Salve a tutti,
ciao Nitopi.
Le cose che dici sono esatte: nel neolitico esistevano sia gli spostamenti di comunità ma che i commerci. Ambedue si erano già sviluppati da tempo: la prima per necessità alimentari quali il depauperamento ambientale, l'impoverimento del suolo agricolo, la mancanza di animali da cacciare o altre comunità che spingevano; la seconda per approvvigionarsi di materia prima atta alla fabbricazione di utensili.
Giustamente hai proposto l'esempio del commercio dell'ossidiana che dalle isole del mar mediterraneo si irradiava non solo verso l'Italia ma anche verso la Svizzera, la Francia meridionale e la Iugoslavia. Ma qualcuno dice anche Germania, Paesi Bassi, Inghilterra.
Questi dati si ricavano dalle analisi dei frammenti e schegge di lavorazione, senza il bisogno di rovinare reperti importanti; esse rappresentano tra l'altro già delle sezioni sottili, facilmente analizzabili tanto da poterne identificare univocamente la provenienza ed i singoli giacimenti che per L'Italia sono: isola di Lipari (Sicilia), isola di Palmarola (Lazio), Monte Arci (Sardegna) e l'isola di Malta, che non è italiana ma è vicinissima alla Sicilia e la sua ossidiana veniva importata sul nostro territorio. Oltre alla provenienza provano, allo stesso tempo, che già era diffusa la navigazione in tratti di mare aperto.
A fianco a questi vi sono altri piccoli giacimenti minori ma dalle caratteristiche più scadenti come quelli della zona dell'Etna (ne ho ricevuto tempo fa un blocchetto di 3 kg), in Campania se ne trova nella zona del Vesuvio, sul Monte Baldo vicino Verona idem ed allo stesso modo se ne dovrebbe trovare nella val Sesia dove si è ritrovato un mega vulcano “estinto” da circa 280 milioni di anni fa.
http://www.supervulcanovalsesia.com/site/joomla-e.htmlQui un'interessante scritto che descrive la diffusione dovuta al commercio dell'ossidiana liparese, maltese e di Palmarola, ma, peccato grave, non cita quella del Monte Arci in Sardegna:
http://www.scribd.com/doc/23386246/Fabr ... lermo-1997Allo stesso modo, le asce od il materiale per le stesse, era commerciato-scambiato con “tribù” o comunità che risiedevano in zone prive di materia prima, o che quella a disposizione non fosse all'altezza o all'importanza del “cliente”, come del resto era già in uso per la selce ritrovandone in pianura padana di proveniente dal nord della Francia.
Le comunità che risiedevano presso le Arene Candide, è provato che usavamo modellare asce con materiali proveniente dalla zona compresa tra il Savonese ed il Beigua, sia raccolto come ciottolame, sia da distacco da roccia madre poiché si sono trovate gli avanzi di lavorazione. Oltretutto la Liguria occidentale è percorsa da “strade” in quota che sembrano prive di spiegazione logica, ipotizzate come “percorsi religiosi”dedicate al culto dell'acqua (andavano da sorgente a sorgente in quota): ma sarà vero? Per caso non erano le vie del commercio di allora ed i “santuari” le piazze del mercato?
La tipologia delle asce delle Arene Candide non si ritrova nel nord d'Italia per cui si esclude il commercio verso il nord forse erano dirette verso la Costa Azzurra e in Corsica. Al contrario l'officina di lavorazione di Rivanazzano, posto grossomodo tra Asti Piacenza e Pavia, rivolgeva la sua produzione al nord est italiano. Rivanazzano è riconosciuto come uno dei più grandi centri di produzione di asce neolitiche in Italia e trattava quasi solo materiale alluvionale proveniente dai monti liguri.
Del resto sembra provato che, per gli scambi coi paesi del nord quali l'Inghilterra, si tratta di scambi avvenuti nel neolitico recente ed età del rame, quando nacque quel culto che costruiva cerchi di pietre che culminò con la costruzione di Stonehenge a partire dal 3100 Ac. Le inumazioni di personaggi nate e vissute nei paesi mediterranei provano che la gente vi si recava, a quale scopo? Portavano doni a divinità o commerciavano coi capi religiosi dell'epoca? Quale via seguivano?
Non si sa; si sa solo che portavano asce rituali in ottimo materiale certamente non destinate agli “operai” del sito.
Raff