Salve a tutti,
grazie dei complimenti, sempre ad esagerare per delle cosucce.
Volevo ricollegarmi all'importanza della depurazione dell'argilla che, se era trascurabile nel neolitico e successiva età del rame, divenne molto importante quando i forni di cottura, perfezionandosi, cominciarono a superare la temperatura di cottura del calcare che va dagli 800° ai 1000°, tramutando i granelli di calcare in calce.
Di per sè il vaso non subisce nessun danno dalla presenza diretta del granello di calce all'interno del suo spessore, ma il guaio si manifesta dopo tre o quattro giorni dalla cottura arrivando a far esplodere il pezzo di parete perchè si idrata assorbendo umidità dall'aria, vedi foto sotto.
Alla base del vaso di sinistra il calcinello, perchè così si chiama in gergo, che è esploso.
Altro difetto da evitare nel modo più assoluto, per chi vorrà cimentarsi, è quello di non mischiare due argille diverse: l'ansa di sinistra come pure le macchie che deturpano il vasetto decorato a destra.
Le stesse "microesplosioni" si possono notare sulla prossima foto dove addirittura hanno frantumato il bordo che ho incollato con della K40 che è la colla ufficiale dei restauratori: posto il vaso incollato in alcool si scioglie senza lasciar tracce.
Mastro.... è proprio vero che ti ho sorpreso, ma mi ha sorpreso di più la tua stupenda attrezzatura, i tuoi vasetti, il tuo coltellino in ossidiana che dal vivo è un'altra cosa ed il tuo modo di fare sincero......da ammirare... anche il modo in cui soggiogavi anche le maestre.
Per Nitopi: sapessi come ha ragione tua figlia!!!
Raff