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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Dimenticavo. Per chi ama vedere le eredità del passato. Ciò che io e Vittorio abbiamo chiamato forme, continuano ad essere parte del bagaglio formativo dei militari anche oggi. Si chiamano "addestramento formale". Certo che se una cosa te la fanno i ragazzini della caserma sotto casa, non ha lo stesso fascino esotico di ciò che ti arriva dal lo tanto oriente. ...Ok, banalizzo. Ma non tanto.
A volte le tradizioni ritornano (o forse non se ne sono mai andate).
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05/07/2016, 8:48 |
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vtr
Iscritto il: 09/12/2010, 22:17 Messaggi: 188
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Oliviero, hai mai letto Boyd? (John R.) Qui non è certo il luogo per dilungarsi su di lui. Ma quel che è certo (e se non sbaglio mostruosamente) una serie di principi fondanti del nostro discorso stanno proprio a casa sua.
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05/07/2016, 20:42 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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No, non lo conoscevo. Non sapevo avessero teorizzato in maniera così approfondita. Ma si, fondamentalmente, si. Abbiamo impoverito il tiro con l'arco, per ragionevoli motivi sportivi, al solo ultimo grado dell ooda loop. L'azione è fondamentale, certo. Ma se vogliamo davvero creare uno sport capace di aiutare l'essere umano nel quotidiano, dobbiamo ampliare ed approfondire anche gli altri tre elementi. Il quotidiano raramente si modellizza con un bersaglio fermo e inerte. Non mi era affatto sfuggito l'ampliamento di prospettiva, che secondo me molti non hanno compreso, avvenuto già col tuo libro sulla caccia. Beh, ci piaccia o meno, nel quotidiano ci relazioniamo con l'uomo. L'altro. Ma tante volte, semplicemente annebbiamo i nostri sensi con la proiezione che facciamo su di lui di noi stessi, proprio perché manchiamo in 'osservazione' e 'orientamento'. Una proiezione che ci fa prendere cantonate colossali proprio nel quotidiano prima ancora che con l'arco. Nel lavoro, negli affetti. L'arco medievale ha qualche freccia in più di altre discipline altrettanto valide per insegnarci a scorrere il loop più efficientemente. Molte, in realtà. Perché da sempre è stato utilizzato per questo. I benpensanti che ci tacciano di aggressività esasperata quando non espressamente di violenza, sono spesso proprio quelli che più di altri beneficherebbero di quest'arco e del loop che insegna a percorrere. ...Ma hai ragione, ho finito per tediare i nostri lettori, che avranno già optato per un topic più leggero. Grazie per la preziosa segnalazione.
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05/07/2016, 23:12 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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Ho potuto sperimentare l'archery combat in quel di Piacenza. Per la cronaca, ho perso sei a tre, ma ho pagato una scarsa conoscenza del regolamento. Piu interessante credo, più che la cronaca, il parere dell'arciere militare. Parere a caldo, senza averci pensato troppo.
Una premessa, mi sono divertito. Quindi, lo consiglio a tutti. Il gioco è davvero per tutti, piacevole, sicuro e divertente.
Passando in rassegna l'attrezzatura, gli archi sono giustamente leggeri. Le frecce sono troppo pesanti in punta, peggio che tirare frecce incendiarie. La combinazione delle due cose fa si che la maggior parte delle frecce tirate sono basse, perché la gente non parabola a sufficienza. Le punte vanno senz'altro rese meno voluminose, mantenendo l'innocuità ma migliorando l'aerodinamica.
Le cocche sono troppo strette. L'arciere deve poter incoccare a memoria e al tatto senza abbassare la testa, una caratteristica di tutte le frecce da guerra. Gli organizzatori lascino all'arciere la capacità di gestire l'equipaggiamento (compresa la cocca larga). Stesso discorso per le frecce da tenere in mano. Il regolamento la fissa ad una sola, mentre un qualsiasi arciere guerriero tira tranquillamente con più frecce in mano. Ogni arciere tenga in mano le frecce che sa gestire. Meglio ancora, venga fornita una faretra con 12 o 24 frecce. All'arciere il compito di assicurarla dove crede, se lo ritiene opportuno. Non sia obbligatorio (ma pochi rifiuteranno, e ancor meno finiranno per non metterle in schiena...).
Questo permette anche di evitare la parte iniziale di recupero delle frecce da una linea comune. Si tratta di una pratica innaturale per un arciere quella di venire a contatto col nemico. Molto opportuna, infatti la zona franca, in cui però gli arcieri non dovrebbero mai entrare mantenendo le debite distanze. Sempre. In più di un occasione, il mio avversario si è avvicinato al limite perché ero rimasto intrappolato in zona franca e, per regolamento, dovevo uscirne in cinque secondi (mia ingenuità, ovviamente). Le frecce di scorta dovrebbero probabilmente stare in fondo è non in mezzo, in comune.
L'attuale forma di archery combat realizza una sorta di duello. Molto dinamico e divertente. L'efficacia tattica dell'arciere da guerra è però anche nel numero. Sarebbe quindi interessante vedere un gruppo di quattro o cinque arcieri affrontarsi reciprocamente, per vedere appunto quali tattiche essi sono in grado di mettere in atto, vincendo per abilità arcieristica, quanto per abilità organizzativa.
Comunque, i miei complimenti alla UISP per aver cominciato a diffondere questo difficile ma divertente sport. Mi hanno colto ragazzi e ragazze gentili, ben disposti e col giusto grado di spirito agonistico e fierezza per ciò che fanno (gruppo varesino, se ho ben compreso). Molti nostri arcieri giudicheranno faticoso e eccessivamente aerobico questa tipo di arcieri ...Sono gli stessi che rievocano il Medioevo facendo solo tornei?!? Io vorrei l'archery combat nel quartiere di casa mia.
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19/03/2017, 19:07 |
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Taccons
Iscritto il: 11/12/2010, 14:31 Messaggi: 653 Località: Peschiera Borromeo (MI)
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Mi dispiace.... non ci trovo nulla di divertente nel tirare frecce a delle persone.... scusatemi se sono fuori dal coro.
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20/03/2017, 18:51 |
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jeval
Moderatore
Iscritto il: 30/06/2010, 13:12 Messaggi: 2433 Località: pozzo della ignoranza
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Oliviero ha scritto: ...........Io vorrei l'archery combat nel quartiere di casa mia. E' la stessa cosa che mi ha detto una moglie che ha fatto più di un game col marito Permettetemi di riportare un brano delle linee guida del Combat dai documenti Uisp Cita: Non dimentichiamo, però, le potenzialità apparentemente meno evidenti ma forse più profondamente intrinseche del Combat, cioè quelle educative e pedagogiche (come, ad esempio, le capacità di controllo, il rispetto delle regole, l’equilibrio emozionale e la coordinazione delle idee, la conoscenza e lo sviluppo delle proprie abilità psico-fisiche, di quelle spaziali e temporali, eccetera), le quali collocano a pieno titolo questa attività tra quelle più istruttive, soprattutto per i più piccoli, o come sostegno per chi vive un disagio.
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21/03/2017, 19:59 |
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Oliviero
Iscritto il: 12/06/2016, 8:06 Messaggi: 534 Località: Milano
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L'essere umano è un animale dotato di una forte componente aggressiva. Componente che condivide con buona parte delle specie carnivore e quindi naturalmente cacciatrici. In genere, i guai non nascono quando esso è in grado di esprimerla in forme più o meno ritualizzate, parlo ad esempio dello sport che è fondamentalmente una sorta di ritualizzazione della guerra (che infatti interrompeva fin dall'antichità). I guai nascono quando la reprime. Quando nega l'evidenza è ciò che è la sua stessa natura.
Gli Arcieri nel Tempo sono nati per praticare il tiro all'uomo, ispirandosi all'arciere militare medievale. Questa cosa ha scavato vent'anni fa un solco profondo tra loro e le principali associazioni arcieristiche nazionali che (nonostante i tanti attestati di stima individuali) ancora oggi non è stato colmato. Vittorio ha ben spiegato i tabù che caratterizzano la nostra società. Vanno rispettati e compresi. Nel nostro gruppo, abbiamo animalisti convinti che non hanno problemi ha inchiodare fanti ben bardati dietro un Pavese, ma che non tirerebbero mai una freccia alla sagoma di una volpe o di un cerbiatto. Il mondo è bello perché è così. Incoerente.
L'essere umano è però anche dotato di una forte curiosità. Questa componente, nel bene e nel male, gli ha fatto scalare la catena alimentare. Io sostengo che, coi dovuti margini di buon senso e sicurezza, questa curiosità vada alimentata. Qualche volta occorre andare contro corrente e provare, toccare con mano, guardare il mondo a testa in giù e vedere se ha ancora senso.
Quando iniziammo le prime battaglie, fu subito evidente che era impossibile il caricamento dal basso in stile Fiarc. Fu naturale caricare l'arco nella maniera che oggi l'mba project ha codificato, desumendola dalla documentazione iconografica.
Apriti cielo! Fummo bollati come pazzi scriteriati incapaci di garantire la sicurezza pubblica nelle manifestazioni. ...e invece quel modo di tirare era il più comodo e sicuro, specialmente per i fanti che ci stavano inginocchiati davanti. Quei fanti, tenevano gli scudi serrati per coprirci dal tiro nemico, ma le loro schiene non avevano alcuna copertura prevista per le nostre frecce. Quelle schiene sarebbero state inesorabilmente trapassate se una corda si fosse rotta nel caricamento codificato in Fiarc. Adatto per il bosco, forse, ma non per la guerra. Eppure, sarebbe bastato venire a vedere per capire... Bastava dare spazio alla curiosità. Provare, appunto.
Le parole che riporta Jeval sono sacrosante. Ed oltre ad essere profondamente vere, sono anche molto belle, perché pongono distrattamente (ma fino ad un certo punto) l'accento su questioni veramente rilevanti da un punto di vista sociale. Diamo spazio alla curiosità se desideriamo capirle fino in fondo. Non fermiamoci alle apparenze e alle consuetudini senza riflettere sul loro senso. Grazie Jeval per avercele portate all'attenzione.
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21/03/2017, 22:38 |
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bac
Iscritto il: 26/02/2011, 11:43 Messaggi: 2674
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22/03/2017, 21:03 |
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-mANx-
Amministratore
Iscritto il: 08/07/2010, 20:21 Messaggi: 4559 Località: Insubria
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22/03/2017, 21:22 |
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