Come evitare, la prossima volta, un altro crack!
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Ciao a tutti, tra le varie, stavo realizzando un archetto in nocciolo a “misura” della mia bimba piccola.. il bastone in partenza prometteva bene, era dritto e privo di nodi (dal lato che sarebbe dovuto essere il dorso dell’arco), a parte, una volta spianati i flettenti, delle curiose macchie colorate presenti all’interno dello stesso.. Allegato: DSCN3145 sulla morsa.JPG ..non gli ho dato importanza e dopo la sbozzatura, volendogli curvare i puntali, l’ho messo in pentola.. Allegato: DSCN3227 in pentola.JPG Trascorsa circa mezz’ora di bollitura, lo metto sulla dima, Allegato: dima+morsetti.jpg ...blocco solo l’estremità del flettente con il primo morsetto (quello a destra ovviamente) e, senza nemmeno imprimere troppa forza…
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13/04/2012, 12:33 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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…Crack!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ed ecco il risultato finale... e ho fatto pure il bis(!!) come potete vedere.. Allegato: DSCN3245 rotture.JPG La 2^ rottura (quella a sinistra) l’ho causata (in)volontariamente, a mano (subito dopo quella appena narrata): volevo testare la resistenza del legno residuo, per fare, eventualmente, un arco leggermente più corto ma… Ccrraacckk!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Adesso, con sommo dispiacere, ma forse con un po’ di “vissuto” in più (cerco di consolarmi), Vi mostro i dettagli delle due rotture (con le estremità “maschio” e “femmina”, vicine, a confronto): Allegato: DSCN3250 1^rottura dett.JPG La prima rottura (quella riguardante l’apice del flettente) lascia trasparire all’interno del legno – almeno a me così sembra – come se ci fosse stato, proprio in quel punto, una sorta di nodo tondeggiante; sembra che tra i due pezzi non ci sia stata mai una effettiva continuità; sono visibili pochissime scheggiature, differenti sfumature del colore legno e alcune striature più chiare che si estendono, a raggera, attraverso tutti gli anelli di crescita... La seconda rottura (quella fatta con le mani per testare la resistenza del legno residuo, nella foto a seguire), sembra avere, viceversa, scheggiature più evidenti.. ma, guardandola meglio (per quanto consente la qualità delle fotografie), si può notare che le fibre, anche in questo caso, sembra siano state “distaccate” da sempre.. preciso, oltretutto, che la resistenza alla forza applicata, semplicemente con le mani, sul legno (che era ancora caldo-umido dalla bollitura), è stata veramente poca; il distacco delle parti è avvenuto subito dopo una piccola, iniziale, flessione del legno e con un suono molto secco.. Allegato: DSCN3251 2^rottura dett.JPG ...segue...
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13/04/2012, 12:39 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Non comprendo a pieno la relazione, se c’è ma penso di si, tra le macchie del legno e la rottura dello stesso; l’ipotetico “nodo” della prima rottura dall’esterno (lato corteccia/dorso arco) non si vede, non c’è, è solo dentro il legno; non credo di averlo fatto bollire troppo, in un’altra occasione il metodo ha funzionato bene; in effetti, il legno, al suo interno, mostra un’anomala ed evidente porosità e/o cristallizzazione.. e forse quelle macchie che si notano sul ventre dell’arco (una volta, prima di avene ricavato il flettente, anche loro erano dentro il/parte del legno), con la loro irregolarità, sia nei colori che nelle forme, evidenziano meglio questa anomalia, che ha visto coincidere la loro posizione con le due rotture. È ovvio che se dovesse capitare un altro legno con queste colorazioni caratteristiche (desumo trattarsi, in origine, di una patologia della pianta, a me sconosciuta), lo scarterò a priori.. Quindi, adesso guardate meglio qua sotto, com’era il legno prima della bollitura: Allegato: DSCN3165 macchie1.JPG Allegato: DSCN3166 macchie2.JPG Allegato: DSCN3167 macchie3.JPG “No buono” - come dice un amico mio - per costruire archi (aggiungo io). Condoglianze a parte per il caro estinto , a te che mi leggi è mai capitato di trovare un legno così? Per curiosità, sai di cosa si tratta Ringraziando anticipatamente, un caro saluto a tutti, Peppe
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13/04/2012, 12:46 |
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Nitopi
Iscritto il: 13/12/2010, 18:13 Messaggi: 2428 Località: Genova - Prata Veituriorum
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Lo bolli direttamente in acqua, non lo passi solo al vapore... Ma non penso che sia li il problema. Era tanto stagionato?
Sicuramente aveva avuto qualcosa da giovane, quell'anello scuro non mi piace...
Ciao Luca
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13/04/2012, 14:47 |
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bac
Iscritto il: 26/02/2011, 11:43 Messaggi: 2674
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sezione quasi impossibile da ricurvare! se poi ci si mette anche qualche nodo occulto . il nocciolo non regge la sezione a D quindi è naturale che quando vai a curvare ti trovi proprio nel caso di una D e l'arco scoppia; le pentole sono le ammazza arco perchè il riverbero di calore del fornello crea uno stop brusco tra area umida e area secca. meglio il bagno totale nel tubo di vapore oppure il classico manicotto in scottex e stagnola di cui si è discusso da qualche parte qui nel forum. non meno di 10 minuti fino a 30-60 per legni particolarmente difficili.
p.s questo in teoria poi c'è la pratica
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13/04/2012, 18:18 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Salve a tutti, ciao Peppe....... condoglianze.... ma tieni presente che col nocciolo non ci fai le braci per le costine o qualche braciola. Il nocciolo non ha mai avuto la mia considerazione nel campo dell'arceria...forse colui che, nel medievo, stilò un elenco di legni buoni per sagittare voleva scrivere noce e non nocciolo. Non è dotato di fibre "nervose" e dopo un annetto di stagionatura, per la stufa, lo si rompe senza difficoltà forzandolo a flettere producendo rotture senza scaglie. Anche chi ha costruito archi, con questa essenza, afferma che dura poco ed ha ragione Bac nel dire che non regge le sezioni a D. Dovendo paragonarlo ad altri tipi di legno, direi, ma è mia comvinzione personale, che assomiglia all'ontano come trama della fibra. Essendo quasi sprovvisto di fibre lunghe, o con fibre con bassa consistenza, si potrebbe ipotizzare che sia povero di cellulosa e ricco di lignina; difficile da piegare anche con un riscaldamento ottimale. Sul forum, qui: viewtopic.php?f=21&t=1010&p=17684&hilit=piegare+il+legno#p17684 avevo postato un elenco di essenze con i raggi di curvatura consentiti, sia usando un supporto (dima) sia senza; essendo una tabella derivata da lavorazioni industriali non riporta il nocciolo, ma, come detto più sopra in merito alla sua lontana somiglianza con l'ontano, prova a vedere qual'è il raggio minimo di curvatura dell'ontano: 360 mm di raggio con dima. La tua dima, correggimi se sbaglio, dovrebbe avere un raggio di curvatura di 130-150 mm: troppo pochi per un legno sprovvisto di fibre lunghe. Nel contempo guarda il raggio minimo che è possibile ottenere con l'olmo: 13 mm! In quel tread, ho omesso, per dimenticanza, il formato usato per quelle prove: 25 X 25 mm con riscaldamento a vapore in pressione, in autoclave. L'anello scuro può essere stato causato da uno sfregamento subito in gioventù contro un tronchetto adiacente, poi asportato. La lesione può guarire bene, senza segni evidenti sulla corteccia, ma all'interno rimane la cicatrice. Un saluto da Raff
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13/04/2012, 22:28 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Buongiorno a tutti e buon weekend fatto... ..allora per quanto riguarda il sistema della “bollitura”, forse immaginando lo “stacco” (quasi netto) tra la parte di legno dentro l’acqua e quella fuori – chiedo scusa per i termini forse poco appropriati – ho avvolto il puntale dell’arco con un canovaccio, fin oltre la porzione di legno che sarebbe stata interessata dalla piegatura. Questo sistema, in linea teorica, dovrebbe evitare proprio lo “stop brusco tra area umida e area secca” al quale si riferisce Bac; il canovaccio, infatti, stando a mollo, tira l’acqua calda fin oltre il livello della stessa (anche oltre la pentola, come si vede in foto) ed anche il vapore che esce dal bordo del coperchio sollevato continua l’opera.. il legno, poi, non tocca la pentola in alcun modo e “sfuggendo” diagonalmente verso l’alto, rimane salvaguardato (anche grazie al canovaccio) dal calore che risale lungo i bordi esterni della pentola. Ciò nondimeno ho apprezzato tantissimo quel fantastico “bazooka” per il bagno di vapore per doghe intere ed anche tutti gli altri sistemi, utilizzati per lo scopo, gentilmente postati da chi ne fa uso in questo forum (e che sicuramente prima o poi dovrò utilizzare anch’io quando mi si presenterà l’esigenza di intervenire nelle parti centrali della doga). Peraltro, questo sistema l’ho già collaudato in passato quando piegavo i listelli per fare lo scafo di una replica di nave antica ed anche qualche mese fa quando ho voluto riflettere un po’ i puntali di un arco (sempre in nocciolo..) che ancora – viva Dio - funziona egregiamente. Giusto per la temperatura, che ovviamente con questa modalità d’intervento non supera i 100°, potrei rimanere un po’ nel dubbio… ma mi sembra di capire che dovrebbe essere sufficiente per i nostri scopi. Parlando del tronchetto, invece, il ramo è stato raccolto nell’inverno 2010-2011, e non posso non condividere il fatto che deve aver subito qualche trauma in giovane età (anche se in apparenza lo aveva egregiamente sistemato) di fatto, ha la stessa stagionatura del ramo con il quale ho fatto gli altri due archi (sempre in nocciolo, che anche ieri abbiamo utilizzato).. anche se quelle colorazioni interne (rosso, verde, viola, grigio…) ma vabè… Per la sezione, Bac, lungi da me pensare ad una D con il nocciolo.. anzi, visto che ne ho lavorato (e rotto) più di uno posso affermare che per il nocciolo, quando si sgrossa il ramo, è sempre bene arrivare fin da subito e senza pietà, abbondantemente sotto al midollo, lungo tutta la porzione del flettente che si vuole far lavorare quando sarà un arco; e non di sega e/o pialla (come ho visto fare anche qui, da qualche parte), ma sgrossando con strumenti atti/idonei a far “saltare” anche l’interno dei nodi, presenti su quella parte di doga che sarà il futuro ventre dell’arco e ciò al fine di consentire di recuperare un po’ di flessibilità anche in quei punti che altrimenti – come mi è successo in precedenza – rimanevano rigidi, creando, con il nodo lasciato pieno al suo interno, dei veri e propri fulcri di leva che facevano scoppiare gli archi! Digressione a parte, in effetti , potrebbe anche aver influito il voler piegare i flettenti troppo presto rispetto allo stato di lavorazione dell’arco,avendo voluto lasciare più materiale sul quale poi avrei agito, (asportandolo) in seguito, durante l’equilibratura dell’arco; ma ciò, comunque, esula dal fatto che è evidente la non bontà del legno utilizzato, e non come essenza… Raff…; al momento a me non dispiace utilizzarla; è sicuramente una buona “palestra” e posso assicurarti che anche il nocciolo può dar qualche soddisfazione.. (e non solo nel forno a legna che va alla grande..eh,eh,eh) Un caro saluto a tutti, Peppe
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16/04/2012, 13:13 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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Ciao Peppe, bella digressione la tua. Vedo che sei un amante dei sitemi rapidi e non perditempo, diciamo alla Maghin: inutile usare il coltello a due manici quando occorre togliere mezzo e più spessore del tronchetto; però ai nodi ci andrei più cauto in special modo se l'essenza non è nocciolo. Concordo con te che il nocciolo è un ottimo legno scuola, ma che debbo dirti.... a me non piace neanche ad usarla per il fuoco, ne riconosco, però, l'utilità nel forno per il pane. Ciao da Raff
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16/04/2012, 22:55 |
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gbr1967
Iscritto il: 16/03/2012, 10:52 Messaggi: 87
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Ciao Raff, si è vero perchè perdere tempo quando già sai che… Oltretutto ho notato che anche tu preferisci dargli giù con l'accetta ... Per i nodi... almeno con il nocciolo, ho imparato a “menare”… ecco, ad esempio il (spero) sostituto dell’arco di cui al presente post.. Allegato: DSCN3330sagit.JPG Allegato: DSCN3388sagit.JPG “Menando”, quando ti avvicini allo spessore del legno già abbastanza vicino/idoneo alla fase del tilleraggio dei flettenti dell’arco, cominci ad avvertire le sue vibrazioni, quasi - oserei dire - il suo “suono”, sotto i “colpi” inferti… E’ una sensazione particolare, non saprei meglio descriverla.. al limite della rottura qualche volta ma i nodi (l’interno) saltan via che è una bellezza… e, se poi si rompe, poco male, vuol dire che non avrebbe comunque resistito, forse che per poche frecce! Magari apro un post a parte quando sarò un po’ più in là con la sua lavorazione, qualche altra foto intanto la faccio.. Per le altre essenze (od anche per lo stesso nocciolo) ed il relativo trattamento dei nodi, chi vuol dire la sua? O, gentilmente, dove si può trovare qualche post in cui magari se ne è già parlato (ora non mi sovviene)?!? Un caro saluto, Peppe
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19/04/2012, 13:02 |
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raff
Iscritto il: 17/03/2011, 0:24 Messaggi: 2037 Località: tra l'oglio ed il chiese
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salve a tutti, ciao Peppe, comincio dal fondo: search.php?st=0&sk=t&sd=d&sr=posts&keywords=arco+in+nocciolo&sf=titleonly&start=10Questo è il risultato della funzione "cerca" del forum e sei sulla seconda pagina; clicca anche sulla prima ed avrai di che leggere. Sulla sistema di sbozzatura, quando tu affermi: .... .quando ti avvicini allo spessore del legno già abbastanza vicino/idoneo alla fase del tilleraggio dei flettenti dell’arco, cominci ad avvertire le sue vibrazioni, quasi - oserei dire - il suo “suono”, sotto i “colpi” inferti… E’ una sensazione particolare, non saprei meglio descriverla......hai pienamente ragione, è come se ti parlasse: piano adesso che ci sei..... stai attento.... poco alla volta. Io amo fare questi lavori in solitudine all'aperto, senza rompiscatole e senza dover guardare l'ora, ma sempre dopo una fase di "adorazione" della doga o tronchetto; quella fase che ti permette di "vedere" l'arco nella doga, di poter decidere se quel nodino lo devi eliminare o metterlo al centro del flettente, se quella piega la puoi usare per una deflessione o devi raddrizzarla. in sostanza l'arco bisogna viverlo da prima che nasca. Un saluto da Raff
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19/04/2012, 22:14 |
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