Salve a tutti,
in questo caldo, noioso, umido agosto della bassa, non sapendo come distrarmi mi vien un'idea.
Premessa:
costruire un'arco è cosa relativamente semplice, le regole da rispettare sono poche, ed il risultato dà soddisfazioni non da poco.
Cosa importante è però conoscere il legno, la costituzione delle sue fibre, la loro funzione nell'ambito di un tronco ed la loro disosizione nell'ambito di un arco; ma non parliamo di questo, alcuni lo ritengono noioso. Parliamo di come realizzare degli archetti in modo veloce, semplice, con pochi attrezzi sfruttandoli in modo completo.
La specie del legno ha poca importanza, va bene tutto: la robinia, il frassino, l'olmo, il pruno, il gelso l'ailanto tanto caro a Marco, (a proposito Marco l'hai finito il tuo archetto in ailanto?) e tanti altri; costruiamo solitamente archi per diletto e non per difenderci da un nemico ormai improbabile, se non altro la difesa è affidata ad altri tipi di armi o sistemi più efficienti.
Tempo fa, leggendovi, mi ero fatto l'idea che il “tirapetto” o coltello a due manici fosse indispensabile. Orbene, il coltello funziona a meraviglia, ma solo nel legno verde, fresco, ancora da stagionare, ma, siccome a me non piace lavorare con l'affanno delle crepe e dell'ingrassaggio del legno in lavorazione, lavoro solo legno o stagionato o parzialmente stagionato; questo mi concede il vantaggio di aver meno deformazioni in corso d'opera e nessun pericolo di fessurazioni. Direi che questi vantaqggi non sono da poco, anche perchè ho sperimentato che il coltello a due manici nel legno di orniello o di olmo quasi stagionato, si impasta e non taglia.
Come ovviare? Semplice abbandonando il coltello e rivolgendomi ad altri attrezzi:
foto attrezzi principali.
-Il primo è rappresentato dall'ascia, utilissima a sbozzare un tronchetto che non sia dividibile per due e presenti anche qualche nodo. Si va giù di brutto, ma alle volte è necessario.
-Il secondo è il “podet”, come lo si chiama in bresciano. Attrezzo ancora in uso per eliminare i rami dai tronchetti abbattuti per farne legna da ardere; serviva anche per sramare i gelsi quando era in auge l'allevamento del baco da seta; lo stesso attrezzo che il buon Manx ha tramutato in “scramasx longobardo”...
Se si è padroni nel suo uso lo si può utilizzare, come nel mio caso, per la completa sbozzatura dell'arco, partendo dal tronchetto con ancora la corteccia, fino ad arrivare alla sua parziale rifinitura. In questo caso io adopero solo la parte dritta della lama che si può usare sia per staccare sottili sezioni, usando colpetti sempre uguali e ravvicinati o per staccare grosse e lunghe scaglie come per la formatura dei flettenti.
Se si opera con il tagliente appoggiato sul legno e lo si spinge, o meglio, lo si muove a scendere che corrisponde ad una fatica minima, si possono asportare solo lievi strati di legno, meno di un decimo di millimetro, lisciandne al contempo la superficie.
Allegato:
scaglie-trucioli.jpg
E' anche possibile usarlo a mò di rasiera senza perdere il tempo a cercarla e affilarla e sopratutto, a seconda dell'inclinazione, si varia lo spessore dell'asportato. Se la lama dovesse saltellare per le fibre storte basta inclinare l'attrezzo in diagonale rispetto alla doga in lavorazione. Se ben affilato lo adopero anche per lisciare le superfici.
Per me, rappresenta l'ideale per modellare i flettenti, potendo seguire, ove necessario, le fibre senza reciderle come fa il coltello che spiana a mò di pialla.
-il terzo, è un coltello ricurvo trovato nel rottame; è di un ottimo acciaio che tiene il filo tagliente e vi assicuro che usato al posto di una rasiera è ottimo. Utilissimo per lisciare, levigare le superfici eliminando i segni del “podett”, sul legno non più verde.
Continua ….
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