Bella segnalazione, Magin.
Grazie.
Dovrebbe trattarsi de L'art d'archerie che Henri Gallice ha ritrovato e pubblicato al principio del secolo scorso, tanto per ricordarci che il nostro è un arco europeo e non esclusivamente inglese. Ne fece una traduzione in italiano anche Giovanni Amatuccio nel suo “La caccia con l'arco nel Medioevo", forse non perfetta, ma per lo meno fatta da un arciere che dava un senso a quel che traduceva!
Colgono tutte, per quel che riesco a comprendere, qualcosa di vero.
E lo fanno in modo poco scientifico, come dice Taccons, ma Newton e Galileo ancora non erano nati.
Ma non per questo i medievali sono meno gustosi...
Nessuno di noi tira più come Ishi e pertanto esiste uno sfasamento tra il punto dove si spinge maggiormente sull'arco (taluni lo chiamano pivot point) e il punto dove esce la freccia dall’arco. Gli archi moderni hanno impugnature ergonomiche per portare questi punti quasi a coincidere, ma per coincidere davvero completamente occorre tirare come Ishi.
Per tutti gli altri esiste una asimmetria.
Certo, abissale per lo Yumi giapponese, ma presente un po’ anche in tutti gli altri archi dove la freccia si appoggia sulla mano che spinge. Per conseguenza la trazione che si esercita sulla corda non avviene in simmetria con il punto in cui si spinge, ma un po’ sopra. Per compensare questa sorta di disassamento si tende a tenere il flettente inferiore più duro-corto rispetto al superiore.
Negli archi moderni, dove si fa il tillering in modo preciso, l'asimmetria è calcolata in modo estremamente preciso, in modo che la freccia non "scalci" all'uscita dall'arco.
Sui nostri archi si può compensare un po’ giocando sul punto di incocco, la freccia deve uscire senza bruciare la nocca dell'indice. Per questo è dannoso il guantino paranocca che ormai ti vendono d'ufficio per appoggiare la freccia.
Non hai modo di capire se la freccia esce giusta o no.
Però i nostri archi sono vivi e cambiano nel tempo.
In più di un arco, mi è capitato che, dopo anni di utilizzo nello stesso senso, i flettenti tendono naturalmente ad equilibrarsi.
In quel caso occorre girare l'arco è usare il flettente inferiore come superiore.
...Ricordo un gustoso episodio avvenuto qualche anno fa.
Fui bonariamente "sgridato" da Celestino Poletti per aver fatto alcune foto apparse su una rivista (Gionata le ricorderà certamente), con uno dei suoi archi al contrario.
Un cliente lo aveva chiamato, dopo averle viste, dicendogli che lo aveva istruito male nell'uso dell'arco.
Posto l'arco sul tiller, abbiamo potuto constatare quanto le mie sensazioni mi avevano suggerito.
Dopo anni di uso intenso, lo squilibrio tra i due flettenti era scomparso.
L'arco poteva essere usato in entrambi i sensi incoccando leggermente più in alto.
...scrissi comunque una lettera al giornale per scagionare l'innocente costruttore di archi, spiegando l'accaduto.