grazie raff
Pier, la tecnica usata per tirare con lo yumi, arriva ad imprimere circa il 40% in più di velocità alla freccia. Dalle prove fatte alla Tsukuba uiniversity è risultato che, praticamente, con questa tecnica, quando la freccia impatta il bersaglio a circa 30 metri (28 per l'esattezza) di distanza e come se fosse spinta da un arco quasi di forza doppia rispetto alla forza originale del solo arco.......Non chiedetemi la formula matematica perchè non la ricordo, ma mi sembra che la forza corrisponde al quadrato della velocità, o qualche cosa di simile...... Se qualcuno ne sa qualche cosa di più, dia delucidazioni.
Comunque, le prove tecniche hanno dato questi risultati, quindi per ottenere la necessaria efficacia, non era necessario avere archi esageratamente potenti, perché su archi stra potenti non si poteva applicare la tecnica giusta e comunque la forza di questi archi sarebbe in parte andata dispersa nello sgancio, mentre con archi giusti, questa tecnica di tiro consente di sfruttare per intero tutta la forza dell'arco.
Cerco di spiegarmi meglio anche se sarò un po lungo.
Qualsiasi arco, nel momento del rilascio fa due movimenti: uno è quello della corda che ritorna verso la posizione di riposo, spingendo la freccia e l'altra è quella dei flettenti che tendono anche loro, in ragione della loro flessibilità, a muoversi in direzione della corda andando a spingere contro il braccio dell'arciere.
E quindi disperdendo parte della loro potenza perché la usano per tornare nella posizione di riposo.
Questo movimento è particolarmente sentito da chi usa archi molto forti e soprattutto nei longbow. Molti mi hanno descritto questa contracolpo come una specie di rinculo dell'arco.
Questo "rinculo" si sente molto neglii archi occidentali perché hanno l'impugnatura centrale, posta nel massimo punto di vibrazione dell'arco. Tanto e vero che per ovviare alle eccessive vibrazioni, gli archi olimpici e i compound hanno diversi sistemi tra cui il riser centrale completamente rigido. Ma comunque, anche in questo caso, il "rinculo" è sempre presente, anche se è meno sentito.
Gli yumi sono progettati per eliminare questi problemi. L'impugnatura è posta a circa un terzo dell'altezza molto vicina a uno dei due punti, uno nel flettente superiore e uno nel flettente inferiore, che nel sistema flessibile dell'arco non si muovono durante la tensione della corda e il rilascio. In questi punti le vibrazioni sono pari a zero e, come è logico, più ci si avvicina a questi due punti e più le vibrazioni diminuiscono.
Impugnado lo yumi così, i giapponesi hanno scoperto (nei secoli) un'altro vantaggio, e cioè quello che possono sfruttare una particolare caratteristica di quest'arco che, visto come è costruito e la forma che ha, è la sua tendenza a ruotare in senso antiorario quando la corda ritorna violentemente alla posizione di riposo spingendo la freccia. Ecco perché noi posizioniamo la freccia a destra e non a sinistra. Sviluppando una tecnica di tiro particolare, i guerrieri del passato hanno trovato il modo di incrementare questa rotazione imprimendo così più velocità di uscita della freccia, quindi spingendola maggiormente e sfruttando anche la spinta in torsione e non solo in flessione (quella dei flettenti). Chiaramente i guerieri del passato, per giustificare l'evidente efficacia del tiro si sono creati una visione per spiegare il motivo di questa efficienza. L'immagine che si sono creati e che hanno inserito nei testi della scuola è che, applicando questa tecnica nel modo giusto, la frecia lascia la corda circa 12 cm dopo che la corda ha superato l'arco durante la torsione e al rotazione. Questo, per loro voleva dire che questa tecnica spostava il punto di stacco della freccia di circa 24-27 cm oltre il punto di stacco nella normale chiusura dei flettenti, con una coseguente maggiore spinta e velocità, quindi maggiore potenza in impatto.
Però i samurai del passato non avevano le telecamere ad alta velocità e quindi non potevano vedere il reale lavoro di questa tecnica.
Negli ultimi anni, sono state fatte delle riprese ad alta velocità (sempre alla Tsukuba universuty o a quella di Sendai....non ricordo bene) proprio per capire se quello che c'è scritto nei testi antichi corrisponde alla realtà. Il risultato è stato che invece non è così. Nella realtà si è visto che, anche nel miglior arciere, con la tecnica migliore, la freccia lascia la corda fra i 3 e i 5 cm dopo la normale chiusura dei flettenti (es: la posizione di riposo della corda e quindi di rilascio della freccia, è a 15 cm, con la tecnica giusta, la freccia lascia la corda a un massimo di 10 cm) . Questa piccola spinta non giustifica affatto la tremenda potenza con cui arriva la freccia sul bersaglio. Allora hanno ricominciato da capo e sono andati a cercare il motivo reale di questa potenza ottenuta ed è saltato fuori che in realtà questa torsione applicata, elimina completamente il così detto "rinculo" accennato prima consentendo all'arco di scaricare per intero la sua forza sulla freccia in aggiunta alla comunque efficace, seppur limitata forza di torsione. Quindi, usato nella maniera giusta, lo Yumi scarica per intero tutta la sua potenza sulla freccia senza dispersione (se non quella per muovere se steso). Questo logicamente i samurai del passato non lo sapevano, ma hanno comunque capito che con questa tecnica non necessitavano di archi esageratamente potenti perché comunque il risultato era assicurato.
Spero di essere stato almeno un po chiaro perché l'argomento è complesso e ci vorrebbero anche dei disegni.......scusate