è una S, ma non mi scoraggio: domopak in alluminio, tovaglioli di carta in rotolo, acqua, pistolina gas e.... vado ad iniziare: Allegato: 060920122788.jpg preparazione del pacchetto. Segue....
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06/09/2012, 20:19 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Continuo... Pacchetto chiuso e riempimento con acqua: Allegato: 060920122790.jpg facendola scorrere sul legno dell'arco in modo che vada ad imbibire i tovaglioli nel pacchetto. La foto del riscaldamento ve la risparmio, anche perchè non l'ho fatta. Dopo 15 minuti di riscaldamento e due riempimenti aggiuntivi di acqua, provo se il legno piega: La foto è stata fatta dopo aver visto che piegava e di conseguenza ho disfatto anche il pacchetto: Allegato: 060920122794.jpg Mantengo la doga in piega quattro cinque minuti e volià: un'estremità è raddrizzata. Allegato: 060920122797.jpg Segue ....
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06/09/2012, 20:37 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Riprendo.... Ripeto le stesse operazioni all'altra estremità e questo è il risultato finale: Allegato: 060920122802.jpg Il foglio di alluminio uso piegarlo in tre nel senso della lunghezza, come si può vedere nella terza foto dall'inizio, per ottenere una maggior resistenza alla fiamma della torcetta e di conseguenza una migliore tenuta del vapore che si genera; è fermato nella parte inferiore da tre giri di nastro isolante, fuori zona di riscaldamento, per avere l'effetto bicchiere di contenimento per l'acqua. Ecco come si presenta finito: Allegato: 060920122799.jpg In questo modo è molto difficile provocare tostature o caramellature indesiderate che potranno generare pericoli di craakkkk su di un legno, diciamo prezioso. Per oggi basta... sto diventando pigro.... Un saluto da Raff
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06/09/2012, 20:39 |
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pavlos
Iscritto il: 30/09/2010, 10:24 Messaggi: 326 Località: Brescia
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ciao Raff ottimo post che comincia proprio dall'inizio! Avrei anche io il mio archetto in alburno di tasso che sto ultimando da raddrizzare (anche lui ad S) ma mi ricordavo che il tasso rifiuta le raddrizzature o quantomeno non le mantiene. che faccio provo a raddrizzare? Paolo
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07/09/2012, 7:32 |
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magin
Iscritto il: 27/07/2010, 9:00 Messaggi: 2594
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ingenioso ... bravo Raff! molto interessante.
ciao!
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07/09/2012, 9:03 |
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1942LINO
Iscritto il: 14/03/2012, 11:37 Messaggi: 222
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Cari amici, essendo in possesso di alcuni tronchetti di tasso, che come voi ben sapete, e' difficilmente dritto, ho provato anch'io ad usare il pentolino d'acqua bollente , previa fasciatura con fogli in alumunio, per vedere cosa succede. Al momento il risultato e' parso soddisfaciente, poi, lentamente- lentamente il legno di tasso e' ritornato nella posizione originale o quasi. Per altri rami e tronchetti di tasso ho lasciato fare a madre natura: ho pero' imprigionato i medesimi in dime, lasciandoveli mesi e li' sono tutto'ora, spero che qualche cosa succeda, non lo so. Vista la testardaggine del tasso non vorrei mi sopravivesse visti i suoi tempi di stagionatura.Ho provato ad usare la pistola ad aria calda ( devo ammettere pero' con paura di bruciare ed impoverire il legno ). Vedremo. Ciao a tutti LINO.
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07/09/2012, 13:32 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Salve a tutti, pavlos ha scritto: ciao Raff ottimo post che comincia proprio dall'inizio! Avrei anche io il mio archetto in alburno di tasso che sto ultimando da raddrizzare (anche lui ad S) ma mi ricordavo che il tasso rifiuta le raddrizzature o quantomeno non le mantiene. che faccio provo a raddrizzare? Paolo Raddrizza.... raddrizza che il tasso è sempre un legno composto da lignina e cellulosa al pari degli altri. Alcuni dicono che ritorna, alcuni dicono che spacca, ma siamo sicuri che il riscaldamento del legno ha raggiunto anche il cuore della doghetta che stiamo utilizzando? Il quesito che è alla base di un buon raddrizzamento o piegatura del nostro prezioso legno da tramutare nell'oggetto del desiderio da tempo tanto bramato, che da quando siamo stati colpiti dalla malattia dell'arcaio ci assilla, andrebbe trattato a parte anche se ho già tentato varie volte di farlo capire senza risultato. Cominciamo col dire che il legno è un ottimo isolante termico. La penetrazione del calore al suo interno è lenta e vi dico in tutta tranquillità che, anche se sta carbonizzando esternamente, al suo interno è freddo e questo anche a 6-7 minuti dall'inizio del riscaldamento, parlando di una doghetta sbozzata e già stagionata. Normalmente occorrono dai 15-20 minuti per una dogha di 25 per 20 mm. Piccola divagazione: non raddrizziamo una doga prima di sbozzarla. A che serve raddrizzare del legno che poi debbo truciolare via? Contando anche sul fatto che allungheremo inutilmente i tempi di riscaldamento. Il legno secco, stagionato, mal si presta al riscaldamento secco quale potrebbe essere quello di una pistola termica, una torcia a gas, il focherello acceso per far braci per salamine o polletto ai ferri; esso fa sì che la ridotta e rimanente umidità, che ci sarebbe utile per la piegatura, ne venga allontanata drasticamente ed allora aspettiamoci il crak durate la piega stessa. Sarebbe importante ed oltromodo utile raddrizzare poco tempo dopo l'abbattimento, quando nel legno vi è ancora una buona dose di acqua. Per prevenire questo crak dobbiamo piegare ad umido, apportando umidità e calore. Lo possiamo fare: - con la classica pentola sul fornello, ma è pericoloso poichè la parte di legno, che sporge oltre il bordo, viene letteralmente disidratata dai gas combusti del fornello che salgono attorno alla pentola, ma nessuno lo sa e fa crak! Lo possiamo fare: - sulle braci, se avremo l'accortezza di lasciare a bagno in acqua la parte da piegare-raddrizzare per qualche ora, prima di iniziare il riscaldamento e durante lo stesso quando notiamo che la superficie del legno tende ad essere troppo secca; il legno sotto la superficie non fa in tempo a perdere il calore raggiunto poichè l'ho detto prima: il legno è un ottimo isolante e non perde il calore interno già faticosamente raggiunto. lo possiamo fare: - con l'ausilio del tovagliolo di carta o stoffa (lino o cotone) e foglio di alluminio che ci assicura di non tostare o caramellare il legno, cosa molto pericolosa se la zona alterata è il dorso del futuro nostro giocattolo, checchè si voglia dire. Ma anche con questo sistema occorre essere cauti: non avvicinarsi troppo con la torcetta a gas e bagnare il tovagliolo ogni 4-5 minuti di riscaldamento. Il sistema non è mio ma è stato pubblicato da qualcuno sul forum. Con qualsiasi metodo scelto, non occore forzare la piega con violenza e forza, ma provare "delicatamente", spingendo ed allentando tre quattro volte. Se non cede, ovvero non accenna a piegarsi solo nel punto riscaldato, è inutile proseguire ma va ripreso il riscaldamento perchè non ha raggiunto il centro del legno o perchè è stato troppo breve il tempo di riscaldamento in funzione della sezione da piegare. Se dovessimo proseguire la piega senza continuare a riscaldare potremmo ottenere due cose: 1° il legno si spacca ed addio al sogno dell'arco desiderato con relativi accidenti in direzione della persona che ha consigliato il metoto. 2° il legno, raffreddandosi, assume la piega ma.... non avendo il calore raggiunto l'interno della doga, essa in poco tempo tenderà a ritornare alla posizione iniziale perchè la parte di legno, interno alla doga, che si è flesso ma non piegato, esercita una forza che tende a raddrizzarlo... e ci riesce. Non usate grasso o strutto od olio sul legno da piegare: 1° rimane sulla superficie ed essendo anche lui un pessimo conduttore di calore tenterà a far caramellare la superficie tutta del legno poichè non penetra nel legno se non per qualche mezzo millimetro. 2° non genera vapore, come l'acqua, che è un ottimo vettore del calore ed ha la proprietà di penetrare nel legno. 3° se fosse idoneo l'industria lo avrebbe impiegato in qualche settore che preveda legni piegati ed impiegati senza incollaggi o verniciature, ma così non è, che io sappia. Effetttuato il riscaldamento con qualsiasi sistema a voi più congeniale, potrete pigare delicatamente senza forzare eccessivamente, come detto prima, ma, direte voi: lo debbo mettere in dima? Assolutamente no, non serve, basta aspettare pochi minuti e la piega diventa stabile, magari ci si può aiutare con qualche bicchiere di acqua fresca spruzzato sulla parte ancora calda del legno in piega. Appena il legno avrà raggiunto una temperatura di 40-50° diventerà stabile nella forma acquisita. Ciao LINO, 1942LINO ha scritto: Cari amici, ...... ho provato anch'io ad usare il pentolino d'acqua bollente , previa fasciatura con fogli in alumunio, per vedere cosa succede. Al momento il risultato e' parso soddisfaciente, poi, lentamente- lentamente il legno di tasso e' ritornato nella posizione originale o quasi........ Pentolino e fasciatura con l'alluminio sono incompatibli: da una parte produci vapore e dall'altra gli impedisci, colla fasciatura, di penetrare, apportare calore nel legno 1942LINO ha scritto: ........ ho pero' imprigionato i medesimi in dime, lasciandoveli mesi e li' sono tutto'ora, spero che qualche cosa succeda, non lo so. ....... Se potranno scorrere non succederà quasi niente e se si raddrizzano tenderanno a ritornare. Se non potranno scorrere si spaccheranno poiche la forza sviluppata dal ritiro del legno che stagiona ha quel potere e forza. 1942LINO ha scritto: .......Ho provato ad usare la pistola ad aria calda ( devo ammettere pero' con paura di bruciare ed impoverire il legno ). Vedremo. Ciao a tutti LINO. [/quote] La pistola si presta ottimamente a riscaldare rapidamente oggetti sottili non una massa piena come quella di una doga sbozzata ed inoltre disidrata velocemente il legno. Un saluto da Raff
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07/09/2012, 21:33 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Salve a tutti, solo per completare il discorso sulla piegatura a caldo del legno del nostro futuro arco: -scaldare tenendo sempre in movimento, la doga o la fonte di calore, allo scopo di non far superare temperature critiche alla parte esposta al riscaldamento, pena carbonizzazioni o alterazioni non visibili del legno. -non forzare una piega se non si sente il legno che accconsente l'operazione. Il forzare può significare lo scollamento di fibre, anche a distanza di giorni, la loro rottura o il fallimento, rientro, della piega a distanza nel tempo. -pieghe fortemente accentuate possono essere eseguite con sicurezza con l'ausilio di una dima ma per il solo tempo necessario alla piega ed il suo raffreddamento. E' il classico caso della piega dei tips. -ricordarsi che un legno appena piegato è un legno che ha le sue proprietà modificate: troppo secco o troppo bagnato e come tale va messo in condizione di ristabilire il suo stato originario. Se troppo secco va lasciato inoperante in un posto umido allo scopo di recuperare l'umidità minima necessaria ad un arco che dovrebbe essere più o meno il 10%; in termini semplicistici abbandonarlo per una ventina di giorni. Se troppo bagnato, è il caso del sistema "tovagliolo", va protetto nuovamente con domopak in plastica o spennellato di grasso (ognuno può fare come meglio crede); bisogna far sì che perda l'eccesso di acqua in modo lento, pena il crearsi di fessurazioni che saranno pericolose visto che l'arco è già stato sbozzato e non si ha materiale disponibile per rimediare. In nessun caso è vietato provate la flessione dell'arco o doga prima di una settimana.
Un consiglio per chi non ha mai piegato il legno: prendete dei pezzi di legno, lunghi almeno 50 cm, della stessa essenza dell'arco, dategli il profilo che meglio credete (parte di flettente) e provate a piegare più volte. Dopo due o tre prove avrete raggiunto la sicurezza, magari sbagliando, ma non avrete danneggiato niente. Comprendo che io stesso sono andato OT rispetto all'argomento iniziale la l'occasione era pertinente. Un saluto da Raff
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08/09/2012, 21:25 |
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1942LINO
Iscritto il: 14/03/2012, 11:37 Messaggi: 222
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raff ha scritto: Salve a tutti, solo per completare il discorso sulla piegatura a caldo del legno del nostro futuro arco: -scaldare tenendo sempre in movimento, la doga o la fonte di calore, allo scopo di non far superare temperature critiche alla parte esposta al riscaldamento, pena carbonizzazioni o alterazioni non visibili del legno. -non forzare una piega se non si sente il legno che accconsente l'operazione. Il forzare può significare lo scollamento di fibre, anche a distanza di giorni, la loro rottura o il fallimento, rientro, della piega a distanza nel tempo. -pieghe fortemente accentuate possono essere eseguite con sicurezza con l'ausilio di una dima ma per il solo tempo necessario alla piega ed il suo raffreddamento. E' il classico caso della piega dei tips. -ricordarsi che un legno appena piegato è un legno che ha le sue proprietà modificate: troppo secco o troppo bagnato e come tale va messo in condizione di ristabilire il suo stato originario. Se troppo secco va lasciato inoperante in un posto umido allo scopo di recuperare l'umidità minima necessaria ad un arco che dovrebbe essere più o meno il 10%; in termini semplicistici abbandonarlo per una ventina di giorni. Se troppo bagnato, è il caso del sistema "tovagliolo", va protetto nuovamente con domopak in plastica o spennellato di grasso (ognuno può fare come meglio crede); bisogna far sì che perda l'eccesso di acqua in modo lento, pena il crearsi di fessurazioni che saranno pericolose visto che l'arco è già stato sbozzato e non si ha materiale disponibile per rimediare. In nessun caso è vietato provate la flessione dell'arco o doga prima di una settimana.
Un consiglio per chi non ha mai piegato il legno: prendete dei pezzi di legno, lunghi almeno 50 cm, della stessa essenza dell'arco, dategli il profilo che meglio credete (parte di flettente) e provate a piegare più volte. Dopo due o tre prove avrete raggiunto la sicurezza, magari sbagliando, ma non avrete danneggiato niente. Comprendo che io stesso sono andato OT rispetto all'argomento iniziale la l'occasione era pertinente. Un saluto da Raff Grazie Raff, la tua esposizione e' piu' che esaustiva riguardo alla piegatura del tasso ( credo non solo quello ), io ho operato come da te segnalato sull'argomento: il foglio di alluminio non l'ho arrotolato tutto attorno al tronchetto, ma con esso ho formato una sorta di :: pensilina , che lasciasse sfuggire si' parte del vapore ma in modo molto limitato; praticamente il legno ha ricevuto vapore sia da sotto che da sopra e, ti assicuro era molto umido e bollente quando l'ho radrizzato. La mia perplessita' nasceva dall'uso della pistola ad arica calda. Ho letto che si usa per far penetrare il grasso nel legno e che serve anch'essa per radrizzarlo in quanto gia' il calore dovrebbe essere sufficiente: Da cio' la mia perplessita' in cui segnalo il timore di bruciare il legno, infatti mi sono mosso in modo molto guardingo al riguardo. Dal tuo ultimo intervento leggo che anche in questo caso , piu' che utile , e' necessario avvolgere il legno in una salvietta, ( perplessita': quella pistola fonde tutto. Operare formando una sorta di cono con foglio d'alluminio ?), a questo punto penso che questa sia la soluzione da verificare, anche perche' trattenere l'acqua in un cono rovesciato che non puoi sigillare con elastici od altro , che si fonderebbero , : forse con del filo di rame?
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09/09/2012, 17:00 |
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1942LINO
Iscritto il: 14/03/2012, 11:37 Messaggi: 222
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1942LINO ha scritto: raff ha scritto: Salve a tutti, solo per completare il discorso sulla piegatura a caldo del legno del nostro futuro arco: -scaldare tenendo sempre in movimento, la doga o la fonte di calore, allo scopo di non far superare temperature critiche alla parte esposta al riscaldamento, pena carbonizzazioni o alterazioni non visibili del legno. -non forzare una piega se non si sente il legno che accconsente l'operazione. Il forzare può significare lo scollamento di fibre, anche a distanza di giorni, la loro rottura o il fallimento, rientro, della piega a distanza nel tempo. -pieghe fortemente accentuate possono essere eseguite con sicurezza con l'ausilio di una dima ma per il solo tempo necessario alla piega ed il suo raffreddamento. E' il classico caso della piega dei tips. -ricordarsi che un legno appena piegato è un legno che ha le sue proprietà modificate: troppo secco o troppo bagnato e come tale va messo in condizione di ristabilire il suo stato originario. Se troppo secco va lasciato inoperante in un posto umido allo scopo di recuperare l'umidità minima necessaria ad un arco che dovrebbe essere più o meno il 10%; in termini semplicistici abbandonarlo per una ventina di giorni. Se troppo bagnato, è il caso del sistema "tovagliolo", va protetto nuovamente con domopak in plastica o spennellato di grasso (ognuno può fare come meglio crede); bisogna far sì che perda l'eccesso di acqua in modo lento, pena il crearsi di fessurazioni che saranno pericolose visto che l'arco è già stato sbozzato e non si ha materiale disponibile per rimediare. In nessun caso è vietato provate la flessione dell'arco o doga prima di una settimana.
Un consiglio per chi non ha mai piegato il legno: prendete dei pezzi di legno, lunghi almeno 50 cm, della stessa essenza dell'arco, dategli il profilo che meglio credete (parte di flettente) e provate a piegare più volte. Dopo due o tre prove avrete raggiunto la sicurezza, magari sbagliando, ma non avrete danneggiato niente. Comprendo che io stesso sono andato OT rispetto all'argomento iniziale la l'occasione era pertinente. Un saluto da Raff Grazie Raff, la tua esposizione e' piu' che esaustiva riguardo alla piegatura del tasso ( credo non solo quello ), io ho operato come da te segnalato sull'argomento: il foglio di alluminio non l'ho arrotolato tutto attorno al tronchetto, ma con esso ho formato una sorta di :: pensilina , che lasciasse sfuggire si' parte del vapore ma in modo molto limitato; praticamente il legno ha ricevuto vapore sia da sotto che da sopra e, ti assicuro era molto umido e bollente quando l'ho radrizzato. La mia perplessita' nasceva dall'uso della pistola ad arica calda. Ho letto che si usa per far penetrare il grasso nel legno e che serve anch'essa per radrizzarlo in quanto gia' il calore dovrebbe essere sufficiente: Da cio' la mia perplessita' in cui segnalo il timore di bruciare il legno, infatti mi sono mosso in modo molto guardingo al riguardo. Dal tuo ultimo intervento leggo che anche in questo caso , piu' che utile , e' necessario avvolgere il legno in una salvietta, ( perplessita': quella pistola fonde tutto. Operare formando una sorta di cono con foglio d'alluminio ?), a questo punto penso che questa sia la soluzione da verificare, anche perche' trattenere l'acqua in un cono rovesciato che non puoi sigillare con elastici od altro , che si fonderebbero , : forse con del filo di rame? Cari amici, un'ultima domanda, ma quando si dice che per rendere piu' resiliente ( reattivo ) un arco e' necessario dare " una tostatina " al ventre dello stesso; non significa forse di cercare di indurirlo con il calore ( come fanno gli aborigeni con la punta delle frecce )?. Da mia esperienza il tasso ( ho fatto due prove una bollendolo per radrizzarlo ed un' altra, mettendolo in dima da fresco ) una volta tornati allo stato libero hanno ripreso le loro pieghe naturali , ci mancava mi facessero una pernacchia. Anzi diro' di piu' i tronchetti da me prelevati in origine si presentavano discretamente diritti ora , dopo oltre un anno di stagionatura presentano curve , nonostante li abbia bloccati con morse nelle dime: A questo punto vale la pena perdere mesi e mesi a tentar di stagionare e raddrizzare un legno che, in qualsiasi maniera tu lo tratti, fa di testa sua.? Un saluto a tutto il Forum.
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09/09/2012, 19:22 |
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